Cultura

“SUEZ il canale che ha cambiato la geografia del mondo”: intervista all’autore del libro l’ambasciatore Domenico Vecchioni

Napoli, 26 Febbraio – Il canale di Suezè un alveo artificiale navigabile situato in Egitto, a ovest della penisola del Sinai, tra Porto Said (Bûr Sa’îd) sul mar Mediterraneo e Suez (al-Suways) sul Mar Rosso. La sua storia è ricca di fascino e di personaggi… Lo racconta in maniera eccellente l’ambasciatore Domenico Vecchioni nel suo libro “SUEZ il canale che ha cambiato la geografia del mondo” edito da Rusconi libri.
Inaugurato alla fine del XIX secolo, il canale di Suez è stato protagonista di vari eventi. Sviluppo per le popolazioni ma anche “tormento”.
“Il continuo afflusso di operai e impiegati, locali e stranieri, provocò un convulso movimento di radicamento nella regione di Suez dei nuovi arrivati, i quali decisero di stabilirsi sul posto anche dopo l’apertura del Canale. Rimanevano, infatti, sempre molto convenienti le opportunità di lavoro nell’ambito delle attività collegate al funzionamento della nuova via di comunicazione. Sorsero così dalla sabbia nuove città (e nuovi porti): Porto Said e Ismailia, dedicate ai due vice re egiziani che furono grandi promotori del taglio dell’istmo (Sa’id Pascià e Ismail Pascià). Suez, dal canto suo, da piccolo villaggio di pescatori, si trasformò nella “capitale” sud orientale dell’Egitto. Dichiarata dal Vaticano “terra di evangelizzazione”, tutta la regione divenne meta di missionari cristiani, in maggioranza cattolici. Le loro attività peraltro non si svolsero sempre senza scosse e contrasti. Le missioni s’insediarono nel periodo delle grandi rivalità tra le potenze coloniali, impegnate al massimo nelle loro proiezioni imperiali. Fu quindi inevitabile che i missionari, nolenti o volenti, fossero visti come vettori d’influenza della nazione cui appartenevano e di cui parlavano (e insegnavano) la lingua, determinando un singolare intreccio politico-religioso. Contese prettamente religiose finirono, cioè, per avere riflessi politici, mentre contrapposizioni politiche si riverberarono sui rapporti tra le varie istituzioni religiose.”
Ambasciatore dott. Domenico Vecchioni

La costruzione del canale ha avuto vari protagonisti tra cui Lesseps e Negrelli. Uno ha rubato l’altro?

“Luigi Negrelli fu l’autore del progetto di fattibilità dello scavo, considerato di gran lunga il migliore da un’apposita commissione internazionale. Nominato direttore dei lavori da Sa’id Pascià, Negrelli tuttavia morì prima ancora di vederne l’inizio. De Lesseps, il grande coordinatore di tutta l’iniziativa, allora assunse su di sé anche la responsabilità dei lavori, basandosi appunto sugli studi e sul tracciato disegnato dall’ingegnere italiano. Naturalmente ciascuno dei paesi di riferimento cercò in seguito di valorizzare al massimo l’opera del rispettivo eroe. Per la Francia tutta la gloria andava a de Lesseps, l’Italia dal canto suo, soprattutto durante il fascismo, lamentava che non fosse stato valutato come meritava l’apporto di Negrelli. Ora sarebbe stato più corretto distinguere con più chiarezza il ruolo svolto da ciascuno dei due personaggi. A Negrelli, ingegnere, va accreditata senza dubbio la concezione tecnica e ingegneristica dei lavori di scavo. A de Lesseps, diplomatico, va il merito storico di avere, non solo creato le premesse perché quell’antico sogno dell’umanità potesse realizzarsi, ma anche di essere stato capace di superare tutte le immense difficoltà – di ordine politico, finanziario, tecnico e sociale – cui dovette far fonte durante i lunghi dieci anni di durata dei lavori. Non esiste insomma competizione storica tra i due. A ciascuno va riconosciuto il proprio merito!”
Il canale di Suez durante le due guerre mondiali.
“La risposta a questa domanda è relativamente semplice. Durante i due conflitti mondiali il canale di Suez fu controllato e gestito dalla Gran Bretagna! All’inizio della Prima guerra mondiale, non era chiaro per la verità a chi spettasse il controllo del Canale e la responsabilità di garantirne il libero passaggio in base alla Convenzione di Costantinopoli del 1888. All’Egitto, paese che aveva dato la concessione? Ma l’Egitto era pur sempre un regno vassallo dell’impero ottomano. L’ultima parola sul Canale spettava quindi a Costantinopoli. La Sublime Porta tuttavia nel 1914 si era schierata con gli imperi centrali, contro la Gran Bretagna che occupava militarmente – de facto – l’Egitto dal 1882. Che fare allora? Londra non poteva permettere che una potenza oramai nemica controllasse il Canale. L’unica soluzione per gli inglesi fu dunque quella di stabilire il protettorato sull’Egitto! In tal modo si tagliava il cordone ombelicale che legava il Cairo a Costantinopoli e di conseguenza il controllo del Canale passava legittimamente a Londra, paese “protettore” dell’Egitto… Nella Seconda, nonostante tutti gli sforzi degli italiani e dei tedeschi per impossessarsene, gli inglesi conservarono il pieno controllo del canale di Suez che rimase (salvo alcune brevi interruzioni) aperto al traffico internazionale, ma non evidentemente alle navi nemiche.”
In sintesi. Come è cambiato il commercio marittimo?
“Il canale di Suez contribuì moltissimo ai cambiamenti del trasporto marittimo. Favorì il passaggio della navigazione a vela a quella a vapore. Come? Il Canale era, in effetti, meno adatto alla navigazione a vela, rispetto al vapore, per via delle correnti e dei venti che imperversano in certe sue zone. Di conseguenza per poterlo attraversare – risparmiando settimane di navigazione -, gli armatori iniziarono a preferire il vapore, che liberava dalla contingenza dei venti. Il canale inoltre, indirettamente, ebbe riflessi sulla costruzione
d’immense petroliere e gigantesche portacontainer. Quando il canale rimase chiuso per ben otto anni a causa del latente stato di guerra tra Egitto e Israele (1967-1975), gli armatori furono costretti a tornare alla circumnavigazione dell’Africa per il trasporto del petrolio e delle merci. Per ammortizzare i maggiori costi, essi spinsero allora per la costruzione d’immense petroliere (300.000 tonnellate di stazza, lunghe fino a 400 metri e larghe fino a 50) e porta-container dalle dimensioni impressionanti. Nel momento in cui il canale finalmente riaprì (1975), i suoi gestori si resero conto che esso non era attrezzato per il passaggio dei nuovi giganti del mare. La via d’acqua allora fu resa più profonda e più larga per far fronte alle nuove esigenze del trasporto marittimo. C’è stata, in definitiva, una continua – e reciproca – influenza tra il canale di Suez e il trasporto marittimo. Una forma di paradosso che riflette in qualche modo il paradosso originario del canale di Suez: ha diviso l’Africa dall’Asia, ma ha accorciato le distanze del mondo, avvicinando popoli e mentalità e rendendo il mondo più piccolo. Ha diviso, ma per unire meglio…”
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