Cagnazzo (AssoMiMe): “È necessario un contratto integrativo sulla didattica a distanza. Basta assistere all’attacco ideologico alla Scuola, essenziale nella sua funzione sociale per fronteggiare la crisi e sostenere le fasce più deboli e i giovani più fragili verso l’incertezza del futuro. Il Governo stabilisca una linea di dialogo con la comunità scolastica”.
Napoli, 2 Novembre –“Didattica a distanza al 100% alle superiori: è la nuova previsione inserita nel DPCM del Premier Conte che sarà varato a breve, mentre in Campania è ferma anche la didattica in presenza per la primaria e le classi dell’infanzia. Abbiamo sempre sottolineato la necessità di una scuola in sicurezza, ma la comunità scolastica, che tutti i giorni vive la realtà dell’universo scuola e conosce le problematiche di tutte le fasce d’età, necessita di risposte chiare, esaustive”: così la professoressa Laura Patrizia Cagnazzo, vice presidente AssoMiMe (associazione Mezzogiorno Italia Mediterraneo Europa), Dipartimento Istruzione e Formazione interviene sull’emergenza scuola verso un nuovo “semi-lockdown”.
È l’assenza di un contratto integrativo sulla didattica a distanza che evidenzia la professoressa Cagnazzo, in linea con la posizione della Uil Scuola e degli indicatori emersi dalla Conferenza Nazionale con i segretari regionali, che ha acceso il dibattito sulla scuola, evidenziando le “inefficaci linee guida ministeriali” per il rientro in sicurezza “con atti ed azioni unilaterali, senza il confronto con le rappresentanze sindacali”. Nessun dialogo con chi conosce la scuola e tenta di reagire trovando soluzioni alle ordinanze di Governo e Regioni che, spesso, si sovrappongono e si susseguono nella definizione di misure sempre più restrittive.
“Nella nostra progettazione triennale (PTOF) è stata integrata la DDI (didattica digitale integrata) che ci consente di lavorare con nuove metodologie, consolidando competenze digitali di studenti e professori – afferma Laura Patrizia Cagnazzo – Ovviamente non è quello che noi docenti avremmo auspicato, ma è l’unico modo per gestire la complessità della situazione. Insegnare, nella sua accezione più aulica, significa stimolare il pensiero e lo spirito critico, generare idee, non accendere desktop. Le criticità della didattica a distanza sono tante, dai problemi di privacy, alla tutela dei diritti di immagine, piattaforme informatiche, sicurezza, salute e, allo stesso tempo, sostenere gli studenti più fragili psicologicamente o quelli che vivono le disabilità e hanno la necessità di inclusione secondo la moderna Psicologia dell’età evolutiva. Per i nostri ragazzi è complesso non vivere la relazione diretta con i propri compagni. Sono tante le responsabilità che hanno investito la scuola con l’emergenza: obblighi scaricati sul personale scolastico e sui dirigenti nella difficoltà di una gestione esplosiva. Nonostante questa enorme complessità, noi docenti con rigore, sensibilità e fiducia ci stiamo dedicando ai nostri giovani per assicurare l’efficacia dell’anno scolastico”.
La necessità, quindi, di definire un contratto professionale per la DDI, perché quello attuale è un decreto che, invece di semplificare e dettare regole precise, genera confusione per la gestione delle scuole. “La DDI può divenire una risorsa straordinaria di insegnamento, trasversale ed innovativo, ma va rivista dal punto di vista normativo”, insiste la professoressa Cagnazzo.
Non più “un attacco ideologico al personale della scuola”, come rileva la UIL Scuola, che evidenzia anche l’altra criticità rappresentata dal concorso straordinario. “Alla luce anche delle nuove disposizioni del Governo, il concorso non è praticabile, è da interrompere – sottolinea la vice presidente AssoMiMe – La scelta del ministro di far svolgere comunque le prove concorsuali, senza la previsione di prove suppletive, diventa inaccettabile, oltre a penalizzare migliaia di docenti precari con esperienza pluriennale che non potranno partecipare alle selezioni a loro destinate. La scuola va difesa e tutelata, perché mai come in questa fase storica svolge una funzione sociale fondamentale. Servono scelte politiche che pongano al centro la salute delle persone, la sicurezza dei lavoratori e degli studenti. Il governo deve rivedere la propria politica autocratica, impostandola sul confronto con gli operatori della Scuola”.
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