San Giuseppe Vesuviano, 26 Novembre – Sala piena al Centro giovanile dei padri giuseppini di San Giuseppe Vesuviano, all’evento del 25 novembre per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne organizzato da Lions Club San Giuseppe Terre del Vesuvio, con la presentazione del libro “Conto i passi- Storie di disamore” della scrittrice Michela Buonagura di Palma Campania. La manifestazione è stata aperta dalla bravissima attrice Gabriella Maiello che dirige il Laboratorio teatrale Gulliver a Palma Campania, con un sottofondo musicale diretto da Daniele Festa.
I giovani attori Luigi De Luca, Mariarosaria Lustrino, Sara Ferrara e Giuliana Sepe con il cuore in gola, nella sala in religioso silenzio, hanno letto alcuni stralci dei monologhi del libro, tutti accomunati dal fil rouge della violenza. Monologhi singolari che non si soffermano solo sulle vittime dirette, ma allargano lo sguardo alla violenza assistita, ai familiari, a chi resta e si consuma nel dolore.
Segnali forti di riflessioni per occhi che non vogliono vedere, orecchie che non sentono, voci che non proferiscono. Storie di vite spezzate e il più delle volte tragiche che escono da una penna garbata, quasi a non ferire ancora, le donne o gli uomini delle storie di Michela Buonagura.
Una lettura sofferta, per riflettere su un tema che dovrebbe essere trattato tutto l’anno. Di violenza sulle donne non si parla mai abbastanza. Questa violenza dilagante va combattuta con un lavoro quotidiano, non solo nella Giornata Internazionale contro la violenza di genere, puntando a un cambio culturale che agisca dal basso, educando in famiglia e nelle scuole fin dalla tenera età al vero concetto dell’amore, ben lontano dall’idea di possesso che spesso conduce alla violenza di genere.
L’avvocata Rossana Bifulco, presidente della III Circoscrizione Lions ha espresso parole di consenso per il libro che ha letto e che ritiene interessante per la divulgazione, per scuotere gli animi e guidare alla consapevolezza. “Ho avuto modo di leggere il libro. È toccante, ogni voce narrante è stato un colpo al cuore, in un crescendo di emozioni, dallo stupore alla pietà, all’orrore, all’indignazione, alla rabbia. La scrittrice parla di ogni aspetto della violenza, in una maniera insolita, coinvolgendo i sentimenti più profondi e al tempo stesso facendoci riflettere. L’ho letto tutto d’un fiato e lo rileggerò ancora.”
La presidente dell’Associazione, professoressa Maria Lucia Ambrosio, ha ricordato le vittime di violenza di genere nella nostra civilissima Italia, sottolineando che ogni tre giorni viene uccisa una donna perché donna “Dal 2000 ad oggi vittima di femminicidio sono oltre 3000, a queste bisogna aggiungere le migliaia di vittime di violenza fisica, sessuale, psicologica, di stalking e le innumerevoli vittime innocenti di violenza assistita”. La professoressa Ambrosio si è soffermata sul femminicidio, fenomeno criminale radicato nella società. “La violenza di genere è un prodotto della nostra storia, di una cultura basata su stereotipi che si perpetrano da secoli e che oggi si scontra sempre più con la consapevolezza delle donne e con il loro desiderio di emanciparsi. Un breve excursus della donna attraverso i secoli, sottomessa, abbruttita, manipolata, considerata come oggetto, ha arricchito il quadro della donna violata soffermandosi sull’epoca non lontana in cui i matrimoni si combinavano tra famiglie. Ha concluso affermando che la violenza si può combattere solo con un cambiamento culturale, educando al rispetto fin dalla tenera età.
La professoressa Anna D’Ursi, del Gruppo archeologico Terra di Palma, ha preso la parola soffermandosi sul sottotitolo del libro.
“Conto i passi ha per sottotitolo Storie di disamore, a denunciare quello che molto spesso, più di quanto si creda, viene chiamato amore, ma ne è in realtà la sua falsificazione. I monologhi rappresentano per la nostra scrittrice il punto di arrivo, ma anche di sintesi, di un’esperienza più che decennale. Analizza con finezza introspettiva una fragile psicologia femminile, fatta di insicurezze, di disistima di sé, di ingenua spavalderia, di un amore incondizionato che le porta all’annullamento, ma anche di donne che, mostrando tutto il coraggio di cui sono capaci, riprendono in mano la loro vita”.
La D’Ursi conclude affermando che “Conto i passi è opera letteraria di valore. L’autrice ha utilizzato tecniche narrative non facili, a partire dal monologo interiore e il flusso di coscienza, in cui si eclissa, imponendo alla sua materia un senso di straniamento. È questa una scrittura mimetica attraverso cui l’autrice compie un viaggio non solo nelle vite dei personaggi ma anche nella letteratura di tutti i tempi che da sempre scruta nei recessi dell’animo umano.”
Si è aperto un dialogo di riflessioni partecipate tra il pubblico, relatrici e scrittrice, alla quale sono state poste anche domande intorno al libro, cui ha esaurientemente risposto con i suoi interventi.
Chi parla è quasi sempre una donna che cerca di spiegarsi cosa è accaduto, che si racconta e ci racconta un dramma. Lei dà voce alle vittime attraverso il monologo, come mai?
“Il mio libro nasce da un episodio specifico che rappresenta l’eccezionalità nella prossimità. Accadono fatti atroci che ascoltiamo in televisione, leggiamo sui giornali, proviamo orrore, pena, poi ce ne dimentichiamo. Pensiamo sempre che possa accadere altrove, che possa accadere agli altri, come se gli altri fossero esseri senza fisicità, non li mettiamo a fuoco, sono indistinti. Poi accade nel proprio paese o in un paese vicino. Ne resti sconvolta. Senti la necessità di capire, di coglierne il senso, se c’è un senso.”
I soggetti della sua scrittura non sono solo donne ma anche uomini. Perché?
“Nel mio libro do voce anche agli aguzzini che si esprimono con un linguaggio maschio che cerca consenso, giustifica l’azione commessa, utilizza stereotipi che appartengono a una visione maschiocentrica dei rapporti umani. Urgeva sottolineare, affinché fosse messa in luce la necessità di agire su questo modo di pensare e di comportarsi. Si parla il più delle volte solo delle donne, credo che bisogni parlare di uomini e di donne, il cammino per un vero cambiamento va fatto insieme. Gli uomini devono accompagnare le donne in questa lotta”.
Pensi che ci possa essere un freno alla violenza di genere?
Il cambiamento deve essere culturale, quindi il percorso è lungo, ma se lo vogliamo dobbiamo impegnarci quotidianamente, prestando attenzione alle parole, ai gesti sbagliati, vanno corretti sempre, anche quando non ci appartengono, perché in definitiva viviamo tutti nella stessa comunità. Il privato è politico. La violenza di genere è un problema collettivo e tutti siamo chiamati in causa.
Il libro esaminato offre un contributo in tale direzione?
“La scrittura ti apre la porta, ti permette di entrare in empatia con i sentimenti degli altri, di soffermarti sulle parole, sui gesti, sui pensieri. Credo di sì, la lettura del mio libro propone spunti disparati, invita al confronto, al dibattito sul tema. Leggerlo nelle associazioni, nelle scuole, potrebbe offrire un buon contributo.”
L’evento si è chiuso con la poesia “Conto i passi”, che dà il titolo al libro e apre la raccolta dei monologhi, una poesia profonda che ha ricevuto il primo premio al “Concorso Cesare Filangieri” di Cercola, declamata dall’attrice Gabriella Maiello e dalla bellissima voce della cantante Mariantonietta Esposito con il brano Donna di Mia Martini.
Il libro Conto i passi – Storie di disamore di Michela Buonagura è reperibile sulla piattaforma Amazon.
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“Sono un’insegnante e amo profondamente il mio lavoro. Due cose segnano la mia vita: Famiglia e Scuola. Credo nella bontà, nell’umiltà, nell’amore per il prossimo. Questi gli stimoli del mio impegno quotidiano affinché la vita sia veramente degna di essere vissuta. Amo leggere, viaggiare e preferisco scrivere”.