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Medioriente: Qualcuno ha visto i 40 bambini decapitati da Hamas? Nemmeno Netanyahu e Blinken!

Napoli, 13 Ottobre – La notizia del massacro di civili nel kibbutz di Kfar Aza ai danni di civili israeliani per mano di Hamas ha fatto il giro del mondo, o meglio dire, dell’Italia.

Facciamo un passo indietro. Il 7 ottobre Hamas attacca a sorpresa Israele su più fronti, via mare, via aria e via terra. Un attacco senza precedenti nella storia recente israeliana. Civili rapiti e uccisi nel deserto al festival a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza e militari di Hamas che entrano tra le strade di Israele.

Il video del rapimento di Shani Louk, la 22 tedesca presa e caricata su una moto durante il party, poi vista seminuda su una Jeep portata in bella mostra dai soldati di Hamas, diventa il simbolo della crudeltà dell’attacco. Diventa il simbolo di questa nuova guerra. “L’hanno rapita, l’hanno torturata. violentata, le hanno spezzato gambe e braccia

Si è scritto di tutto, si è detto di tutto, ma solo per ipotesi. Le uniche certezze erano il rapimento e il video di Shani dietro il cassone del jeep e che sembrava morta. Dopo 2 giorni la mamma di Shani viene contattata da fonti palestinesi che le dicono “signora sua figlia non è  morta è solo ricoverata in ospedale con un grave trauma cranico

Il 10 Ottobre un’altra orrenda  notizia rimbalza sulle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali –Il massacro degli innocenti– 40 bambini sarebbero stati uccisi e decapitati da Hamas in un Kibbutz a 3 chilometri da Gaza, in territorio israeliano.

L’opinione pubblica si scatena ( specifichiamo che Hamas non si crea scrupoli a commettere tali crimini di guerra). “Sono animali, sono bestie, sono terroristi” -viene detto- Hamas infondo non è un esercito regolare ed ha metodi jhiadisti, quindi è stato facile alimentare ancora di più la storia. La notizia però viene riportata ed evidenziata a gran voce solo da media italiani, La CNN, BBC il New York Times, quindi grandi media a livello mondiale, si riservano nel dare clamore a questa storia.

Da dove nasce la storia dei 40 bambini decapitati? A darne la prima notizia è una giornalista israeliana Nicole Dareck nel giorno in cui l’esercito ha permesso l’accesso alla stampa ad entrare al Kibbutz.

In un collegamento in diretta con l’emittente i24news, per la quale lavora, racconta di 40 bambini morti decapitati, 40 bambini portati via in barella.  Da quel momento la notizia fa il giro del mondo accompagnata da una foto che mostra 6 soldati israeliani all’ impiedi vicino a 6 sacchi neri con all’interno cadaveri, sacchi neri dalle dimensioni di un adulto.

La giornalista Nicole Dareck lavora per i24news, un importante emittente israeliana che però nel 2019 è stata al centro di un’inchiesta, ideata dal quotidiano Haaretz, rilevando come i24news sarebbe il megafono del governo di Benjamin Netanyahu, con direttive che spesso arrivavano direttamente dall’ufficio presidenziale.

In pratica la giornalista avrebbe detto “alcuni soldati mi hanno raccontato […] ” quindi non avrebbe mai visto quelle immagini ma avrebbe fondato la notizia sul sentito dire.

A peggiorare il tutto ci ha pensatoNexta, un’emittente bielorussa d’opposizione nota anche per ingigantire notizie non verificate o diffondere notizie false, ha unito l’informazione dei 40 bambini portati via in barella con quella delle teste mozzate, scrivendo un tweet che parlava di “40 neonati israeliani decapitati“.

Anche una veterana del giornalismo in Medio Oriente, Bel Trew, presente nei kibbutz dei massacri ha scritto in un tweet, poi cancellato, di aver sentito un militare israeliano parlare di “corpi di bambini decapitati”, ma di non aver potuto verificare in modo indipendente l’informazione.

In un era dove la digitalizzazione ne fa da padrona ed le immagini viaggiamo sui social senza censura, nessuna foto di tale scempio è stata mostrata.

Il social più usato per queste pubblicazioni è Telegram e la guerra Ucraino-Russa ce lo ha insegnato. Canali Telegram vengono creati stesso dalle 2 fazioni o da cittadini e li vengono pubblicate immagini per condannare o elogiare le gesta belliche. Questi canali possono essere alimentati da qualsiasi utente, anche militari,  che inviano in privato l’immagine o il video con la descrizione per poi essere pubblicato dall’amministratore.

Con la guerra in Ucraina si sono visti dei veri massacri ad opera dell’esercito russo, uno tra i tanti quello nella città di Bucha, e le immagini di quei corpi sono balzate su tutti i canali Telegram per condannare gli atti perpetrati ai danni del popolo ucraino per mano russa.

Da Israele, invece, nessuno ha pubblicato nulla. Se ciò fosse realmente accaduto di sicuro sarebbero saltate fuori le immagini proprio per certificare ciò che si stava dicendo e per condannare definitivamente Hamas per la sua brutalità, come è  stato fatto nel primo giorno di battaglia mostrando diversi civili nelle strade senza vita.

Dopo un giorno dalla notizia iniziano i primi dubbi, tanto da portare l’esercito israeliano a dichiarare la notizia -non verificata- Nella visita in Israele  del Segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken, il primo ministro Netanyahu ha mostrato alcune foto di 3 bambini, 2 carbonizzati ed 1 con vestiti sporchi di sangue, definendole “le prove che il mondo chiedeva“.

Nessuno sa cosa abbia visto il Segretario di Stato Americano realmente come nessuno sa la provenienza degli scatti fotografici. Nessuno mette in dubbio la morte di civili, anche bambini, ma può essere messa in dubbio la provenienza e la causa della morte dei bambini nelle foto.

Potrebbero essere bambini morti in un incendio dovuto dall’esplosione di un razzo di Hamas e fatti passare per bambini bruciati vivi nel Kibbutz. Il Primo Ministro Israeliano ha parlato, poi, di alcuni corpi decapitati ma non ha detto espressamente se fossero soldati, civili o bambini sempre  perché questa notizia fa comodo tanto allo Stato israeliano quanto gli Stati Uniti, da una parte per portare avanti la propria causa e dall’altra per giustificare i crimini di guerra che Israele sta commentando in questi giorni ai danni dei palestinesi.

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