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Palma Campania, l’associazione Naturae lancia una metodologia innovativa per la coltivazione fuori suolo. Intervista alla presidente Rosa Ferrante

 

Palma Campania, 12 Febbraio – Rosa Ferrante è quella che si direbbe oggi una donna multitasking. Una wonder-mamma soddisfatta, ma anche moderna e altruista, che, circa un anno mezzo fa, ha dato vita, insieme ad altri “sognatori”, all’associazione Naturae, con lo scopo di promuovere, valorizzare e riscattare il nostro territorio.

Nonostante la giovane età, l’associazione ha già fatto parlare molto di sé, con la progettazione del primo orto sociale della zona e l’attuazione di vari corsi di formazione gratuiti, tra cui quello di difesa personale, a sostegno, soprattutto, ma non solo delle donne, quello di dizione e, non da ultimo, quello per il conseguimento dei patentini fitosanitari.

Altrettanto valido e interessante è il nuovo progetto, denominato “Chefren”, in partnership con l’Istituto di Istruzione Superiore “Caravaggio” di San Gennaro Vesuviano (NA), che ha per oggetto la coltivazione fuori suolo tramite strutture piramidali in legno.

Scopriamone tutti i dettagli insieme alla Presidente.

Presidente, innanzitutto, perché il progetto è stato denominato “Chefren”?

“Le protagoniste indiscusse del nostro progetto sono le piramidi. Per questo motivo, abbiamo scelto il nome “Chefren”, in riferimento alla famosa piramide d’Egitto, seconda per grandezza dopo quella di Cheope. Ecco, l’avremmo potuto denominare anche “Cheope”… ma a noi non interessa essere i primi, o i più grandi, a noi interessa lasciare un segno, il segno della nostra unicità, e Chefren ha per noi quel tocco particolare, perché è l’unica che, sulla sua cima, conserva intatto quel rivestimento calcareo che in origine copriva tutte le piramidi. È, per certi versi, anche il simbolo della riscoperta e valorizzazione delle origini”.

 

 

Ci può spiegare nel dettaglio in cosa consiste questa metodologia di coltura?

“È un nuovo metodo di coltivazione fuori suolo, che si serve di strutture a piramide, completamente realizzate in legno, su ciascuna delle quali sono disposti complessivamente 16 vasi rettangolari, su quattro livelli per quattro lati. Si inserisce in una nuova tendenza per la quale queste tecniche di coltivazione stanno riscuotendo particolare interesse, perché danno la possibilità di ottenere buone produzioni sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo e di contenere in modo significativo l’impatto sull’ambiente.

Abbiamo inaugurato questo progetto con l’ISIS “Caravaggio” di San Gennaro Vesuviano, partendo con la coltivazione delle fragole. Sotto la guida esperta del Prof. Sebastiano Muto, per la preparazione dei substrati è stato usato un terreno sterilizzato con solarizzazione, miscelato con torba sterilizzata e concime organico pellettato, per dare nutrimento alla pianta nel primo periodo di vita. Per ciascuna struttura piramidale è stato realizzato un impianto di fertirrigazione”.

 

 

Quali sono gli obiettivi di questo progetto?

“Il nostro è un esperimento di agricoltura sociale, che intende promuovere, nelle scuole dell’infanzia, elementari e superiori, costruzioni di piccoli orti fuori suolo, che consentano la partecipazione di tutti, dalla semina alla raccolta. Il nostro progetto intende, quindi, innanzitutto favorire l’integrazione ma anche educare le nuove generazioni all’uso di prodotti tradizionali e salutari, lontano da un’alimentazione esterofila, lanciando, tra l’altro, l’idea di un’economia circolare di sviluppo sostenibile del territorio.

L’approccio con la natura è sempre un indirizzo giusto: le sensazioni istintive ti portano ad avere contatti con essa. Veder maturare i frutti di una semplice semina o trapianto è ancora oggi quello che possiamo definire miracolo”.

Chi ha ideato e, poi, realizzato concretamente le strutture piramidali?

“A dar vita alla progettazione e, poi, alla realizzazione sono stati tutti i componenti dell’Associazione – oltre alla sottoscritta, in ordine alfabetico, Carmela Annunziata, Raffaele Ariola, Adelina Mauro, Nello Simonetti, Anna Maria Vallario, Imma Vecchione – con la partecipazione e il supporto degli operatori tecnici dell’Istituto ISIS “Caravaggio”, Giulia Palma, Andrea Montanino, Angela Di Tore, Nilla Ferraro, il prof. Sebastiano Muto e il preside Carmine Strocchia e, non da ultime, alcune classi dell’Istituto.

Come è stato accolto il progetto?

“Il progetto è stato accolto con grande entusiasmo e partecipazione dal Dirigente scolastico Carmine Strocchia, da tutto il corpo docente e dagli studenti. Questo ci ha reso davvero felici e soddisfatti. Colgo l’occasione per ringraziarli vivamente. Tra l’Associazione e la Scuola è nata una bella sinergia che ci ha portato già all’avvio di altri progetti di cui vi parleremo in seguito.

Quali sviluppi ci saranno in futuro per questo progetto?

“A partire dal 16 Febbraio 2019, il martedì e il sabato, dalle ore 09:30 alle ore 11:30, ci sarà un’apertura al pubblico. Tutti gli interessati, semplici curiosi e altri istituti scolastici potranno raggiungerci presso l’ISIS “Caravaggio” per vedere e toccare con mano il nostro lavoro. A maturazione avvenuta, i frutti saranno raccolti e potranno essere degustati in occasione di una festa finale a chiusura del ciclo di produzione.

Siamo sempre operativi, quindi, per essere sempre aggiornati sui nostri progetti, invitiamo tutti a seguirci sul nostro sito associazionenaturae.it e sui nostri canali social ufficiali, Facebook e Instagram”.

 

                

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