Napoli, 27 Novembre – Tutta la vita rappresa in due mesi. Nel fitto diario, che va dal 10 marzo al 4 maggio, di un anno fatidico per l’intera umanità, quale è stato il 2020, la penna di Giovanni De Roma racconta la pandemia durante il primo isolamento, nel libro d’esordio “Pagine del diario di un lockdown …e non solo”, editato di recente da Aletti Editore.
L’autore offre un taglio originale, rispetto ai tanti scritti scaturiti in quel periodo e che sono tesi prevalentemente al recupero della memoria di un momento eccezionale per le vite di tutti. Anche De Roma impreziosisce la routine monotona, di giornate sempre uguali, con l’impegno quotidiano di un nuovo giorno da scrivere, ma è intenzionato a non fermarsi alla stesura di un diario intimo e personale, come ce ne sono tanti. Le sue parole si connettono con il mondo e diventano il pungolo per un confronto. Giovanni allestisce in rete, con la sua cerchia di “amici” del social network Facebook, una sorta di salotto letterario a distanza, in cui agevolare lo scambio di opinioni e confronti artistici. In tal senso, nell’opera sono riportati anche citazioni di altri.
La scrittura diventa un ottimo rimedio per affollare la solitudine, tra considerazioni, racconti, poesie, canzoni (inclusi gli accordi), appunti minimali e ancora altro; tutte forme che avvicinano l’opera al prosimetro, con qualche incursione nelle arti figurative, grazie alle pregevoli opere pittoriche realizzate sempre dalla mano di De Roma e inserite nel libro, per fornire un ritratto completo della sua realtà di uomo e artista.
Il diario è nato dal silenzio della costrizione in casa. L’isolamento è la condizione favorevole per questo genere letterario, di cui abbiamo tanti eccelsi esempi nel passato. Gli scritti di De Roma, che nascono come un dialogo social, si sono trasferiti sulle pagine di questo libro, dove sosteranno più a lungo, a dispetto della velocità vorace di internet, con la successione di notizie fluide che non hanno la forza di lasciarsi afferrare.
Lo scenario inusuale della Covid 19 è rappresentato con dovizie di particolari, seguendo la cronaca giornaliera, tra i moderni bollettini di guerra sulla situazione dei contagi; le strade deserte e le piazze vuote, mentre gli animali escono allo scoperto. Giorni in cui l’umanità si fermava, la natura rinasceva.
Non c’è solo il lockdown, come avverte il titolo. Ci sono «riflessioni che sfiorano tematiche ambientalistiche, religiose, sportive, artistiche, socio-politiche, problematiche dell’intera umanità o di etnie segnate dalla medesima sorte» asserisce l’autore.
Classe 1945, nato a Portici e vissuto a Napoli, Direttore Amministrativo del MPI ora in pensione, De Roma ha fatto confluire, nel breve lasso di tempo del racconto, tutte le passioni, gli interrogativi di un’intera esistenza, con i rimandi tra passato e presente. Un concentrato di tutto ciò che conta nella sua vita e che si allarga verso quelle degli altri, per riflettere sulle grandi questioni del mondo. Il linguaggio chiaro e dettagliato è un ulteriore invito ad avvicinarsi al testo.
Una menzione merita anche la copertina del libro, su cui è riportato un disegno a matita di un particolare del “David” di G. L. Bernini, realizzato dal De Roma nel 1980. Si tratta, infatti, di un’immagine centrale, che ritorna nella narrazione e che esprime ancor più l’intenso intreccio tra vita e arte nell’esistenza dell’autore.
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