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Nola, al Teatro Umberto Beppe Barra in “La Cantata dei Pastori”: Una luce nella notte

Nola, 6 Gennaio – Collocata nel tardo-seicentesco, questo testo teatrale, porta in scena quello che è stato un evento storico: la nascita di Gesù. Secondo cartellone teatrale, gestito dal Teatro Pubblico Campano, sul palcoscenico nolano è di scena Beppe Barra.

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Nel clima della tradizione natalizia più viva, Barra mette in scena da più di quaranta anni con un consenso unanime la rappresentazione teatrale “La Cantata dei Pastori, un pezzo di storia del teatro napoletano; un’opera del genere religioso. La prima edizione fu pubblicata, su commissione dell’Ordine dei Gesuiti, da Andrea Perrucci, nato nel 1651 e vissuto fino al 1706. L’opera vide la luce nel 1698. L’autore usò uno pseudonimo; Ruggiero Casimiro Ugone. La trama racconta, siamo all’anno zero, il viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme; un itinerario pieno d’insidie. Diavoli misteriosi e terribili, signori del male intervengono nei loro confronti per impedire i progetti divini. Nell’epilogo del racconto scenico, le negatività saranno sbaragliate da un Arcangelo sfolgorante di luce con tanto di armatura e ali, spada sguainata e scudo riflettente una luce intensa.

 Uno scontro tra angeli; al termine ecco materializzarsi in scena i molteplici e classici personaggi del presepe: pastori, cacciatori, pescatori vicini alla grotta della natività mentre sale intenso un motivo musicale natalizio. Tra i protagonisti della sacra rappresentazione è inserito Razzullo, uno scrivano inviato in loco per un censimento. Quest’ultimo, emblema di comicità, ironia, è un esilarante personaggio popolano che, per vicissitudini, come vuole la tradizione, è sempre alle prese con uno stato di costante e duratura fame. L’opera fu rivista in numerose riedizioni e, alla fine del ‘700, vi fu inserito un personaggio anch’esso comico: Sarchiapone.

20200103 233557L’opera ha deviato dal suo originale concepimento puntato tra un misto verso il comico e il profano. Da ricordare che un saggio di Roberto De Simone sull’opera e la sua tradizione; è stato pubblicato da Einaudi. La rappresentazione teatrale è, come accennato, liberamente ispirata all’opera teatrale sacra; è un difficile viaggio; ben sì abbinano alle due figure popolari napoletane: Razzullo, scrivano e Sarchiapone. Peppe Barra nel ruolo di Razzullo è protagonista e regista dello spettacolo. In scena un trampoliere e giochi di un artista con il fuoco per rilevare alcuni passaggi di citazione infernale; la scena è un qualcosa che non ha nulla di razionale; va oltre coinvolgendo un mondo dell’aldilà fatto di un angelo e di demoni; del capo dei diavoli, di rischiaramenti di luce e rossicci ambienti degli inferi; il regno dell’Ade. L’opera è una rappresentazione della continua lotta tra il concetto di bene e il suo avversario; il male.

20200103 233725Meritano citazione i diversi e numerosi interpreti: Rosalia Porcaro nel ruolo di Sarchiapone, Patrizo Trambetti che interpreta i personaggi di Cidonio e il diavolo oste, Maria Letizia Gorga, nel ruolo della zingara che apre la scena, Francesco Iaia, Enrico Vicinanza, Francesco Viglietti, Andrea Carotenuto, Ghiara De Girolamo, Giuseppe De Rosa, Ciro Di Matteo. Tra gli interpreti, uscendo un poco dal convenzionale, da segnalare la presenza di una cagnolina; il suo padrone gli ha scelto il nome di “Carlotta”. Nello spettacolo vi è stata un’orchestra, posta alla base del palco, diretta dal Maestro Giorgio Mellone. Le scene sono di Tonino Di Rozza. Interessanti le scenografie di ambiente favolistico che introducono in un paesaggio che sembra magico, incantato, fatato; i costumi sono di Annalisa Giacci. Le coreografie sono di Erminia Sticchi. Rimanendo nel campo musicale dell’opera, da menzionare le musiche di Carmelo Columbro; la canzone di Razzullo è del Maestro Roberto De Simone. Un’opera che è un omaggio a una città di grande storia e al suo teatro; Napoli e il suo territorio culturale.

 La rappresentazione si conclude con il materializzarsi come conseguenza di un presepe composto da attori; con un’esortazione di non adorare più statue di creta! Idoli che soffocano il cammino umano! Prima della chiusura del sipario una definizione risuona: “Altra cosa è la luce!”. Una luce nella notte!

 

 Egidio Osti

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