Napoli, 1 Febbraio – La Corte europea dei diritti umani ha emesso una sentenza destinata a segnare un punto di svolta nella gestione della crisi ambientale nella Terra dei Fuochi, condannando l’Italia per la mancata tutela della salute dei cittadini. Un verdetto che don Maurizio Patriciello, simbolo della lotta contro i roghi tossici, definisce “spartiacque tra il prima e il dopo”.
“Sono contento di questa sentenza, era giusto”, ha dichiarato il parroco nel corso di un incontro in Prefettura a Napoli. Tuttavia, il sollievo per il riconoscimento della verità si mescola al dolore per le vite spezzate dall’inquinamento: “Sapere che i miei familiari e tanti bambini si potevano salvare mi riempie di sofferenza enorme, ma bisogna guardare avanti”. Patriciello condanna fermamente i negazionisti, coloro che per anni hanno minimizzato il problema, e sottolinea che l’azione criminale legata ai rifiuti tossici non si è fermata, ma si è semplicemente spostata, con nuove emergenze a Foggia.
L’allarme dei medici per l’ambiente – Antonio Marfella, oncologo e presidente dell’Isde (Associazione Medici per l’Ambiente), ha lanciato un monito chiaro: il problema della Terra dei Fuochi non riguarda solo i rifiuti urbani e la criminalità organizzata, ma soprattutto lo smaltimento illegale di rifiuti industriali. “Dal 2009 a oggi, questa emergenza è più che raddoppiata”, avverte, evidenziando come il fenomeno dei roghi tossici non sia stato eliminato, ma semplicemente spostato dai margini delle strade ai depositi industriali.
Dati alla mano, Marfella denuncia un fenomeno in crescita in tutto il Paese: “Negli ultimi anni si sono registrati 400 roghi nel Nord Italia e 100 nel Sud”. La repressione in Campania ha dato risultati, ma ha spostato l’attività criminale altrove, con Foggia oggi tra le aree più colpite. “Ora che la repressione funziona in Campania, il problema si è spostato”, avverte l’oncologo, chiedendo misure concrete per il trattamento e la tracciabilità dei rifiuti speciali.
L’impegno delle istituzioni e le criticità ancora aperte – Il vice presidente della Regione Campania e assessore all’Ambiente, Fulvio Bonavitacola, ha partecipato all’incontro in Prefettura chiedendo l’istituzione di tavoli tecnici ristretti per individuare precise responsabilità e azioni concrete. “Dobbiamo liberarci di questo brand nefasto”, ha dichiarato, riferendosi alla cattiva reputazione legata alla gestione dei rifiuti in Campania.
Bonavitacola ha sottolineato la necessità di distinguere tra i rifiuti urbani, ormai sotto controllo, e quelli industriali, che rappresentano il vero nodo critico. Ha anche accennato a una coincidenza tra i luoghi di maggiore criticità ambientale e la presenza di comunità rom, sollevando interrogativi sulla gestione dell’ordine pubblico.
La Regione rivendica gli sforzi fatti negli anni per migliorare la gestione dei rifiuti solidi urbani, ma resta la necessità di affrontare con decisione il problema dei rifiuti tossici. “Serve un tavolo tecnico per definire le azioni già in corso e quelle da sviluppare”, ha concluso Bonavitacola.
La sentenza della Corte europea rappresenta un riconoscimento ufficiale delle responsabilità italiane nella gestione della Terra dei Fuochi, ma il problema è tutt’altro che risolto. Se da un lato la repressione ha prodotto risultati in Campania, dall’altro il fenomeno si è spostato altrove, evidenziando l’urgenza di una strategia nazionale più efficace. La richiesta di tracciabilità dei rifiuti industriali e la creazione di impianti adeguati restano le priorità per evitare che il disastro si ripeta in altre regioni.
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