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Sanità italiana in crisi: spesa familiare in aumento e milioni di cittadini rinunciano alle cure

Napoli, 8 Ottobre – La spesa sanitaria a carico delle famiglie italiane ha registrato un’impennata preoccupante nel 2023, con un aumento del 10,3%. Nel medesimo anno, sono stati quasi 4,5 milioni gli italiani che hanno dovuto rinunciare a cure mediche, tra visite specialistiche ed esami diagnostici. A tracciare questo quadro allarmante è il settimo Rapporto Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che evidenzia come il sistema pubblico stia raggiungendo un punto critico.

Secondo i dati Istat, l’incremento della spesa sanitaria nel 2023 è stato sostenuto quasi interamente dalle famiglie, che hanno coperto 3,8 miliardi di euro come spesa diretta o tramite fondi sanitari e assicurazioni, a fronte di una spesa pubblica rimasta sostanzialmente invariata. “Le persone sono costrette a pagare di tasca propria un numero crescente di prestazioni sanitarie”, ha spiegato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.

Disuguaglianze e migrazione sanitaria aggravano la crisi

Le disparità regionali, la migrazione sanitaria e l’affollamento dei pronto soccorso contribuiscono ulteriormente alla crisi del SSN. Tempi di attesa sempre più lunghi e un servizio pubblico in affanno stanno spingendo molti italiani a ricorrere a cure private o, in casi estremi, a rinunciare completamente alle prestazioni sanitarie.

Secondo l’Istat, nel 2023 ben 4,48 milioni di cittadini hanno dovuto rinunciare a cure mediche necessarie, di cui 2,5 milioni per motivi economici. Si tratta di un aumento di quasi 600.000 persone rispetto all’anno precedente. Questo fenomeno non solo evidenzia una crescente inaccessibilità alle cure, ma rischia di aggravare le condizioni di salute della popolazione nel lungo periodo.

Mattarella: “Il Servizio sanitario nazionale è un pilastro essenziale”

In occasione della presentazione del Rapporto Gimbe, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato l’importanza del SSN come “risorsa preziosa” e “pilastro essenziale per la tutela del diritto alla salute”. Tuttavia, Mattarella ha anche richiamato l’attenzione sulle responsabilità delle Regioni nella gestione delle risorse e dei modelli organizzativi del sistema sanitario.

Il Rapporto Gimbe conclude avvertendo che il taglio alla prevenzione, sebbene dia un temporaneo sollievo alle finanze pubbliche, comporterà costi elevati in termini di salute pubblica negli anni a venire.

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