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Pino Daniele, 70 anni dopo: Napoli canta ancora il suo “Nero a metà”

Nel giorno dei suoi 70 anni, la città e l’Italia celebrano l’artista che ha trasformato la musica napoletana in un linguaggio universale. Dalla mostra al Palazzo Reale al brano inedito per il figlio: il ricordo di Pino Daniele è più vivo che mai.

Napoli, 19 Marzo – “Napule è mille culure / Napule è mille paure…”. Oggi, Napoli canta e si commuove. Tra i vicoli stretti e i balconi del centro storico, la voce di Pino Daniele risuona più viva che mai. Dieci anni dopo la sua scomparsa, nel giorno in cui avrebbe compiuto 70 anni – e celebrato anche il suo onomastico e la Festa del Papà – la città e l’Italia intera gli rendono omaggio, ricordando l’uomo che ha saputo trasformare le contraddizioni della sua terra in poesia e musica universale.

Era il “Nero a metà”, il cantautore che mescolava blues, tradizione partenopea e un grido di libertà. Nessuno come lui ha saputo raccontare Napoli intrecciando la denuncia sociale alla dolcezza di una melodia. Oggi, quel legame si rinnova con la pubblicazione a sorpresa di Una parte di me, brano inedito scritto tra il 2008 e il 2009 e dedicato al figlio più piccolo, Francesco. Un gesto intimo e delicato, che si aggiunge alle dediche già conosciute per gli altri figli: Ninnanàninnanoè per Cristina, Sara non piangere per Sara, Sofia sulle note per Sofia e il sorriso affettuoso che accompagnava ‘O scarrafone, scherzosamente associata ad Alessandro.

Pino Daniele non era solo un grande cantautore, ma l’anima di Napoli, capace di costruire ponti tra culture diverse e di incantare anche fuori dai confini italiani, come dimostrano le collaborazioni e l’amicizia con artisti internazionali del calibro di Eric Clapton. I suoi brani, da Napule è (1977) a Je so’ pazzo (1979), da Quanno chiove (1980) a Quando (1992), sono colonne sonore di vita quotidiana e patrimonio collettivo che accompagna da decenni intere generazioni.

A Napoli le celebrazioni per questo doppio anniversario si fanno profonde e sentite. Il cuore degli eventi è la mostra Pino Daniele Spiritual, allestita al Palazzo Reale e prodotta da COR con la cura di Alessandro Daniele e Alessandro Nicosia. “Non è solo un omaggio all’artista – spiega Alessandro Daniele – ma ai valori che papà inseriva in ogni progetto. Spiritual perché invita ad andare oltre, a scoprire cosa lo ha reso l’artista che ancora oggi parliamo al presente”. La mostra include anche una sezione dedicata al dialogo di Pino con le culture di tutto il mondo.

Ma il ricordo si estende oltre le sale espositive. Il 18 settembre, Piazza del Plebiscito ospiterà lo spettacolo Pino è – Il Viaggio del Musicante, presentato da Carlo Conti e Fiorella Mannoia. Una grande festa collettiva con artisti, amici e colleghi di Pino Daniele che celebreranno la sua musica e il suo lascito. Parte dell’incasso sarà devoluta alla ricerca oncologica pediatrica e alla formazione artistica, sostenendo il progetto Preme di Open Associazione Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma odv.

Il messaggio di Pino continua anche attraverso la Fondazione a lui dedicata, che promuove borse di studio e iniziative per sostenere i giovani talenti e combattere la povertà educativa, con l’obiettivo di “creare bellezza”. Tra gli eventi ufficiali del 70/10 Anniversary anche il documentario Pino, firmato da Francesco Lettieri e Federico Vacalebre, disponibile sul sito della Fondazione (www.fondazionepinodaniele.org/anniversary).

Commuove, infine, anche l’energia spontanea della città, dove ogni angolo oggi sembra vibrare delle sue canzoni. “Gli eventi e le attività realizzati per questo doppio anniversario vanno oltre il tributo”, spiega la Fondazione, “sono un impegno concreto che guarda al futuro”. Perché a Napoli – e ben oltre i suoi confini – Pino Daniele non se n’è mai davvero andato. Vive nelle sue note, nei sogni e nei sospiri di una città che ha imparato a raccontare al mondo grazie a lui.

E così, dieci anni dopo, mentre Napoli continua a suonare e a commuoversi sotto il cielo azzurro di marzo, la voce di Pino Daniele resta un faro. Un artista che ha insegnato a non voltarsi dall’altra parte, a guardare nel profondo, a cantare la propria verità con coraggio e dolcezza. Napoli è ancora “mille culure”, e tra queste c’è e ci sarà sempre anche il blu della sua chitarra.

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