Il giovane regista flegreo Mauro di Rosa presenta il suo corto “la terra dei giochi” all’Orientale. Il corto ha ottenuto la menzione speciale alla prima edizione del Bagnoli Film Festival ed è vincitore del festival “L’ora legale” a Quarto
Napoli, 30 Maggio – Continua la rassegna di corti ospitata all’interno del Laboratorio di Produzioni Audiovisive, Teatrali e Cinematografiche del Prof. Francesco Giordano con “La terra dei giochi“ di Mauro Di Rosa la cui proiezione è stata preceduta dalla clip della performance musicale di una studentessa, anche artista di strada, oggetto poi di un’attenta analisi critica da parte del Prof. Giordano, di Maurizio Giordano, regista e ospite a sorpresa, e dello stesso Mauro Di Rosa, anche regista di videoclip musicali.
Un fuoriprogramma, che spezza la liturgia di una lezione accademica, non irrituale per il Prof. Francesco Giordano che veste anche i panni di un moderno Pigmalione nell’incoraggiare costantemente e nel dare ai propri allievi la possibilità di scoprire e coltivare talenti che forse neanche sanno di possedere. Giocando sull’assonanza semantica, Mauro Di Rosa con la “La terra dei giochi” affronta una delle pagine più nere della nostra storia recente, con tanto di straniante (brechtianamente parlando) incipit thrilling, per nulla stridente con il tono della descrizione allegorica di un “ecocidio”.
Corto recentemente premiato nell’ambito della prima edizione del Bagnoli Film Festival diretto dal critico Giuseppe Borrone e primo classificato nell’ambito del festival della legalità e dell’inclusione “L’ora legale” presso Casa Mehari a Quarto, bene confiscato alla criminalità organizzata. Più che una denuncia, “La terra dei giochi” è la rievocazione nostalgica di ciò che era quella che oggi è tristemente nota come la “terra dei fuochi” prima che vi sversassero rifiuti tossici che ne hanno inquinato la rigogliosa natura e avvelenato le esistenze dei residenti.
In particolare, quelle dei più fragili, i bambini, costretti brutalmente ad abbandonare precocemente l’età della spensieratezza e dei giochi. Non a caso, al centro dell’azione c’è un gruppo di ragazzini, il cui dialetto stretto fa da contrappunto al linguaggio universale dei simboli che punteggiano il corto, impegnati nella costruzione di un campetto da calcio e la cui porta obliqua, in quanto poggiante su un terreno già rigonfio dei veleni iniettati nelle sue viscere, diventa potente metafora della riconversione forzata e criminale di una campagna ubertosa nella famigerata “terra dei fuochi”. Immagine fortemente evocativa con cui si chiude “La terra dei giochi”.
Ma a terminare è anche il viaggio in quattro tappe nell’universo del corto che, come ogni viaggio di scoperta, come insegnava Marcel Proust, ha donato agli studenti nuovi occhi. Infatti progressivamente hanno affinato la loro sensibilità estetica essendo passati dalle timide domande di carattere biografico ai primi ospiti a disquisire criticamente con Mauro Di Rosa sul significato di alcune sue scelte stilistiche e sulla decifrazione dei simboli di cui è intessuto il suo corto “La terra dei giochi”. Se riusciranno o no, gli studenti del Laboratorio del Prof. Giordano, a coronare il sogno di fare della loro passione per la Settima Arte la loro professione, non è dato saperlo. Quel che è certo è che d’ora in poi saranno degli assidui, più consapevoli e critici fruitori di cinema e quindi in quanto tali già sulla soglia del tempio dell’arte cinematografica visto che, prendendo a prestito i versi di una famosa canzone di Giorgio Gaber, il cinema, come la politica, è innanzitutto partecipazione.
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