Napoli, 21 Novembre – Nell’immaginario comune si ritiene – a giusta ragione – che l’Avvocato debba essere il difensore degli ultimi (i deboli e gli oppressi) contro l’arroganza dei fuorilegge e gli arbitri di chi detiene, a qualsiasi livello, il potere.
Detto in altre parole: l’Avvocato è il difensore delle libertà costituzionalmente sancite, un uomo tra gli uomini (od una donna tra le donne) e, nello specifico, un difensore legale in grado di patrocinare, con coscienza e perizia e con assiduo studio delle novità normative e giurisprudenziali, la causa prospettatagli/le dal/la proprio/a cliente, ai fini dell’efficace ed esauriente difesa dell’interessato/a dinanzi al plesso giudiziario adito.
A tal proposito urge ricordare che la difesa in giudizio è un’obbligazione di mezzi non di risultato, ossia colui o colei che va dall’Avvocato, può e deve essere solo sicuro/a che il Professionista Forense lo/a difenderà in giudizio con scienza e perizia, ma mai gli/le potrà garantire la sicura vittoria della causa.
Ciò premesso, si deve focalizzare l’attenzione sul dato di fatto che, purtroppo, anche tra Colleghi Avvocati intercorrono, molte volte, rapporti di competizione e di rivalità, dettati dalla pura invidia professionale che si trasforma in una sottile quanto spietata forma di persecuzione/ostruzionismo nel fare conseguire al/la Collega un avanzamento professionale-forense costruttivo e gratificante
Accade, infatti, che Colleghi e Colleghe di più anziana iscrizione e docenti di corsi biennali per Avvocati Ordinari (ma talvolta aperti anche ai/alle Colleghi/e Praticanti) cerchino di ostacolarli nel conseguimento di tali traguardi forensi, inventandosi, in sede di valutazione finale del percorso in oggetto, scuse a dir poco risibili e senza nessuna base solida gius-scientifica, per bocciare il/la candidato, rimandandolo/a di sessione in sessione, al fine di convincerlo/a che tale percorso professionale-forense non gli/le si attaglia assolutamente.
Ma può un già Avvocato con meriti riconosciuti in sede accademica (e magari anche a livello di produzione di pregevole letteratura gius-scientifica forense e concorsuale-giuridica) non essere in grado di conseguire una abilitazione forense ulteriore?
Per spiegarlo con un esempio banale: chi può guidare un Suv può essere totalmente incapace di condurre una bicicletta? Il bello (anzi il brutto) della questione è che ciò capita spesso (o sempre?) a coloro che non hanno famiglie forensi alle spalle.
Non è questa una forma di atti persecutori, ai sensi dell’articolo 612-bis, primo comma, c.p.? Certamente!!! L’unico scopo è emarginare la vittima dall’esercizio effettivo e continuo della professione-forense con riguardo specifico a certi settori riservati di fatto a pochi prescelti.
La Colleganza Professionale Forense si deve basare sul leale confronto costruttivo-formativo e sull’applicazione concreta della Deontologia Forense, anche in sede di valutazione dei candidati-Colleghi/e che hanno seguito corsi di perfezionamento professionale-forense in fase di carriera forense attiva.
In fin dei conti, Collega Avvocato deve valutare Collega Avvocato già formato e non deve sottoporlo ad un processo inquisitorio. Ciò non vuole dire che non esistono Avvocati Ordinari, anche di vecchia iscrizione, quali docenti seri e coscienziosi che incentivano i/le Colleghi/e più giovani e talentuosi a dare il meglio di loro stessi, ma bisogna evidenziare anche che esistono fenomeni patologici come quello sin qui descritto.
NOTA: ARTICOLO REDATTO CON LA GENTILE CONSULENZA DELL’AVVOCATO GIULIO LA BARBIERA CHE HA FORNITO PREZIOSE DELUCIDAZIONI GIURIDICHE SUL MOBBING ORIZZONTALE E SUL REATO DI STALKING (ATTI PERSECUTORI) EX ART 612-BIS, PRIMO COMMA, C.P.
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