Verona, 25 Settembre – “Non ci piegheremo di fronte a queste forme di prepotenza e continueremo a seguire il processo a difesa della giustizia e della vita umana”. E’ un temerario Alberto Pallotti quello che commenta a freddo la terza udienza del processo legato alla strage del bus ungherese consumatasi il 20 gennaio del 2017 sull’autostrada A4 Verona – Milano, all’altezza del comune di San Martino Buon Albergo, ed in cui persero la vita 17 persone, tra cui 11 studenti.
Il presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus ha voluto, in una nota ufficiale, porre l’accento sull’operato dell’avvocato difensore dell’assicurazione ungherese responsabile della copertura del mezzo di trasporto: “Ha lasciato intendere, parlando della nostra associazione, che avessimo chiesto del denaro, cercando di sottrarlo al massimale messo a disposizione delle vittime della strage del Bus Ungherese – si legge -. Si tratta della cifra di 1 milione di euro. Lo stesso discorso è valso per il sig. Endre Szendrei, lo zio di una vittima, colpevole, ad avviso dello stesso avvocato, di aver chiesto 250 mila euro, sempre sottraendoli alle vittime. Il ha sostenuto che l’assicurazione Ungherese non ha pagato il massimale di 6 milioni e 70 mila euro, sino ad oggi, proprio a causa delle eccessive e inesistenti pretese dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada Onlus, e del sig. Endre Szendrei. Queste affermazioni, per le quali l’avvocato risponderà nelle sedi opportune, meritano un chiarimento fermo e deciso. Noi sfidiamo chiunque, e l’avvocato in prima persona, a produrre qualsiasi documento che dimostri le sue affermazioni. L’Aifvs Onlus ha chiesto 1 milione di euro, nella sua costituzione di parte civile, e lo ha fatto contro i 6 imputati, che sono 5 cittadini italiani e 1 cittadino ungherese, Janos Varga, colui che riteniamo essere l’autista del bus al momento dello schianto”.
“Nessuna richiesta di somme è mai stata presentata all’assicurazione ungherese; mai e poi mai sottraendoli alle vittime e al loro massimale – viene sottolineato nel testo -. La nostra richiesta, contenuta nell’atto di citazione, è dovuta al fatto che l’assicurazione ha fatto firmare, tramite il loro legale, delle quietanze di risarcimento, a titolo definitivo, a due famiglie coinvolte nella tragedia. Lo stesso avvocato lo ha ammesso nel corso dell’udienza, chiedendo l’estromissione di chi aveva già ricevuto il denaro. Questo fatto noi lo conosciamo da 2 anni, ancor prima di intervenire nel processo. Il risarcimento che l’assicurazione ha considerato equo, è di 1 milione di fiorini ungheresi, che sono 3 mila euro, accettati dalle due famiglie a tre mesi di distanza dall’incidente. L’assicurazione ha liquidato due famiglie con 3 mila euro per le vite dei propri cari ed ha avuto la sfacciataggine di presentarsi in tribunale per chiedere l’estromissione delle famiglie già pagate. Avvoltoi senza alcuna pietà. Fortunatamente, il giudice Luciano Gorra ha rigettato questa folle tesi. La nostra associazione ha chiesto 1 milione di euro, da devolvere esclusivamente alle vittime ungheresi che sono state già liquidate con cifre ridicole ed a titolo definitivo. Una compensazione contro la prepotenza dell’assicurazione. Solo questo è l’intento della nostra associazione. Non siamo dentro al processo per il denaro, ma per la giustizia. I soldi che abbiamo chiesto saranno devoluti per le vittime. E’ scritto chiaramente nella nostra citazione. Le cifre che l’assicurazione ha offerto alla nostra associazione ed allo zio Endre Szendrei sono simboliche e neanche lontanamente vicine alle nostre richieste che, ripeto, sono rivolte agli imputati. Il nostro intervento non toglie liquidità alle vittime perché essendo esiguo, per quando riguarda l’assicurazione, non va ad intaccare il piano distributivo già predisposto dal legale dell’assicurazione. Nessuno avrà meno di quanto già stabilito anzi, grazie a noi, le liquidazioni sono state elevate, e questo vale anche per il sig. Endre Szendrei”.
Pallotti pone l’accento su quanto fatto finora: “L’avvocato Davide Tirozzi, che ci rappresenta, è intervenuto in corso di trattativa già avanzata con l’assicurazione. Vogliamo ricordare che la stessa aveva già quasi concluso un accordo di risarcimento globale, a titolo definitivo, per una quota molto inferiore al massimale di 6 milioni e 70 mila euro. E’ stato solo grazie all’intervento della nostra associazione e dell’avvocato Tirozzi che la trattativa è proseguita parlando di acconto sul maggior dovuto e non risarcimento a titolo definitivo. I nostri sono diritti ampiamente riconosciuti dall’ordinamento italiano, ma evidentemente non riconosciuti dall’assicurazione ungherese, che li pone come ostacolo ad una trattativa come specchietto per le allodole. La nostra associazione ha subito un danno che per il suo statuto deve essere risarcito, ampiamente riconosciuto dai tribunali italiani. Non avendo intenti speculativi, il nostro risarcimento verrà devoluto alle vittime”. Il leader A.I.F.V.S. Onlus sostiene che la verità sia evidente: “E’ un copione già visto mille volte. L’assicurazione vuole solo creare malumore tra le vittime per pagare il meno possibile e proteggere gli interessi del loro consiglio di amministrazione. Stanno cercando, in ogni modo, di delegittimare la nostra associazione perché sono terrorizzati dalla nostra presenza nel processo. Fanno bene ad esserlo, perché gli siamo costati tutto il massimale, mentre prima avrebbero pagato molto meno, perché la vita in Ungheria vale molto meno che in Italia, e loro se ne stavano approfittando. Abbiamo scritto a tutti gli europarlamentari, al console ungherese, all’ambasciata italiana in Ungheria, cercando di capire per quale motivo la vita in quel paese valga 10 volte meno che in Italia. Non è certo una questione di denaro, non c’è cifra che possa riportare indietro chi non c’è più, ma una questione di rispetto fra esseri umani uguali, allo stesso livello, ma valutati in modo profondamente diverso. E’ ora di finirla di parlare di Europa Unita quando esistono queste disparità inaccettabili che sono solo un regalo alle assicurazioni e ai loro interessi economici. Nessun parlamentare ci ha ancora risposto, dopo un anno”.
L’associazione resterà al fianco di Endre Szendrei, zio di una delle vittime: “E’ una delle persone che ha sempre presenziato alle udienze in Italia e che in Ungheria sta facendo di tutto per combattere la lentezza della giustizia nel nostro paese – scrive il presidente A.I.F.V.S. Onlus -. Viene accusato di pensare solo ai soldi da persone che si pongono il fine di indagare gli altri per ottenere vantaggi personali. Noi conosciamo bene Endre e sappiamo quanto dolore porta dentro, conosciamo la sua umiltà e la sua dignità con le quali combatte incessantemente. I soggetti che si permettono di giudicare il dolore, di intervenire in questo modo nelle tragedie, non meritano nessuna attenzione. Dovrebbero vergognarsi. Endre Szendrei è una bravissima persona ed è stato insultato in Tribunale al pari della nostra associazione, sta cercando di formare in Ungheria un’associazione di vittime come la nostra. Per questo motivo fa tanta paura all’assicurazione. Endre è un uomo coraggioso, che sta combattendo da anni. Se dovessero cambiare le leggi, ed elevare anche in Ungheria le cifre previste per i risarcimenti, come è giusto che sia, l’assicurazione vedrebbe diminuire, e non di poco, i propri utili. Inoltre, assieme al sig. Endre Szendrei abbiamo sostenuto costi alti per pagare le perizie, i legali e le traduzioni, per avere giustizia. Costi che abbiamo sostenuto per poter essere all’interno del processo, per poter portare il nostro contributo alle vittime. Costi che abbiamo sostenuto in proprio, con le nostre risorse. Nessuno però lo ha detto in tribunale. In 3 anni nessuno aveva presentato una perizia di parte, fatta dalle vittime, nessuna ricostruzione dell’incidente, nessuna perizia medico legale, nessun sopralluogo all’autogrill. Noi siamo stati i primi a farlo”.
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