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“Non aspettiamo l’Apocalisse: Ambiente e Legalità”: la sfida di Scisciano per un futuro sostenibile

Scisciano, 16 Ottobre – Lunedì 14 ottobre, nella chiesa dei Santi Germano e Martino a Scisciano, si è svolto il convegno “Non aspettiamo l’Apocalisse: Ambiente e Legalità”, organizzato dal gruppo “Cambiamo Scisciano”. Il tema del degrado ambientale, aggravato dalla piaga dell’illegalità, è stato il cuore pulsante di un dibattito che ha visto la partecipazione di figure chiave nella lotta per la tutela del territorio campano, conosciuto ormai tristemente come “Terra dei Fuochi”.

Il dramma della “Terra dei Fuochi”: un’emergenza ambientale e sanitaria

Le aree dell’agro nolano e della Terra dei Fuochi continuano a essere martoriate da fenomeni che intrecciano criminalità e disastri ambientali. Interramenti illegali di rifiuti tossici, roghi e la conseguente diffusione di polveri sottili hanno portato un aumento drammatico di malattie come il cancro e altre patologie respiratorie, soprattutto nei bambini. Da anni, i cittadini e gli attivisti si battono per la bonifica del territorio, ma i risultati tardano ad arrivare.

Sabrina Sirico, moderatrice dell’evento e membro del gruppo Cambiamo Scisciano, ha introdotto il convegno spiegando la necessità di trattare il tema dell’ambiente in modo olistico: “Abbiamo pensato all’ambiente non solo come uno spazio naturale, ma come un riflesso sociale. Il degrado dell’ambiente inevitabilmente influenza e forma l’essere umano”. Sirico ha inoltre citato il libro di Padre Maurizio Patriciello, Non aspettiamo l’Apocalisse, che ha ispirato l’incontro, sottolineando il legame profondo tra il degrado umano e quello ambientale.

Il saluto di Don Pasquale Mauro, parroco della parrocchia dei Santi “Germano e Martino”: “Un titolo de “Il Mattino” del 24 novembre del 1980, allora avevo 17 anni, che ancora oggi mi rimane impresso e che ho poi ritrovato nelle pagine del libro di Padre Patriciello: “Fate Presto!”. Sempre nel libro c’è un capitolo dedicato all’urgenza di questi temi, urgenza per il futuro dell’umanità. Sono sotto gli occhi di tutti i cambiamenti climatici e alla luce di tutto questo se abbiamo a cuore il futuro dell’umanità, sia come cristiani che come uomini dobbiamo davvero impegnarci e fare presto…E’ questo un impegno che non è soltanto sociale e civile ma è un impegno essenzialmente cristiano, perché è un impegno per l’uomo e l’uomo è persona, una persona nuova in Cristo. Ringraziamo Padre Maurizio per il suo impegno, per il suo sacrificio che inevitabilmente lo sottopone a tante avversità e pericoli. Padre Maurizio è diventato, così come don Miani, uno dei preti profetici della nostra Italia. Un profeta che dona ogni giorno la sua testimonianza”.

Padre Maurizio Patriciello: la voce della “Terra dei Fuochi”

Il momento centrale del convegno è stato l’intervento di Padre Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, figura chiave nella lotta contro la devastazione ambientale. Le sue parole hanno scosso l’audience, ponendo l’accento sull’abbandono delle istituzioni e l’illegalità dilagante che affligge la sua terra.

“Caivano è diventata la pattumiera d’Italia”, ha detto senza mezzi termini. Padre Patriciello ha denunciato l’inquinamento che soffoca il territorio, con seimila roghi di rifiuti avvistati ogni anno. Le sue parole hanno rivelato una realtà di quotidiana lotta contro un nemico invisibile e micidiale: “L’ultimo funerale che ho celebrato è stato quello di una ragazza di vent’anni”. Una frase semplice, ma che sintetizza il dramma umano che si nasconde dietro l’inquinamento.

Le mani della camorra sul mattone e le gravi responsabilità delle istituzioni. “Sono andato a fare il prete in un quartiere nato dopo il terremoto dell’80’. Un quartiere pessimo perché bisognerebbe mettere in galera gli architetti  che lo hanno progettato, i politici che lo hanno voluto e tutti coloro che hanno rubato i soldi visto i materiali scadenti utilizzati per la costruzione delle case. Negli anni a Caivano le cose sono andate sempre peggio ed il motivo è molto semplice. Con il terremoto dell’80’ i morti ci sono stati in Irpinia, Napoli e provincia hanno avuto danni ingenti alle strutture. Tutte le persone che abitavano nei bassi dei palazzi li hanno collocati nei container, e dunque sono nati i grandi campi-container a Miano, a Secondigliano e poi la nascita  dei cosiddetti quartieri dormitorio intorno a Napoli, uno di questi è il Parco Verde. Caivano, provincia di Napoli, diocesi di Aversa provincia di Caserta. Tutto questo è stata una delle maledizioni, perché con il gioco delle due province lo scaricabarile è stata una dinamica inevitabile e grottesca. Tanta gente è dunque arrivata in questi luoghi ed era tra la gente più povera di Napoli. Tutti ammassati in un solo posto, un’operazione davvero balorda da ogni punto di vista: sociale, psicologico, spirituale, morale, economico. Ed è così che è nato il Parco Verde! Negli anni chi ha potuto è andato via, le case ovviamente non erano di  proprietà della gente ma del Comune. Dunque quando una famiglia andava via la casa doveva ritornare al comune. Ma è accaduto che il comune se ne è fregato e dunque  si è verificato il cosiddetto ”mercato delle vacche”. In un primo momento chi se ne andava lasciava la casa ad un vicino per pochi soldi poi successivamente la camorra ha fiutato il business e ha preso in mano le redini del gioco. Adesso ovviamente ci si trova con un enorme problema, perché 250 famiglie devono lasciare le case… ma dove vanno? Quando una famiglia andava ad occupare illegalmente una di queste casa vuote, aveva bisogno della residenza, ma la casa era del Comune! Nonostante questa incongruenza ottenevano la residenza…Una situazione davvero grottesca: con la residenza hanno avuto diritto alle utenze. Le case facevano pena. Non potete immaginare cosa sia il cemento utilizzato dalla camorra, cadono a pezzi!  Dopo circa 30 anni, la Procura si rende conto della situazione illegale creata e il sei di febbraio scorso arriva sul posto la polizia e rende noto che entro il 6 marzo bisogna lasciare le case: 250 famiglie su 500, senza più certezze! Mi chiedevo: “E adesso tutte queste famiglie dove vanno?”. Facile comprendere il dramma di un prete, perché da un lato devi denunciare il male, l’illegalità, dall’altro lato ti rendi conto di quante situazioni umani difficili….Purtroppo in questo caso le istituzioni comunali non hanno fatto il loro dovere, nel momento in cui, all’atto della richiesta della residenza, non hanno spiegato chiaramente che quelle case erano di proprietà del Comune! Ed ecco perché adesso si è creata una vera e propria bomba sociale che nessuno sa come uscirne fuori. Il Parco Verde di Caivano è abbandonato dallo Stato. Lo scorso anno scrivo alla Meloni, lei viene accogliendo questo mio invito e dichiara: “In Italia non ci devono più essere zone franche, cominciamo da Caivano”. Intanto l’amministrazione comunale è stata sciolta per la seconda volta per infiltrazioni mafiose e qui c’è la più grande piazza di spaccio d’Europa!”.

Padre Patriciello ha poi messo in luce il legame tra camorra e politica, descrivendo come la criminalità organizzata abbia tratto vantaggio dal disastro ambientale. “Il problema non è solo la camorra, ma l’aggancio maledetto che ha fatto con la politica”, ha spiegato, facendo eco alle parole di Giovanni Falcone, secondo cui la mafia è un fenomeno umano, e come tale può essere sconfitto. “Siamo abituati a parlare sempre di camorra, ma la mia convinzione è che il problema non è la camorra. Il problema è l’aggancio maledetto che la camorra ha fatto con la politica, o con alcuni dei politici che non sono degni di indossare quella fascia tricolore! La mafia, disse una volta Giovanni Falcone, è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani nasce, cresce e muore. Mi dessi una volta Carmine Schiavone: “Don Patriciello, se non fosse per l’aggancio con la politica, noi clan dei Casalesi saremo rimasti solamente una piccola banda di delinquenti di paese”.

Il legame tra camorra e politica. “Siamo abituati a parlare sempre di camorra, ma la mia convinzione è che il problema non è la camorra. Il problema è l’aggancio maledetto che la camorra ha fatto con la politica, o con alcuni dei politici che non sono degni di indossare quella fascia tricolore! La mafia, disse una volta Giovanni Falcone, è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani nasce, cresce e muore. Mi dessi una volta Carmine Schiavone: “Don Patriciello, se non fosse per l’aggancio con la politica, noi clan dei Casalesi saremo rimasti solamente una piccola banda di delinquenti di paese”.

 Le cose purtroppo stanno così, è certamente un impegno faticoso, però abbiamo il dovere di non chiudere gli occhi.  Come sapete vivo sotto scorta e proprio ieri durante la processione della madonna invece di recitare l’ave Maria denunciamo tutto ciò che c’è e la camorra che vede e sente, avverte il fastidio di un prete che rompe le scatole. Adesso le cose vanno meglio riguardo lo spaccio di droga, da quando lo scorso anno è venuta la Meloni e dunque è normale che la causa di questi danni economici sono da imputare a me e dunque ci sta che arrivino le minacce…

La nostra è comunque una battaglia che continua e per quanto riguarda i rifiuti esiste una realtà che deprime: l’ultimo funerale che ho celebrato è di una ragazza di 20 anni! Ciò che emerge è il rapporto ambiente-salute. Per far prendere atto all’Istituto Superiore di Sanità delle criticità esistenti nei nostri territori con la correlazione tra Ambiente e salute ci sono voluti 12 anni. Solo nel febbraio del 2021 l’Istituto Superiore di Sanità ha avuto il coraggio di ammettere che in questo territorio che va sotto il nome di terra dei fuochi ci si ammala di cancro e si muore di più! Poi però ci siamo resi conto che una legge sui reati ambientali non c’era, si facevano convegni, marce  ma alla fine quando un poliziotto trovava un delinquente che sversava, non poteva neanche arrestarlo. Finalmente abbiamo ottenuto una legge sui reati ambientali, la legge 68 del 22 maggio del 2015, ma tutti quanti noi abbiamo pagato un prezzo altissimo: in ogni famiglia, iniziando dalla mia, il cancro ha fatto sentire la sua presenza. E’ necessario far capire alla gente che non bisogna mai abbassare la guardia,  se non siamo noi a sollecitare costantemente l’attenzione su questi problemi drammatici della nostra terra, non lo farà mai nessuno, esiste però una parolina che è un po’ desueta ma fondamentale. Si chiama discernimento…Quando qualcuno ha l’intenzione di colpire, mi chiama “’o prevet ra munnezz”, e in fondo tutti i torti non hanno. Se però questo appellativo serve a dare un poco di serenità e di pace alle persone, perché di questa munnezza possano non ammalarsi e morire più, sarebbe di per sé già una cosa molto bella!”.

Il ruolo delle istituzioni: necessità di un cambio di rotta

L’evento ha dato spazio anche a rappresentanti delle istituzioni. Antonio Ambrosino, sindaco di Scisciano, ha tracciato un quadro della trasformazione negativa che ha subito il territorio campano negli ultimi cinquant’anni: “Da Terra di lavoro a Terra dei Fuochi. Abbiamo perso la nostra vocazione agricola e, con essa, è cambiata la geografia del crimine. Non dobbiamo arrenderci a chi vuole inquinare le nostre vite”. Ambrosino ha anche ricordato i successi delle operazioni di polizia che hanno portato alla scoperta di discariche illegali, ma ha sottolineato che il problema non è ancora risolto.

L’impegno della scuola: formare i cittadini di domani

Rosanna Lembo, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo “Omodeo-Beethoven”, ha posto l’accento sull’importanza dell’educazione nella lotta per l’ambiente e la legalità: “La terra appartiene a tutti noi, e la scuola ha il compito di formare i cittadini di domani. Dobbiamo insegnare il rispetto per l’ambiente e per la legalità, perché questi due concetti sono strettamente collegati”. Lembo ha invitato Padre Patriciello a testimoniare direttamente ai ragazzi, affinché possano comprendere l’importanza della salvaguardia del territorio.

La riqualificazione del territorio: l’intervento delle Forze Armate

Un altro intervento significativo è stato quello del Tenente Colonnello Nicola La Rezza, in rappresentanza dell’Esercito Italiano, che ha raccontato il ruolo delle forze armate nella bonifica delle aree degradate di Caivano: “Abbiamo lavorato senza sosta per oltre un mese per restituire alla comunità il centro Delphinia, un simbolo del degrado”. La Rezza ha espresso ottimismo sul futuro di Caivano, sottolineando come la cooperazione tra enti e forze armate possa portare risultati tangibili. “Noi, in realtà, come Forze Armate siamo stati attivati dalle superiori autorità, che hanno disposto il nostro intervento nell’area dell’ex centro Delphinia  e Teatro Arte Caivano, perché c’era la necessità di intervenire con una bonifica massiva sia nelle aree interne che esterne, per poi riconsegnare quelle aree messe in sicurezza ad altri enti istituzionali, affinché fosse stato possibile, i successivi lavori di riqualificazione di quello che attualmente è il Centro “Pino Daniele”.  Siamo intervenuti, dunque, con l’unità dell’Esercito, abbiamo lavorato circa 33 giorni di fila, perché era necessario che si rispettassero i tempi entro i quali ultimare la prima fase dei lavori. Con il decreto legge 123 del 15 settembre del 2023, lo Stato, il Governo ha sancito che bisognava contrastare il disagio giovanile, la povertà educativa e la criminalità minorile in quel territorio.  Si è partiti, ovviamente, da quello che notoriamente era il luogo noto a tutti, l’ex Centro Delphinia, dove si sono verificati i noti fatti di cronaca. Le forze armate sono, dunque, intervenute e hanno riconsegnato alla società civile quello che era un luogo degradato. Tutto questo rientra nei compiti istituzionali di pubbliche calamità, pubbliche utilità e interventi a supporto delle altre istituzioni in caso di necessità e urgenza, la cosiddetta quarta missione delle Forze Armate in supporto alla popolazione. Se si può essere ottimisti sul futuro di Caivano? Credo che bisogna essere sempre ottimisti. Lì dove c’è una, cento, mille persone che si adoperano in sinergia, unendo le forze verso un fine comune, c’è sempre da essere ottimisti”.

L’allarme medico: le conseguenze sanitarie dell’inquinamento

Gli aspetti sanitari legati all’inquinamento sono stati approfonditi dal dott. Giuseppe La Rezza, pediatra, e dal dott. Gennaro Esposito dei Medici per l’Ambiente. La Rezza ha parlato del “pollutoma”, il termine scientifico che definisce l’inquinamento globale, spiegando come i bambini siano i più vulnerabili agli effetti delle polveri sottili e dei rifiuti tossici: “L’inquinamento atmosferico colpisce i bambini sin dalla gravidanza, compromettendo il loro sviluppo cognitivo”. Esposito ha aggiunto che l’inquinamento non è più solo una questione locale: “Le nuove direttive europee sulla qualità dell’aria sono un segnale chiaro che siamo tutti a rischio. Dobbiamo agire ora, prima che sia troppo tardi”.

L’orizzonte delle bonifiche: un impegno morale e costituzionale

Francesco Urraro, membro del Consiglio di Presidenza del Consiglio di Stato, ha sollevato il tema delle bonifiche ambientali e della loro necessità per la salvaguardia dei diritti fondamentali: “Le bonifiche non sono solo un atto di giustizia ambientale, ma un obbligo morale e costituzionale. Quando l’aria, la terra e l’acqua sono compromesse, lo sono anche i diritti dei cittadini”.

“E’ questo di oggi un grande momento di confronto su due pilastri del nostro vivere civile: legalità e ambiente. Lo facciamo in un territorio che è quello di Scisciano e in questa sede possiamo ben dire che rappresenta un pò la cifra di quella che è in larga parte dell’area metropolitana di Napoli e della sua provincia, per quanto concerne una serie di criticità, sociali e ambientali che si sono perpetrate nel corso degli anni e hanno subito delle incrostazioni su cui oggi si fa fatica a poter rilanciare e soprattutto a ricostruire un percorso virtuoso.  Parliamo però di un territorio che è quello della Regione Campania e di quest’area, soprattutto nel napoletano e casertano, che hanno visto due unicum sotto il profilo ambientale. Una prima pronuncia della magistratura che ha accertato, in particolare nell’area della provincia di Caserta, ma che si riversa e confina con larga parte delle nostre aree, il concetto di disastro ambientale. Altro tema strettamente connesso è quello sanitario, nel momento in cui è stato accertato, sempre da autorevole consulenza disposta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, la sussistenza del nesso di casualità tra l’insorgenza di patologie tumorali infantili  e gli interramenti di rifiuti tossici. Due temi, quindi, quello del disastro ambientale e quello delle malattie oncologiche a carico di minori su cui  nel corso degli anni c’erano dubbi e incertezze. E’ stato accertato, invece, la fondata consistenza attorno a questi due dati oggettivi, autorevolmente documentati e quindi abbiamo l’obbligo morale di stringerci insieme:  rappresentati istituzionali  e associativi,  istituzioni locali affinchè si crei  un progetto di futuro che non può non partire da un reset, che è quello delle bonifiche, che è quello della sistemazione dell’attuale status ambientale, perché nel momento in cui vengono coinvolte sotto il profilo inquinante elementi essenziali del nostro vivere civile, parliamo di aria, terra, acqua, andiamo ad evidenziare una compressione  di diritti fondamentali dell’individuo, diritti costituzionali che in queste aree, probabilmente anche con un po’ di assuefazione, sono state per lungo tempo compressi e talvolta anche compromessi”.

Urraro ha poi elogiato l’impegno di Padre Patriciello, sperando che il suo esempio possa servire da modello per tutte le periferie degradate d’Italia. “Padre Maurizio Patriciello ha avuto questa grande spinta propulsiva in un territorio che è diventato un po’ la cifra delle periferie, sperando che gli interventi che questo Governo sta portando avanti in maniera virtuosa, soprattutto per rilanciare sotto il profilo ambientale ma anche sociale ed economico, quella esperienza di periferia rilanciata, possa essere mutuata da tutte le periferie, che sono davvero tante, non solo nei nostri territori. Tutto questo ha un valore importante per i giovani, ma anche per le aziende, i cittadini e le famiglie che paurosamente anziché progettare la permanenza in queste aree, attraverso i temi ambientali e dell’illegalità violata, stanno progettando la migrazione. Noi dunque non possiamo accettare questa amara realtà e siamo qui per unirci ancora più forte per fronteggiare e per beneficiare di questa opportunità del Piano di Ripresa e Resilienza che ci potrà consentire di investire risorse anche su questi temi”.

Nuovi stili di vita per la salvaguardia del Creato: il monito di Don Giuseppe Autorino

L’intervento di don Giuseppe Autorino, direttore della Pastorale Sociale del lavoro della Diocesi di Nola è incentrato sulla ricerca di nuovi stili di vita per la salvaguardia del Creato: “Quando parliamo di ambiente, quando parliamo di salvaguardia del creato, quando parliamo di prossimità e di qualità tocchiamo quello che Dio ha messo nelle nostre mani e dunque tocchiamo qualcosa di divino e di grande. Da questo nostro incontro deve scaturire un riflesso nella vita. Non possiamo non parlare, se focalizziamo l’attenzione sulla diocesi di Nola, delle temibili polveri sottili o della riqualificazione del fiume Sarno. Ecco perché è importante assumere stili di vita nuovi, il problema è fondamentalmente culturale: è importante essere capaci di fare una riflessione di trasmissione di valori autentici e nuovi stili di vita. Un primo grande dono che Dio chi ha fatto è l’acqua, perché l’acqua potabile, pulita è fonte di sussistenza e dunque è importante chiedersi “come utilizzo l’acqua?”. Le risorse idriche vanno sempre più diminuendo e un domani le guerre non si faranno più per il petrolio o per altri interesse, ma faremo la guerra per l’acqua. L’acqua è indispensabile per la vita umana. Altro grande problema è il riscaldamento del sistema climatico, anche il clima fa parte integrante di ciò che chiamiamo bene comune. Esso è in relazione con l’uomo e dipende dall’uomo. Ecco perché è importante interrogarci se le nostre scelte sono reali e coscienti. Fondamentale è per tutti valorizzare la persona e valorizzare il creato assumendo nuovi stili di vita che danno sussistenza all’uomo”.

L’incontro si è concluso con un appello unanime: non si può più aspettare. L’ambiente e la legalità sono due facce della stessa medaglia, e solo un impegno collettivo, unito alla partecipazione attiva di cittadini e istituzioni, può salvare il futuro della Campania e dell’Italia. Padre Patriciello ha lanciato l’ultimo monito: “Non possiamo abbassare la guardia. La nostra terra merita di essere salvata”.

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