“La sentenza dell’ anno 2013 dichiara espressamente che il clan non esiste più. Sono stato assolto con formula piena perché il caso non sussiste e perché non faccio parte del clan. Ma non solo: sempre nel 2013 – chiarisce Domenico Foria – da ancora facente parte della compagine societaria finita sotto inchiesta chiesi immediatamente attraverso la i miei legali e fiscalisti la vendita delle quote, circa un milione di euro, (senza percepire nessuno tipo di indennizzo. Insomma non mi liquidarono e mi tennero ancorato e legato lì fino al fallimento della stessa”.
Domenico Foria spiega: “…Nel 2015 nella società entrò a far parte una donna Concetta F., ricevette la quota in donazione dalla cognata G. C. . Io però ero inquadrato nella società Caronte, ma non con la funzione di amministratore , ma di operaio….solo nel 2019 ho assunto l’incarico di amministratore. Pago lo.scotto di un cognome pesante: Foria. Da premettere che nell’arco di tutto questo tempo abbiamo presentato diverse denunce sia alla vecchia società che alle nuove costituite. In una di queste figurava la donna chiamata in causa C. F. Si tratta di denunce riguardanti illegalità amministrative.
Gli esposti lo dimostrano e sono stati anche presentati per la difesa)mentre la vecchia società era in fase fallimentare….Inoltre il provvedimento fa riferimento alla parentela con gli esponenti del clan. A tal uopo abbiamo dimostrato con la ricostruzione dell’ albero genealogico che non vi è parentela , ma che era stato commesso un errore di registrazione. Il tutto confermato anche dal nucleo operativo dei carabinieri di Pomigliano con informativa inoltrata dagli stessi alla Prefettura.
In più sempre dalle informative inoltrate non sono risultati rapporti, frequentazione e partecipazioni con esponenti dell’ ex clan….Non dimentichiamo che abbiamo avuto una sentenza amministrativa del Tar a favore…La Prefettura invece la ignora…senza darci la possibilità di continuare ad operare facendoci davvero soffrire perché non abbiamo nessun collegamento malavitoso. Ecco stare in questo settore e portare un cognome Foria ti isola, ti fa fuori. Di fatto è successo questo. Io solo questo lavoro so fare e voglio continuare a farlo. La nostra e una missione. Abbiamo cura del caro estinto con massima attenzione verso i propri parenti devastati dal dolore”. L’appello: “Fateci lavorare. Il nostro non è business ma amore verso i defunti”.
Anita Capasso