Politica

Riforma Nordio, separazione delle carriere tra giudici e PM

Napoli, 12 Dicembre – La separazione delle carriere è uno dei temi più “scottanti” della giustizia. Una riforma va fatta senza ombra di dubbio. Le parole di Nordio “No a PM e giudici nello stesso ordine”. Secondo Claudio Martelli, ex ministro di grazia e giustizia, Nordio sta lavorando benissimo “Separazione delle carriere, perseguire i delitti più gravi e non quelli che interessano di più ai PM, frenare l’abuso di intercettazioni telefoniche e contenere il ricorso alla carcerazione preventiva. Bravo Nordio.”

Ma questa separazione è così semplice? E l’ex art.107 della Costituzione? “La separazione delle carriere tra giudici e PM. Su questo fronte il peana filo nordiano è pressoché unanime. Purtroppo però, tanto nella testa del ministro quanto in quella dei suoi sostenitori, l’argomento è supportato più dallo slogan, dall’entusiasmo e dalla frustrazione che non da una reale consapevolezza del problema. Dico subito che quella sulla separazione delle carriere (il cosiddetto doppio concorso) è una battaglia di retroguardia e una soluzione al ribasso.

Per chi capisce realmente di queste cose e non mantiene dentro di sé neanche un’ombra di forcaiolismo giustizialista e corporativamente filo giudiziario, la battaglia vincente da combattere è solo quella della estromissione dell’Accusa dall’Ordine giudiziario, attuando pienamente l’articolo 107 della Costituzione che prevede che tale Ordine è composto solo dai giudici. Restando, però, alla separazione, è facile dimostrare che, nella sua pratica attuazione, essa sarebbe, inevitabilmente, o inutile, o finta oppure porterebbe a aspetti attuativi non previsti dalla Costituzione e, come tali, bisognevoli di una modifica della Carta dai risultati, peraltro, inutili e dispendiosi. Separare le carriere, innanzitutto, comporterebbe introdurre due diversi concorsi per l’accesso alla carriera di pm o per l’accesso alla carriera di giudice, con il divieto, poi, di transitare da una carriera all’altra.

Ovviamente, la cosa da un punto di vista pratico non sarebbe affatto ne’ difficile né complicata. Ma, ovviamente, presuppone la coabitazione tra pm e giudici nell’ambito dello stesso Ordine di appartenenza, quello giudiziario. E qui cominciano i problemi. La perdurante appartenenza allo stesso Ordine, infatti, già di per sé vanificherebbe di fatto la presunta soluzione, visto che, pur distinti per sempre per funzioni, resterebbero e si sentirebbero, comunque, colleghi. Ma questo sarebbe solo l’inizio. Infatti, restando entrambi nell’Ordine giudiziario, sarebbero soggetti comunque allo stesso CSM i cui membri togati, come oggi, concorrerebbero ad eleggere insieme. Ma non solo. La comunanza di CSM porterebbe alla devastante stortura per la quale, malgrado la “separazione “, i membri eletti provenienti dalle fila dei pm giudicherebbero e valuterebbero i giudici! La perdita di autonomia e indipendenza di questi ultimi sarebbe sfacciata e insanabile. Né potrebbe obiettarsi che accadrebbe il viceversa, visto che la cosa sarebbe, in qualche modo, più naturale (atteso che, indirettamente, accade tutti i giorni nei tribunali) e comunque non sanerebbe in nessun modo la perdita di autonomia e indipendenza dei giudici ( che è la sola che valga la pena di tutelare) che, come dimostrato, sarebbe in re ipsa.

La soluzione ci sarebbe ma sarebbe contro la Costituzione! Basterebbe, infatti, introdurre e istituire due CSM, uno composto da soli togati pm e laici, ed uno composto da soli togati giudici più laici. Peccato però che la Costituzione non lo preveda. E prevederlo con legge ordinaria esporrebbe quest’ultima a sicura incostituzionalità, atteso che per l’Ordine giudiziario la Costituzione prevede un solo CSM! D’altronde, ammesso e non concesso che una tale scelta fosse possibile, essa porterebbe ad una ingiustificata, inconcepibile e inammissibile duplicazione dei costi e delle spese. Mi fermo qui, per il momento.

Ma credo sia del tutto evidente che il solo, unico modo per assicurare alla Nazione una giustizia indipendente e autonoma risiede nella espulsione, ex articolo 107 della Costituzione, dei pm dall’ordine giudiziario, lasciando solo i giudici a farne parte e prevedendo che l’Accusa venga affidata ai membri di una sottosezione penale della Avvocatura dello Stato, da reclutarsi tra gli Avvocati e/o per mezzo di apposito concorso”. Luigi Bobbio, magistrato e già senatore della Repubblica.

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