Cultura

“UN PO’ PIÙ A SUD”, racconti africani di Pietro Del Re

Eppure sono sempre felice di decollare verso Bamako, Dakar o Addis Abeba, perché credo che l’incontro con gli ultimi ci renda migliori e perché con il loro sorriso gli africani più bisognosi e malandati non ti fanno mai pesare la loro sfortuna.

(Pietro Del Re)

 

Napoli, 11 Gennaio – È uscito l’ottavo volume della collana Cronisti scalzi che la Iod Edizioni ha dedicato a Giancarlo Siani. Si tratta del catalogo Un po’ più a Sud. Racconti africani di Pietro Del Re, inviato degli Esteri di “Repubblica”. Quaranta immagini e brevi racconti dedicati a luoghi e persone del continente Nero, con la prefazione di Lucio Caracciolo e l’introduzione di Denis Curti.

Tutto nasce da una promessa

Quand’ero bambino, il mio amatissimo e sempre assente papà mi fece una promessa meravigliosa. Mi disse che appena fossi diventato un po’ più grande, lui ed io ci saremmo imbarcati su una nave mercantile per fare il periplo dell’Africa. Il sogno non si avverò, ma ancora ricordo quante sublimi aspettative nacquero nella mia mente intorno a quell’avventuroso progetto. Non a caso fu proprio l’Africa, sia pure quella del nord, la meta del mio primo viaggio importante a sedici anni appena compiuti, quando, da solo e con due lire in tasca, attraversai da nord a sud il Marocco in autostop.

A ventitré anni, dal giornale francese che mi aveva appena assunto riuscii a farmi mandare nel Madagascar al seguito di una équipe di primatologi del Muséum national d’Histoire naturelle di Parigi.

Un lungo viaggio in africa

Da allora, ho visitato una trentina di Paesi africani, di cui ovviamente non conservo soltanto bei ricordi per via delle troppe vittime provocate dalle guerre, dalla carestia, da Ebola o dall’Aids che ho incontrato nei miei servizi giornalistici.

Ho intervistato tre o quattro presidenti africani e ho assistito alla caduta, più o meno cruenta, di altrettanti capi di Stato del continente. Sul terreno, ho seguito conflitti in Somalia, Sud Sudan, Libia, Congo, Nigeria e nel Sahel. Sono stato in una ventina di affollatissimi campi profughi, negli ospedali più malconci del pianeta e in grandi città in cui la notte non c’è un solo lampione acceso. Nel sud dell’Etiopia ho realizzato un documentario sulle tribù più arcaiche, simili a quelle che negli anni Sessanta furono fotografate da Leni Riefenstahl, ma la cui way of life è stata nel frattempo corrotta dalla modernità e dai sottoprodotti della nostra cultura. Sui vulcani del Ruanda ho visto i maestosi gorilla di montagna che riescono caparbiamente a sopravvivere nonostante i bracconieri e la feroce deforestazione della loro giungla; e nel nord del Camerun sono per caso arrivato in un parco naturale quattro giorni dopo il massacro di un popoloso branco di elefanti, dove ormai le carcasse dei pachidermi uccisi con l’artiglieria pesante e ai quali erano state strappate le zanne con l’acido s’individuavano all’olfatto.

Le ragioni della mia passione per l’Africa

Non ho mai provato il cosiddetto “mal d’Africa”, quella sorta di nostalgia post-coloniale che vorrebbe ridurre un continente straripante di realtà diverse a qualche immagine oleografica. Eppure sono sempre felice di decollare verso Bamako, Dakar o Addis Abeba, perché credo che l’incontro con gli ultimi ci renda migliori e perché con il loro sorriso gli africani più bisognosi e malandati non ti fanno mai pesare la loro sfortuna. E poi, ogni volta che arrivo in un Paese africano, rivivo parte dell’emozione che mio padre mi regalò con la sua inesaudita promessa con cui suggellammo, lui quarantenne e io undicenne, un patto di amore e complicità che non abbiamo mai infranto.

Il catalogo | un po’più a sud

Pietro Del Re (1960), inviato degli Esteri di “Repubblica”, e uno dei pochi giornalisti di terreno oggi attivi, presenta in questo volume quaranta fotografie a colori scattate negli ultimi dieci anni in Africa. Sono immagini che raccontano le guerre, le carestie e le epidemie che funestano il continente Nero, ma anche i coraggiosi tentativi di rinascita e di sviluppo che testimoniano della straordinaria resilienza del popolo africano. Questi “appunti fotografici”, accompagnati da narrazioni dedicate, mirano a risvegliare le coscienze, parlando direttamente al cuore del lettore per far riflettere su temi di stretta attualità: dalla feroce deforestazione al dramma delle migrazioni interne, dagli orrori compiuti dai soldati e dai ribelli di ogni bandiera ai regimi dittatoriali che in molti Paesi ancora calpestano ogni libertà e diritto civile. Ma nel libro sono ritratti anche quei contadini che piantano acacie per fermare la paurosa avanzata del deserto nel Sahel, i pochi volontari di organizzazioni umanitarie che s’avventurano nei luoghi più remoti del pianeta o il bibliotecario di Timbuctù che osserva fiero i manoscritti salvati dalla furia dei jihadisti. Queste istantanee pregnanti e mai banali fermano con l’immagine una storia. E ci obbligano a riflettere su che cosa ci fosse prima, che cosa ci sarà dopo quella foto. I testi introduttivi del catalogo sono di Lucio Caracciolo (direttore di Limes, rivista italiana di geopolitica) e di Denis Curti (direttore artistico della Casa dei TRE OCI a Venezia. Fondatore di Still,  i paesi del continente nero raccontati con immagini e parole.

Sono tredici i Paesi africani presentati in questo volume con quaranta fotografie a colori scattate negli ultimi dieci anni in Africa e con narrazioni dal campo.

CAMERUN

1 – Caccia all’iguana

2 – La sbobba.

ETIOPIA

3 – La principessa profuga

4 – La regina in fuga

5 – Povertà

FIUME OMO

6 -Adolescente Arbore

7 – Assediati dalla modernità

8 – Cooperante

9 – La presa di sangue

10 – La volontaria

11 – Omorate

12 – Siccità

LIBIA

13 – Casa di Gheddafi

14 – Il museo della rivoluzione di Bengazi

MALI

15 – Mercato di Bamako

16 – Nella piscina proibita

17 – Bibliotecario di Timbuctù.

MOZAMBICO

18 – Dopo il ciclone

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

19 – Capo clan

20 – Ex bambini soldato

21 – Goma

22 – Il profugo pigmeo

23 – Buoi

SAHARA OCCIDENTALE

24 – Profugo saharawi

SIERRA LEONE

25 – Durante Ebola

26 – I morti di Ebola

27 – L’isola degli ultimi

SOMALIA

28 – La chiesa che fu

29 – Operazione anti-terrorismo

30 – Shebab pentito

31 – Sulla spiaggia di Mogadiscio

SUDAN

32- La martire

SUD SUDAN

33 – Il saggio

34 – In fuga dai massacri

35 – Maternità

36 – Sopravvissute ai massacri-Sud Sudan

37 – Yellow and black

UGANDA

38 – Affamato dal Covid

39 – Denutriti

ZIMBABWE

40 – Mugabe defenestrato-Zimbabwe

Nelle terre più giovani del mondo

In questo struggente libro africano, Pietro Del Re ci inchioda alla singolarità parlante della fotografia. Le sue istantanee fermano, con l’immagine, una storia. E ci obbligano a riflettere su che cosa ci fosse prima, che cosa ci sarà dopo quella foto.

Pietro, uno dei pochi giornalisti di terreno oggi attivi – e non di quelli che il terreno lo esplorano dalle camere di albergo – ci accompagna in un viaggio che un tempo avremmo potuto definire esotico.

Perché l’Africa, fino all’altro ieri, a noi italiani e ad altri europei, nipoti di coloni e imperialisti più o meno convinti di esportare la civiltà nel Continente Nero, appariva un posto non solo fisicamente lontano, ma soprattutto alieno.

Un altro mondo, non un altro continente, da cui ci separava solo lo strettissimo Stretto di Sicilia. Al quale guardavamo con lo sguardo dei nostri planisferi: dall’alto verso il basso […]

Le foto di Pietro, di stupefacente pregnanza, mai banali, sempre parlanti, ci portano non nell’Africa, che non esiste, ma nelle mille Afriche […] Fra meraviglie e orrori, guerre e miracoli di solidarietà. Quanti volti di bambini o adolescenti, a rammentarci che siamo nelle terre più giovani del mondo. Dove purtroppo per molti è vietato invecchiare. Forse qualcuno di loro verrà da noi, forse è già qui. Anche se per la grandissima maggioranza degli africani il sentiero migratorio, ovvero il viaggio alla ricerca di una vita vera, dotata dell’ingrediente essenziale di ogni esistenza – la speranza – si fermerà a pochi chilometri dalla partenza. E terminerà comunque entro le coste di quella enorme isola che è l’Africa. […]”

Traiettorie di un diario africano

“Predisposto al sorriso e all’ascolto, Pietro Del Re veste i panni di un raccoglitore di straordinarie quotidianità cercate e trovate fra le pieghe più nascoste dei punti cardinali del pianeta. Per lui, gli angoli della terra sono orbite stellari, ma per mettere insieme certe storie bisogna camminare rasente ai muri, proteggersi dal pericolo del luogo comune e liberarsi dalla dittatura della verità, perché Nord e Sud si possono invertire.

[…] Questo reportage ci conferma che uno sguardo più profondo può confutare l’idea che il mondo, così come lo conosciamo, è costruito dalle immagini che di esso abbiamo accumulato nel tempo. Un tempo che non è riuscito a farsi storia e si proietta in un eterno domani.

Non stiamo parlando di un futuro da immaginare, quella di Pietro Del Re è una pratica fotografica generatrice di eventi volutamente cercati, una intenzionalità progettuale ricca di consapevolezza, fatta di momenti autentici, utili a costruire una personalissima mappatura dei sentimenti di questo diario africano.

L’atto del vedere non è dunque una semplice funzione fisiologica, meccanica e passiva, ma un modo di leggere e interpretare la realtà, per darle un senso. […]”

collana cronisti scalzi | Nota dell’editore

“Cronisti Scalzi” è la nuova collana della Iod edizioni che ha l’ambizione di raccogliere i racconti, le narrazioni e le storie di giovani cronisti delle periferie, dentro e fuori le mura delle nostre città, impegnati a resistere a un giornalismo che va sempre più adeguandosi al conformismo del pensiero dominante e ai poteri forti. Siamo convinti che oggi più che mai sia necessaria una nuova generazione di cronisti che sappiano vivere, con la mente e con il cuore, i quartieri, i vicoli e le piazze delle periferie degradate, per raccontare con passione i fatti e i volti delle persone che ogni giorno si impegnano per costruire nel loro piccolo una chiara e consapevole alternativa al degrado sociale e allo strapotere dei clan della camorra.  

Vogliamo dare, così, spazio, insieme ad autorevoli voci del giornalismo d’inchiesta, a quei giovani giornalisti precari, che continuano a essere presenti sul posto, a piedi scalzi, e che conservano la memoria, lo stile e il metodo di Giancarlo Siani, giornalista precario, ucciso dalla camorra la sera del 23 settembre del 1985, e definito da Erri De Luca «cronista scalzo».

«Negli anni Settanta» racconta lo scrittore e intellettuale a noi caro, «ci piacevano della Cina i medici scalzi che andavano nei villaggi a tentare la prevenzione delle malattie. Giancarlo era un giornalista scalzo, non aspettava le notizie per riportarle, ma cercava il meccanismo sanguinoso che le produceva. Erano gli anni dell’arrembaggio, il terremoto aveva raso al suolo la decenza, tutto era lecito per arricchirsi, la vita valeva uno sputo. La malavita si spartiva nel sangue i centimetri dei marciapiedi, sulla città piovevano miliardi ma non riuscivano a toccare terra, tutti intercettati a mezz’aria. Giancarlo conosceva Torre Annunziata, che non è cognome e nome di una signorina ma comune vesuviano digradante sul golfo e degradato mattatoio di morti ammazzati per quasi niente. Giancarlo lì aveva amici e raccoglieva notizie fresche di cose sempre più sporche. Si procurava facilmente la simpatia e la stima, aveva modi semplici per natura e un garbo frutto di educazione familiare. Riusciva a fare conversazione con chiunque in pochi minuti, ma senza fare l’amicone, con misura invece e a bassa voce. Queste doti facevano coppia con un coraggio fisico naturale».

I titoli della collana cronisti scalzi

  1. Vincenzo Strino, Secondi a nessuno. Storia di una rivoluzione pacifica a Secondigliano. Prefazione di Ciro Pellegrino.
  2. Vincenzo Sbrizzi, Napoli negra. Venticinque storie di donne e uomini venuti dal mare. Prefazione di Isaia Sales.
  3. Salvo Vitale, In nome dell’antimafia – Cronache da Telejato – Misure di Prevenzione e gestione dei beni sequestrati. Prefazione di Pietro Orsatti.
  4. Raffaele Sardo, Giancarlo Siani-Il ragazzo che amava la vita. Prefazione di Silvio Perrella.
  5. Giancarlo Siani, Giornalista Giornalista, Dagli articoli pubblicati su «Il Mattino» (1980-1985).
  6. Isaia Sales (a cura di), Giancarlo Siani. Il lavoro. Cronache dal Novecento industriale (1980-1985)
  7. Isaia Sales (a cura di), Giancarlo Siani. Il lavoro. Cronache dal Novecento industriale (1980-1985). Edizione speciale 
  8. Pietro Del Re, Un po’ più a Sud. Racconti Africani. Prefazione di Lucio Caracciolo
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