Politica

Vertice Governo-Regioni, le linee guida per la ripartenza delle attività: subito ristoranti e bar

Roma, 15 Aprile – L’ipotesi di riaperture progressive a partire da maggio, e in alcuni casi anche dalla prossima settimana, rilancia le speranze delle Regioni e oggi in occasione del vertice con il governo, prenderà il via quello che può essere considerato il percorso verso “l’uscita dall’incubo“, come ha auspicato lo stesso ministro degli Affari Regionali, Mariastella Gelmini. Sul tavolo delle Regioni e delle Province autonome l’aggiornamento delle linee guida da presentare al governo e le proposte dei governatori, che spingono per la gran parte a riaperture progressive e alla revisione dei parametri per i colori. Si parla di allentamento delle chiusure dal 26/4. Prima ristoranti, poi spettacolo e sport. Ma c’è anche il tema delle scuole, con la speranza di poter rivedere in aula tutti gli studenti delle superiori, al 100%. 

Sì ai ristoranti aperti anche alla sera, attenendosi alle regole come le distanze tra clienti. Occorre privilegiare le prenotazioni, raccomandano le Regioni nelle linee guida inviate al governo e al Cts e “disporre i  tavoli in modo da assicurare il mantenimento di almeno 2 metri di  separazione tra i clienti di tavoli diversi negli ambienti al chiuso e di almeno 1 metro di separazione negli ambienti all’aperto (giardini,  terrazze, plateatici, dehors)”. Nei ristoranti “che dispongono di posti a sedere: dopo le 14, consentire solamente la consumazione al tavolo”.

Secondo le proposte dei governatori è necessario “privilegiare l’accesso tramite prenotazione e mantenere l’elenco dei soggetti che hanno prenotato per un periodo di 14 giorni. In tali attività non possono essere continuativamente presenti all’interno del locale più clienti di quanti siano i posti a sedere”.

Nei ristoranti “che non dispongono di posti a sedere, consentire l’ingresso ad un numero limitato di clienti per volta, in base alle caratteristiche dei singoli locali, in modo da assicurare il mantenimento di almeno 2 metri di separazione”.  Almeno un metro di distanza -frontale o laterale – tra spettatori al cinema o al teatro se indossano la mascherina e almeno due metri di distanza qualora le disposizioni prevedano di non indossarla. Dalla misure sul distanziamento sarebbero esclusi familiari e conviventi.

Le palestre possono restare aperte “anche  in scenari epidemiologici definiti ad alto rischio” purché rispettino  regole, distanziamento e integrino le norme “con strategie di  screening periodico del personale non vaccinato”.

Nel documento, tra le altre cose si prevede  per le palestre di “redigere un programma delle attività il più  possibile pianificato (es. con prenotazione) e regolamentare gli  accessi in modo da evitare condizioni di assembramento e aggregazioni; mantenere l’elenco delle presenze per un periodo di 14 giorni. Potrà  essere rilevata la temperatura corporea, impedendo l’accesso in caso  di temperatura superiore a 37,5 °C”.

In piscina solo con almeno 7 metri  quadrati d’acqua a disposizione per nuotatore. Nel ‘capitolo’ dedicato alle piscine è scritto infatti che “la densità di affollamento in vasca è calcolata con un indice di 7 mq di  superficie di acqua a persona. Per le aree solarium e verdi – si legge poi nel documento – assicurare un  distanziamento tra gli ombrelloni (o altri sistemi di ombreggio) in  modo da garantire una superficie di almeno 10 m2 per ogni ombrellone;  tra le attrezzature (lettini, sedie a sdraio), quando non posizionate  nel posto ombrellone, deve essere garantita una distanza di almeno 1,5 m. Il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga ha spiegato: “La nostra è una posizione di grande responsabilità. Per combattere la pandemia le persone devono muoversi con le Istituzioni e le Istituzioni devono essere in sintonia con la gente.Non sono meglio regole rigide per farle rispettare e non dei divieti che nessuno rispetta più?”.

Non è escluso si stabilisca di allentare sin da subito le misure che prevedono l’Italia divisa in rossa e arancione fino a fine mese, ripristinando le zone gialle prima della scadenza-contenuta nell’ultimo decreto covid- del 30 aprile. Il piano è stato messo a punto da una commissione tecnica composta dagli assessori di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Campania e che sarà sottoposto all’attenzione dell’esecutivo e ricalca quello disegnato l’anno scorso ma aggiornato al criterio della vaccinazione come parametro da considerare.

Riapertura delle attività all’aperto, sfruttamento degli spazi interni di bar e ristoranti affinché le saracinesche restino alzate anche la sera, aumentando il distanziamento e prevedendo una capienza limitata.  Non esclusa l’idea – a partire da maggio e sempre dati permettendo – di spostare più avanti le lancette del coprifuoco, portandolo dalle 22 alla mezzanotte così da consentire l’apertura dei ristoranti con tavolini all’aperto. Idea che farebbe il paio, si ragiona nel governo, con la richiesta che sarebbe stata avanzata dal premier Draghi al Cts, ovvero mettere nero su bianco dei protocolli che non siano anti-economici, con un occhio attento ai settori più in sofferenza. 

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