Cultura

“Pietas e Humanitas”: un viaggio nel mondo del quotidiano

Napoli, 20 Giugno – Si apre in queste pagine una finestra sul mondo dell’autrice, che attraverso la poesia racconta il suo rapporto con l’esistenza dall’età adolescenziale sino al presente, in un intreccio continuo fra micro e macrocosmo. Flavia Vanessa Cappa in “Pietas e Humanitas”, raccolta di liriche pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore, racconta la sua personale visione del mondo e si sofferma – come suggerisce il titolo – sul concetto di umanità, rivolgendo particolare attenzione ai disegni del divino. Fra storie di vita quotidiana e familiare, rapporti umani e sentimenti, riflessioni sul mondo che ci circonda e su ciò che invece lo trascende, difficoltà e desideri di una persona comune.

La raccolta si suddivide in due parti: Poesie di gioventù e Poesie dell’età adultaPeculiare è la presenza di liriche tradotte anche in tedesco, spagnolo, giapponese, persino in dialetto lombardo. «Sebbene la mia conoscenza non sia perfetta – spiega l’autrice che vive a Tromello, in provincia di Pavia – mi piacciono le lingue e “ci traffico” da anni. Anche il dialetto è una lingua a tutti gli effetti e personalmente lo trovo un fenomeno affascinante. Inoltre, alcune poesie mi venivano proprio in una determinata lingua, piuttosto che in italiano». 

Alle liriche sono correlate delle illustrazioni, quasi tutti scatti ad opera dell’autrice, che ritraggono, ad esempio, i soggetti protagonisti oppure l’ambientazione. In diverse poesie si ritrova uno stile lievemente classicheggiante con la manipolazione di alcuni suoni e della sintassi, ma anche qualche micro-contaminazione da altre lingue. Le tematiche principali affrontate nei versi riguardano i rapporti umani problematici, il rapporto con soggetti non-umani (animali o luoghi), le culture e le civiltà, il destino, nonché il Bene, il Male e l’umanità. Il tutto condizionato dalla realtà, che può piacere o meno. «Si viene sempre ispirati da situazioni o persone reali. Fra tutte, vorrei ricordarne una, il cui pensiero ha contribuito a ispirarmi nella poesia Vegetale lo ved’io ovvero lo scrittore Adam Kadmon, un autore di incredibile spessore e cultura – anche poeta – che invito tutti a leggere. Ecco, senza il suo pensiero, certamente quella poesia non sarebbe mai nata».

«Si giunge alle ultime pagine dell’opera – scrive Francesco Gazzè nella Prefazionecon la sensazione neanche tanto vaga che Flavia Vanessa Cappa possieda quel proverbiale dono innato di poetare sempre guardando dritto negli occhi il lettore, di prenderlo letteralmente per mano e accompagnarlo nel di lei mondo favoloso e utopistico in cui poi ci si ritrova sbalorditi a mettersi a nudo come d’istinto, senza sapere il come e soprattutto senza domandarsi il perché». Ed è proprio questo che l’autrice vuole trasmettere al lettore. «Intendo semplicemente mostrare il mondo attraverso i miei occhi – racconta Flavia -. Ognuno poi trarrà le sue conclusioni. Ma soprattutto il mio desiderio più grande è quello di lasciare qualcosa a coloro che verranno, ai posteri».

Federica Grisolia

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