Bari, 23 Agosto – “Abbiamo trovato tracce di fluidi supercritici nel sistema geotermico esumato dell’Isola d’Elba orientale mediante lo studio di micro-gocce di fluidi intrappolati dentro cristalli di quarzo associati ad ‘ematite e magnetite, che si sono formati in un antico serbatoio geotermico circa 5,5 milioni di anni fa per l’interazione tra il fluido geotermico e la roccia serbatoio. Queste ricerche, principalmente condotte in Toscana e nell’arcipelago toscano, ci hanno permesso, anche, di definire un protocollo di indagini geologiche da applicare durante la fase di esplorazione geotermica.
Questo contribuisce alla riduzione del rischio minerario (riduce il rischio di sbagliare la perforazione che costa molti soldi) in quelle aree potenzialmente promettenti per l’individuazione e l’utilizzo della risorsa geotermica ad alta temperatura, per scopi elettrici, ed a bassa temperatura, per scopi termici (riscaldamento di abitazioni, uffici…). Questi risultati sono stati ottenuti mettendo a punto ricerche che il gruppo di lavoro con cui collaboro ha svolto in 4 progetti europei, finanziati dalla commissione europea , per migliorare le tecniche esplorative e favorire l’utilizzo consapevole della risorsa geotermica.
Vapore ed energia termica dal sottosuolo: abbiamo effettuato ricerche principalmente condotte in Toscana e nell’Arcipelago Toscano. Abbiamo condotto indagini dirette (sugli affioramenti rocciosi e sui dati di sondaggio) ed indirette (principalmente interpretando dati acquisiti mediante tecniche geofisiche) del sottosuolo ed individuato e studiato sistemi fossili esumati. I risultati sono stati sorprendenti in tema di vapore endogeno e di energia termica dal sottosuolo alla superficie.
Al Congresso Nazionale congiunto della Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, in programma a Bari nella prima settimana di Settembre, racconteremo alla stampa tutti i dettagli ”. Lo ha annunciato Andrea Brogi, docente e ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, alla vigilia dell’importante Congresso Nazionale Congiunto della Società Geologica Italiana e Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, in programma a Bari nella prima settimana di Settembre.
Ricerche condotte dal gruppo di lavoro, con i ricercatori Domenico Liotta e Martina Zucchi, del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, diretto da Giuseppe Mastronuzzi. Studiate le faglie, individuati fluidi geotermici!
“Quello che abbiamo svolto e che verrà in parte presentato al congresso, riguarda lo studio delle faglie (fratture che hanno interessato la crosta terrestre) e la loro capacità di veicolare e contenere fluidi geotermici, andando così a definire i condotti della circolazione dei fluidi in profondità ed i volumi laddove questi vengono immagazzinati (serbatoi). In particolare, presenteremo i risultati di ricerche condotte in sistemi geotermici fossili (non più attivi) ed esumati, cioè sistemi geotermici che sono stati attivi in passato a profondità comprese tra 6 e 2 km ed oggi affioranti in superficie in aree, come la Toscana e l’arcipelago toscano, che sono caratterizzate da rocce esumate.
Questo ci permette di analizzare quei processi geologici che normalmente avvengono a profondità difficilmente raggiungibili – ha continuato Brogi – e soprattutto difficilmente analizzabili con metodi di osservazione diretta. Ne consegue che lo studio dei sistemi fossili esumati che si sono sviluppati in contesti analoghi a quelli degli attuali sistemi geotermici attivi, ha offerto la possibilità di comprendere, per esempio, che in prossimità della transizione fragile-duttile della crosta superiore (a circa 420°C laddove le rocce subiscono un cambiamento del comportamento meccanico e diventano duttili) sviluppata in aree intruse da corpi magmatici (come per esempio l’Isola d’Elba) hanno circolato fluidi geotermici molto salini allo stato supercritico.
Un fluido geotermico allo stato supercritico è una sostanza che si trova in condizioni di temperatura e pressione superiori al punto critico del fluido stesso, cioè a quella condizione di temperatura e pressione oltre la quale non è possibile distinguere tra la fase liquida e quella gassosa del fluido. In questo stato, il fluido ha proprietà intermedie tra quelle del liquido e del gas e nei sistemi geotermici, un fluido geotermico supercritico può essere utilizzato per trasferire energia termica dal sottosuolo alla superficie in modo molto efficiente. Come noto, la risorsa geotermica costituisce una risorsa energetica fondamentale per la transizione energetica e questo pone il nostro territorio nazionale in condizioni di vantaggio, considerando le ampie aree della penisola italiana laddove sono presenti anomalie geotermiche (aree dove la temperatura del sottosuolo è molto elevata). Lo studio dei processi geologici che hanno portato allo sviluppo di aree geotermiche e l’analisi di quei settori potenzialmente utili alla loro individuazione in profondità costituisce una sfida per la nostra società”.
A Bari gli scienziati Javier Hernández Molina, spagnolo, si soffermerà sullo studio dei mari, riguardanti i sedimenti marini profondi, l’inglese Karen Hudson-Edwards dell’Università di Exeter, Cornovaglia (Regno Unito) che mostrerà pratiche minerarie sostenibili.
Ben 630 conferenze, 1000 geologi – 1200 temi di ricerca – 53 sessioni: Geology for a sustainable management of our Planet, a Bari nella prima settimana di Settembre, il Congresso Nazionale Congiunto della Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia.
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