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Cultura

Napoli, “Art in Progress”: le irruzioni in mostra della giovane artista Annalisa Ambrosia

Napoli, 10 Febbraio – La giovane artista Annalisa Ambrosia partecipa ad una mostra presso il Complesso monumentale Santa Maria La Nova, antica fondazione Angioina che racchiude stratificazioni artistiche e stili diversi, nel centro storico di Napoli, per il progetto ‘Art in progress’ con uno spazio dedicato all’esposizione di opere d’arte, dell’associazione “Oltre il chiostro”. La sua è un’irruzione con un ciclo di otto dipinti realizzati con modi e supporti particolari.

“La scelta e l’adozione di questo materiale ”povero” come palestra della sua immaginazione sembrerebbe trasportare nell’universo artistico il duplice linguaggio dell’esclusione e della narrazione tutta interiore, come confini di un mondo altro, che non si concede fatalmente se non attraversandone lo spazio della distanza” , questo dice della talentuosa pittrice il Direttore del Museo Giuseppe Reale.  

A lei abbiamo rivolto alcune domande per raccontare della sua arte.

Annalisa quando si è svolto il progetto espositivo e in che modalità? 

“Il progetto a cui ho partecipato è Art in progress in collaborazione con il Museo di Santa Maria La Nova e l’associazione Oltre il chiostro. Si sarebbe dovuto svolgere dal 7 novembre al 4 dicembre 2020 con un esposizione nell’area dedicata per l’iniziativa. A causa delle chiusure per la pandemia il progetto è stato 

sospeso, successivamente si è deciso di spostarlo in modalità online, creando la piattaforma Cyber Museum e sul sito Oltre il chiostro. Quindi si è creata una mostra virtuale”. 

Com’è avvenuta questa partecipazione, hai ricevuto un invito dal  del museo Direttore Giuseppe Reale?

“Per partecipare al progetto ho fatto una richiesta dopodiché è stato valutato il mio portfolio dal direttore”. 

Anche altri artisti hanno esposto per lo stesso progetto? 

“Certamente, anche altri artisti hanno partecipato in precedenza, il progetto non è un collettivo ma periodicamente dedica lo spazio ad un singolo artista per volta”.

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Quale messaggio vuoi dare con le tue opere?  

“Inizialmente ero incuriosita perché l’ambiente per lo più rappresentativo di storia era in contrasto con il ciclo di opere. La cosa importante è che dare spazio agli artisti emergenti non è da tutti per cui sono grata dell’opportunità. L’arte assume ancor più rilevanza appunto nel momento in cui è a contatto col pubblico, anche se sono dell’idea che bisogna essere un minimo educati alla sua presenza. 

Un messaggio universale in cui ognuno si rivede e ricerca sé stesso o ulteriori significati. Un input alla percezione, oltre la rappresentazione visiva, oltre i significati nascosti, oltre le allusioni metaforiche. Queste opere vogliono proporre come uno stimolo alla coscienza. Dove ognuno in sé stesso, indaga”. 

Il materiale che hai usato come supporto è molto interessante, come mai hai scelto proprio questo?                   

“Ero in una fase sperimentale , praticamente avevo la possibilità di utilizzare il cartone siccome era stato messo da parte, inizialmente per caso, e in seguito mi è tornato utile per la mia intenzione. Ho provato ed è stato come se già sapessi in che modo farlo, poi ho accumulato altro cartone per continuare questa ricerca che avevo iniziato. L’interpretazione allude alla povertà del materiale stesso, delle sue caratteristiche, dei suoi usi. Questo ha colpito molto il Direttore Reale, proprio l’uso insolito del supporto che ha acquisito attenzione e una posizione di importante riflessione. A mio avviso ciò che l’uomo produce, dobbiamo essere consapevoli che finisce da qualche parte e non tutti i materiali sono biodegradabili. Ogni cosa ha un impatto sull’ambiente. Anche in merito alla questione degli imballaggi per esempio. C’è anche un aspetto sociale, ogni cosa può essere considerata in ampie vedute”. 

A cosa ti sei ispirata? 

“Come dicevo prima casualmente mi è balenata l’idea di usare qualcosa di diverso ma che avrebbe avuto comunque la sua consistenza, un supporto alternativo, avevo già conservato da parte tre pezzi di cartone. Ero in una fase riflessiva, tentando di cercare e scoprire qualcosa di nuovo, di diverso da ciò che avevo fatto in precedenza. Così nella mia mente si è attivato tutto un ragionamento, nel contempo creavo come se già sapessi in che modo e cosa fare. Al primo tentativo sono riuscita. Il risultato per quello che avevo architettato poteva andare bene, cosi ho continuato anche se poi alcune cose non mi sono sembrate giuste, per cui le ho scartate. Successivamente ci sono ritornata rientrando nel meccanismo che mi aveva ispirato, così ho potuto proseguire la mia ricerca. Aldilà del significato che si cela e si nasconde dietro un materiale povero, reperibile, degradabile, e nell’impostazione dell’immagine, mi ha dato l’impressione di una sorta di test come le macchie di Rorschach. In questo caso però le mie sono immagini non simmetriche. È affascinante studiare il pensiero. Ultimamente sto approfondendo i miei studi sul cervello leggendo dei testi specifici, per un progetto a cui sto lavorando, riguardo la percezione. Ritornando ai dipinti ho cercato di dare un equilibrio compositivo nel senso che una parte dei dipinti deve indurre chi guarda a immaginare ciò che vede, e viceversa a vedere ciò che immagina. Mentre un’altra parte induce a vedere determinate forme che io ho estrapolato e condotto volontariamente. 

L’immagine si compone e si decompone allo stesso tempo. Mi è anche sembrato di percepire due immagini sovrapposte contemporaneamente, credo che a seconda di chi guarda avviene un’impressione differente, in qualche modo. Comunque da un lato c’è questa metafora rispetto al materiale e quindi cercare di trasmettere un messaggio di sensibilizzazione , da un altro lato invece, c’è questa volontà di capire le elaborazioni psicologiche rispetto all’immagine, quindi rispetto alla sensibilità propria dei sensi. Un duplice intento”. 

Continuerai ancora ad usare questa tecnica in futuro?

“La utilizzo tutt’ora, continuo a mettere da parte pezzi di cartone, ma non solo, svariati tipi di carta o altri supporti, mi piace sperimentare e cimentarmi in nuove avventure, l’arte è un mondo che contiene infiniti mondi”. 

Hai già partecipato ad altre mostre in passato e con quali opere? 

“Si ho già partecipato ad altre mostre, e progetti artistici, devo dire anche che da poco sono attiva in questo ambiente, da qualche anno partecipo a diverse iniziative, nonostante io abbia da sempre questa passione. Ho partecipato alla seconda edizione di “Non me ne vado” e a “L’arte dint a legalità”, con due opere su tela, dall’immagine segmentata, dal titolo ‘Dea bendata’ e ‘Gatto’. Poi partecipai alla Festa della Musica in una painting action con progressive-rock band, questo connubio arte musica secondo me è il massimo. Simile esperienza con il Maestro Luca Signorini, in un live painting stavolta con musica classica. Presso il caffè letterario abc ci sono state due mie esposizioni dei dipinti ‘la strega’ e ‘violoncello’. Ho partecipato a due estemporanee, ricevuto una menzione dal Dama Museum e il premio come artista più giovane. Ho decorato panchine e strisce pedonali in altri due progetti, rendendo le opere parte urbana: una panchina ‘onda’ che sottolinea la connessione con la natura, mentre l’altra a tema sartoriale dedicata a una persona importante. Durante la pandemia ho partecipato a un iniziativa per condividere l’arte in questo periodo difficile, una sorta di collettiva online, e la mia opera Elmo è stata pubblicata in ebook nell’Arte al tempo del coronavirus vol. 1. Simile anche il concorso della fondazione melanoma onlus e scuola comix dove ho proposto due opere dal titolo virus”. 

Hai già altri progetti per il futuro?

“I miei unici progetti sono la ricerca artistica ( che comprende una bella parte dello scibile umano, inteso artisticamente). Spero di approfondire ancora di più tutto ciò che mi interessa e scoprirne il più possibile. Il tempo sembra sempre poco per tutto quello che si vorrebbe fare. 

Quali sono le aspettative di Annalisa Ambrosia?

“Le mie aspettative potrebbero essere quelle di sentire pienamente l’arte, di viverla. E di trasmetterla, soprattutto, penso che sia una bella prospettiva dare emozioni. Spero di riuscirci. Per me l’arte è elevazione spirituale, non riesco a concepire una realtà senza di essa”.

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