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Separazioni litigiose: quando i figli diventano vittime silenziose

Napoli, 2 Febbraio – Meno separazioni e divorzi, ma sempre più conflittuali. È questa la fotografia che emerge dai dati Istat relativi al 2023: 79.875 divorzi e 82.392 separazioni, con una drastica riduzione della componente consensuale. Rispetto all’anno precedente, le separazioni di comune accordo sono diminuite del 10,9%, mentre i divorzi consensuali hanno registrato un calo del 14,3%. Complessivamente, il numero di separazioni è calato dell’84,4% rispetto agli anni precedenti, mentre i divorzi hanno segnato una riduzione del 3,3%.

Questi numeri evidenziano un cambiamento sostanziale: sempre meno coppie riescono a trovare un’intesa pacifica nella fase di rottura, e il conflitto assume toni sempre più accesi, tanto da richiedere spesso l’intervento dei Consulenti tecnici d’ufficio (Ctu) per supportare i magistrati nelle decisioni relative all’affido dei figli e alla regolamentazione della loro frequentazione con i genitori separati.

Dinamiche familiari e fattori predittivi della crisi – Ma perché oggi le separazioni sono sempre più litigiose? Secondo gli esperti, una delle cause principali risiede nella fragilità dei legami di coppia. “Molte famiglie si formano in tempi rapidissimi, spesso grazie ai social network. Si tratta di relazioni nate velocemente, con figli arrivati quasi immediatamente e con una scarsa autonomia rispetto alle famiglie d’origine, spesso troppo invadenti e conflittuali”, spiega la psicologa e psicoterapeuta Maddalena Cialdella.

Questi elementi possono alimentare tensioni all’interno della coppia, trasformandole in conflitti insanabili. Inoltre, nel contesto domestico, le crisi possono degenerare in episodi di violenza, con ripercussioni dirette anche sui minori.

Quando i figli diventano strumenti di vendetta – Uno degli aspetti più drammatici delle separazioni conflittuali è il coinvolgimento dei figli, che rischiano di diventare strumenti di rivalsa tra i genitori. “Capita che il bambino venga vissuto come un ‘possesso’ da uno dei due, con l’obiettivo di negare all’altro genitore il diritto di condividere la crescita del figlio”, osserva Loredana Petrone, docente di psicologia del rischio in età evolutiva all’Università dell’Aquila.

Questa dinamica, spesso alimentata da rancori e vendette personali, ha effetti devastanti sul benessere psicologico dei minori. I bambini coinvolti in separazioni altamente conflittuali possono sviluppare ansia, stress, insicurezza e difficoltà relazionali, con conseguenze che possono protrarsi fino all’età adulta.

Di fronte a questo scenario, la priorità deve essere la tutela dei più piccoli. È fondamentale promuovere percorsi di mediazione familiare che aiutino i genitori a gestire la separazione in modo meno traumatico, ponendo al centro il benessere dei figli. Anche il sistema giudiziario, attraverso l’ausilio dei Ctu, svolge un ruolo chiave nel garantire decisioni equilibrate che tutelino i minori e favoriscano la continuità del rapporto con entrambi i genitori.

La separazione è un momento delicato, ma non deve trasformarsi in una battaglia senza esclusione di colpi. Gli adulti hanno il dovere di proteggere i figli dal conflitto, garantendo loro un ambiente sereno, anche quando il cammino comune tra mamma e papà giunge al termine.

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