Napoli, 1 Marzo – Il sesto rapporto ISS conferma il quadro nefasto. Non si fa niente per correre ai ripari. Ma perché a suo tempo è stata esclusa la zona nolana? Per la Provincia di Napoli, infatti, non sono stati inseriti i cittadini del nolano dove, tra i circa 700mila cittadini residenti, l’Atlante di mortalità regionale 2020 per tutte le cause pure ha identificato diversi Comuni con il doppio di rischio di mortalità dei Comuni di Terra dei Fuochi, all’interno di un territorio con antiche e tossiche maxi discariche come quelle appena scoperte a Tufino.
Gli esperti non hanno dubbi: “La strage di innocenti falcidiati da cancro e tumore si potrebbe evitare se solo le istituzioni dessero il giusto peso al dramma ambientale”. Basterebbe fermare lo smaltimento illegale dei rifiuti industriali, non certo di quelli urbani che spesso vengono messi sotto accusa. Il problema sono i rifiuti tossici e
speciali, in primis l’amianto. E’ il medico per l’Ambiente, Antonio Marfella a snocciolare i dati. La Campania è l’unica Regione di Italia che, da oltre 30 anni, non ha e continua a non avere e a non volere nessun impianto a norma per il corretto smaltimento finale delle oltre 22mila tonnellate al giorno di rifiuti industriali legali e delle non meno di 6mila tonnellate al giorno di rifiuti industriali e tossici illegali prodotti in regime di evasione fiscale e che quindi certamente ogni giorno vengono smaltiti illegalmente con danno certo alla salute.
E non dobbiamo neanche più nominare Terra dei Fuochi. Terra dei Fuochi è certamente un termine inappropriato per descrivere correttamente il fenomeno dello scorretto smaltimento giornaliero, continuo e costante dei rifiuti industriali e viene scorrettamente interpretato solo come roghi tossici. Oggi sappiamo che oltre all’inquinamento dell’aria questo scorretto smaltimento uccide anche per inquinamento delle falde acquifere almeno superficiali, come dimostrato per esempio nel caso Agrimonda.
Il professore Antonio Marfella afferma: “Nei giorni scorsi, infatti, è stato pubblicato il sesto rapporto Sentieri dell’Istituto Superiore di Sanità, che periodicamente fotografa lo stato di salute di quella parte della popolazione italiana (10% circa, circa 6.2 milioni di cittadini) costretta a vivere in luoghi inquinati da impianti industriali (i SIN=Siti di Interesse Nazionale). Non dobbiamo dimenticare mai che dei circa 6,2 milioni di italiani studiati da Sentieri in quanto residenti in zone considerate inquinate da impianti industriali, ben 1.86 milioni sono solo campani (1.859.252 vs 6.228.031 = 29.85% del totale) e di questi circa 450mila residenti in Provincia di Caserta e circa 1.4 milioni in provincia di Napoli. I soli 2 SIN campani sostanzialmente equivalgono, come numero di cittadini studiati, a tutti i 22 SIN del Nord Ovest e del Nord Est di Italia (1.985.729 cittadini)”.
Anita Capasso
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