Napoli, 25 Gennaio – “È in atto una discriminazione a danno della professione di dottore commercialista, basata su una scarsa conoscenza del ruolo e delle funzioni svolte dalla categoria. Lo dimostra l’attuale formulazione delle disposizioni normative disciplinanti la figura dell’esperto negoziatore della crisi d’impresa: le modifiche apportate in sede di conversione nella legge 21 ottobre 2021, infatti, hanno aggiunto anche per i dottori commercialisti un ulteriore requisito di accesso all’elenco degli esperti: l’aver maturato precedenti esperienze nel campo della ristrutturazione aziendale e della crisi d’impresa.
Requisito che si aggiunge all’iscrizione da almeno cinque anni all’Albo e alla specifica formazione disposta dal ministero della Giustizia. Ma requisito che non era, giustamente, contemplato nella formulazione originaria della norma, in riconoscimento della specifica competenza dei dottori commercialisti, conseguita grazie ad un percorso di studi universitari, un tirocinio, un esame di abilitazione alla professione, tali da assicurare la piena preparazione nelle materie attinenti la crisi d’impresa, l’analisi economico-finanziaria dei bilanci, la conoscenza degli intermediari finanziari e il diritto del lavoro”. Lo affermano Matteo De Lise, presidente Ungdcec (Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili), Maria Pia Nucera, presidente Adc (Associazione dottori commercialisti), e Andrea Ferrari, presidente Aidc (Associazione italiana dottori commercialisti).
“Ancor meno condivisibili risultano, poi, le interpretazioni fornite dal Ministero con provvedimento del 29 dicembre 2021, nel quale vengono di fatto esclusi i curatori fallimentari ed è posto il vincolo dello svolgimento di almeno due degli incarichi individuati. Riteniamo che dette modifiche – evidenziano i presidenti dei sindacati dei commercialisti – mineranno le possibilità di un’adeguata formazione degli elenchi degli esperti negoziatori e, quindi, pure di un’efficace applicazione della nuova disciplina, che finirebbe così per tradursi nell’ennesima riforma incompiuta. Per garantire una tutela dei commercialisti, abbiamo dunque avviato i lavori per formulare una proposta di modifica e rivisitazione delle disposizioni richiamate”.
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