Marigliano-Pomigliano d’Arco, 24 Novembre – La XIV Giornata Nazionale del Trekking Urbano è stata svolta lo scorso 31 ottobre in Italia, con 62 città partecipanti fra cui Napoli nell’offerta di 18 appuntamenti, dal 28 ottobre al 19 novembre, alla riscoperta di miti, magia, misteri e incontri con antiche figure storiche come Virgilio o mitologiche della cultura popolare come “O’ Munaciello” e “A’ Bella ‘mbriana”. In questo stesso periodo il sociologo Antonio Castaldo, ha ripercorso il tratto della Nazionale delle Puglie che va da Marigliano a Pomigliano d’Arco, testimone del patrimonio storico e culturale di questa zona con i nascosti tesori meritevoli di maggiore attenzione e fruizione. Quello che segue è il suo reportage da camminatore urbano sul percorso di 7 chilometri in 3 ore, comprese due pause di 40 minuti.
La Nazionale delle Puglie, di oltre 87 chilometri di lunghezza e variamente indicata nella toponomastica dei comuni attraversati, si sovrappone all’antica via “Adrianea”, nota fin dal II secolo d. C., che collegava la colonia greca di Cuma con “l’Ager Nolanus”. Il nome le derivava dall’Imperatore Publio Elio Adriano, morto a Baia nel 138 d. C., mentre trascorreva gli ultimi anni della sua vita sul litorale campano. Questo importante dato storico si ricava dalla lettura dell’antologica opera di Francesco Aliperti, “L’Opicia preromana e romana”, edita dalla LER, alla cui presentazione avemmo il piacere di essere invitati, per lo svolgimento avuto nella Sala Consiliare del Comune di Marigliano, il 12 novembre del 2005.
Gli antichi popoli, come quello autoctono degli Osci, ci ricordano un mondo assai lontano. A noi, abitatori del frenetico tempo e del rattrappito spazio del terzo millennio, oltre alla memoria, resta la possibilità di riscoprire la lentezza dei ritmi di vita semplicemente facendo una escursione urbana pedonale, in un tratto accessibile e non troppo faticoso per chi è ostaggio della sedentarietà. E dunque, passo dopo passo, nella piena autonomia del bipede umano ci si incammina partendo da Marigliano per poi attraversare Mariglianella, Brusciano, Castello di Cisterna e raggiungere infine Pomigliano D’Arco.
Si parte, dunque, dalla Villa Comunale di Marigliano, la cittadina dove è Sindaco l’Avvocato Antonio Carpino, e ci lasciamo alle spalle il monumento, “Pro Patria”, con dedica ai caduti della Grande Guerra (1915-1918) dal “Popolo di Marigliano nel IV Anniversario della Vittoria” su una massiccia colonna granitica. Qui su Via Nazionale, denominata Umberto I, alzando gli occhi sulla casa di ringhiera del secondo piano del palazzo di fronte, la memoria va a Sebastiano Bonavolontà, “l’Uomo delle Bandiere” ambientalista e pacifista promotore di numerose iniziative fra cui il laboratorio ecosostenibile “Chico Mendes”. Deambulando lungo il marciapiede a nord dell’asse viario, in direzione di Pomigliano D’Arco, sfioriamo la ben conservata architettura razionalista della Casa Littoria e subito dopo quella postunitaria del Palazzo Comunale dove, all’ingresso è scolpito l’anno 1862 e sulla facciata, si legge il ringraziamento “Al magnanime Re / UMBERTO I / che con decreto / del XVI gennaio MDCCCXCVI / concedeva a Marigliano / il titolo di / CITTA’ /. Il Comune riconoscente / MCMVII”. La piazza sottostante, lo stesso Municipio, l’esattoria comunale e il circolo dell’Unione, l’otto giugno del 1959 furono lo scenario della “Rivolta delle papate” con protagonisti i contadini vittime economiche dell’abbassamento del prezzo delle patate, loro unica fonte di sostentamento, comprate a 6 lire al chilo alla produzione e rivendute a 35 lire sul mercato. Gli scontri con la polizia portarono a 100 arresti, oltre a numerosi feriti, tutti appartenenti ai paesi che stiamo attraversando con questa camminata.
Al primo incrocio stradale ci lasciamo, a sinistra, il Corso Vittorio Emanuele III, che sale verso Somma Vesuviana e porta al Convento dei Francescani, i Frati Minori di San Vito mentre, a destra, salutiamo la Chiesa di S. Maria delle Grazie la cui costruzione, a croce latina in un’unica navata e cinque cappelle per lato, risale all’anno 1000. Divenuta Collegiata nel 1494 ad opera di Alberigo da Carafa I feudatario di Marigliano, fu per volere dei Mastrilli, nel 1633, ulteriormente ampliata ed abbellita con tele di Domenico Antonio Vaccaro e di Ludovico Mazzanti. In essa hanno dimora le statue dei Santi Protettori, Sebastiano, Rocco e Vito. Il tratto interno ortogonale interno che ad essa la congiunge, fatto del bellissimo basolato scuro, figlio della lavorazione della pietra lavica del Vesuvio, permette un calpestio solido accompagnato dalle linee poligonali che invitano a zigzagare sui blocchi posti in varie misure e con la bucciardatura che assicura l’appoggio antisdrucciolo per i piedi. Giungiamo alla rotatoria, all’altezza di quello che fu il ponte sopra il canalone-lagno, oggi ricoperto, la cui origine è nella vasca di raccolta delle acque discendenti dal Monte Somma. A questo punto i ricordi personali del sociologo Antonio Castaldo assumono l’immagine del libero sciamare primaverile di migliaia di ragazzi che nel “Giorno della scampagnata” occupavano gioiosi quell’invaso, trionfo di prateria. In quei giorni spensierati spesso i giochi recavano le citazioni dal mondo della celluloide dei western proiettati “dint’o cinema ‘ncoppo ‘o ponte” la sala che è stata trasformata prima in centro commerciale e poi in punto scommesse. Lasciandoci alle spalle il centro di Marigliano ci avviamo verso Mariglianella costeggiando l’opificio tipografico dell’Istituto “Anselmi” con a latere l’ex sede dell’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato “Galileo Ferraris”, poi, superando Villa Galdi, si sfiora Lausdomini, cogliendone per un momento il punto di fuga in fondo al Corso Campano che ci conduce verso le distese del Ponte dei Cani lungo la rete dei regi lagni borbonici. Là fluiva il corso dello scomparso fiume Clanio e su quelle sponde si avvicendarono popoli dell’antica Campania Felix dopo sanguinose battaglie.
Da qui si entra a Mariglianella, dove è Sindaco Felice Di Maiolo, lo stesso è anche Consigliere della Città Metropolitana, l’Ente che ha da poco iniziato, proprio da Mariglianella, il suo programma di rifacimento del tappetino d’asfalto su alcune strade di sua competenza. Attraversati la macchia orientaleggiante di sei palme da datteri, con uno spicchio d’occhio si saluta la simpatica “Piazza Ragazzi di Oggi”, sorta sull’area dismessa dell’ex stazione della Circumvesuviana. Invece la “Stazione di Mariglianella” è svanita nel nuovo faraonico tratto in sopraelevata della strada ferrata, oltre il cimitero comunale, a sinistra del senso della camminata, nella straniante dimensione di un “non luogo” postmoderno diventando la fermata “Via Vittorio Veneto” in territorio mariglianese.
A Mariglianella, i marciapiedi di via Marconi, coperti di asfalto sono molto ampi e danno un senso di libertà e sicurezza e un largo respiro coglie il passante, abituato con sofferenza, ai claustrofobici spazi ristretti dei centri storici nella continua invasione dei mezzi a motore. Sempre procedendo sul lato nord della Nazionale delle Puglie in direzione Pomigliano d’Arco, volgendo lo sguardo sul lato opposto la curiosità è attivata da ruote di granito fasciate in ferro e solcate da canaletti sulle facciate interne con un foro ferrato al centro: sono il residuo industriale del “Mulino Itri” che una volta produceva le farine dalle granaglie che i contadini portavano dai loro campi con carri, muli, cavalli, vacche e più tardi con trattori, furgoni e camioncini, fino a circa quaranta anni fa. La passeggiata sulle Taverne evoca la sosta dei pellegrini che da Napoli si recavano a Montevergine o dei carrettieri che collegavano la provincia interna con il capoluogo. E, proseguendo lungo la direzione di Napoli, si potrà citare la vecchia canzone “Nu poco ‘e sentimento” di Peppino Villani e Gaetano Lama del 1925: “Io vèngo a père da ‘a Mariglianella / e mme songo partuta a matutino… / me so’ fermata a ogne cantenélla / e mma’aggio fatto ‘nu bicchiere ‘e vino! / E mo sapite ‘ncuorpo che mme sento? / ‘A voglia ‘e fa ‘nu poco … ‘e sentimento…” e chissà, trarre così un qualche buon romantico auspicio per quando si sarà in dolce compagnia una volta scelto questo percorso in future escursioni. Qui una sosta ristoratrice presso qualche locale, fra quelli che stanno ritornando ad animare le Taverne di Mariglianella, ci sta bene anche per riposare dopo la tirata pedonale da Marigliano.
Più avanti con lo sguardo intercettiamo, sulla mano sinistra, la Chiesetta della Madonna della Sanità, con il centro religioso ed educativo retto dalle Suore Domenicane, con la responsabile Suor Ursula Tejada, ed ove si alternano nella messa mattutina il Parroco della Insignita Chiesa San Giovanni Evangelista, il saggio Don Ginetto De Simone, e l’intellettuale Don Lino D’Onofrio, Vicario della Diocesi di Nola.
Questo luogo storico ci restituisce immagini biografiche del Venerabile Carlo Carafa (Mariglianella 1561-Napoli 1631) che nacque nell’adiacente palazzo di famiglia e da qui iniziò la sua vita irrequieta, lunga 70 anni e compiuta con una grande missione religiosa di dedizione ai poveri, alla preghiera e alla dottrina cristiana e cattolica. La memoria personale del camminatore, il sociologo Antonio Castaldo, invece ci porta all’asilo delle suore domenicane ed al ricordo di Suor Lorenza e dei cari amici di infanzia con il ciclo educativo proseguito alle scuole elementari con il bravo insegnante Antonio Di Sarno e quindi alle scuole medie, succursali della “De Ruggiero” di Brusciano.
Ed eccoci proprio all’ingresso di Brusciano, dove è Sindaco l’Avvocato Giuseppe Romano, e si riceve il benvenuto dalla “Terra di lavoro, musica e folklore”, mentre l’arrivederci a Mariglianella viene lanciato dalla sovrastante insegna mastodontica posta a confine dei due comuni. Da qui, la Via Nazionale fino a Castello di Cisterna è intitolata a Camillo Cucca (Brusciano 1829-Napoli 1893) ispettore della Regia Marina morto per causa di servizio in seguito ad una missione sanitaria. Sulla Via Cucca si affaccia quella che fu la “Masseria De Ruggiero” a valle della sua grande estensione di terreni con la dimora principale più a monte con l’anno di inaugurazione 1789 scolpito nel piperno del portale principale. La famiglia De Ruggiero ha come suo massimo esponente Guido De Ruggiero (Napoli 1888-Roma 1948), storico della filosofia, antifascista, fra i fondatori del Partito d’Azione, rettore dell’Università di Roma dal 1943 al 1944, Ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Bonomi II (1944) dopo la caduta del fascismo. Egli riposa nella cappella gentilizia di famiglia, dove è deposta anche l’urna cineraria di suo genero, lo storico, Renzo De Felice (Rieti 1929-Roma 1996), nel locale cimitero, dove l’epitaffio di Benedetto Croce ci ricorda che De Ruggiero, “…auspicando / in tempi oscuri il ritorno alla ragione / fu alle nuove generazioni d’Italia / maestro ed apostolo di fede nell’umanità”.
Andando verso il centro, si sfiora l’imbocco della zona di “Cortaucci- Lagnola” dove c’è Via Cavalcanti, una volta Vico Tre Santi, con l’arco memoriale del Miracolo di Sant’Antonio, del 13 giugno 1875, evento originante la Festa dei Gigli a Brusciano. Ma restiamo sulla Via Nazionale-Cucca dove si passeggia sui marciapiedi in cubetti di porfido e pietra vulcanica. I varchi di accesso alle antiche case ritornano al tradizionale basolato e alle volte di ingresso in piperno e si rimandano, quasi a specchio su ambo i lati della carrozzabile, con l’architettura dei vecchi palazzi costruiti con le pareti perimetrali in pietre di tufo in un modulo ripetuto che dà un ritmo regolare allo sguardo ed al passo d’uomo. L’incrocio principale, baricentro del tratto bruscianese della Nazionale e del territorio comunale, porta, a sinistra, verso il Monte Somma. E’ proprio su Via De Ruggiero, per un appunto assolutamente da segnare per quando si ha sufficiente tempo, è possibile fare una lunga e gratificante sosta gastronomica presso la “Taverna Estia” dove opera magistralmente lo Chef Franco Sposito, con le meritate 2 Stelle riconosciute dalla Guida Michelin 2018.
Dallo stesso incrocio, procedendo a valle, si va verso il centro storico con via Semmola, intitolata al casato qui presente ininterrottamente dalla fine del 1500 all’inizio del 1900. Di esso vanno ricordati esponenti che hanno dato lustro alla politica, alla medicina, alla farmacologia e all’impegno filantropico, fra i quali il farmacologo Giovanni Semmola (1793-1865) ed il medico e politico Mariano Semmola (Napoli 1831-1896) figlio dei bruscianesi, il già citato Giovanni e Fortunata Panico.
A 50 metri dalla linea di passeggio, buttando lo sguardo a destra si coglie la finitura di “Piazza XI Settembre” che collega idealmente questa parte di mondo con le avvenute tragedie e le invocate aspirazioni solidaristiche internazionali. Quell’area dell’ex Circumvesuviana con la bella novità dell’ampio spazio pubblico inaugurato nel 2004, porta indelebile la ferita dell’abbattimento della Vecchia Stazione, possibile sede di servizi sociali-culturali. Andando oltre, una simpatica rientranza del marciapiede ci accoglie con la ristrutturata “Piazzetta San Sebastiano”, l’alberello di ulivo al centro e la Chiesetta di San Sebastiano Martire. La cappella della famiglia Cucca nel 1866 divenne, per donazione, chiesa parrocchiale dove il giorno 16 marzo del 2009 il Vescovo di Nola, Mons. Beniamino Depalma, inaugurò l’Adorazione Perpetua su iniziativa del Parroco Don Giovanni Lo Sapio.
Ora la sede parrocchiale è presso il maestoso complesso religioso fra le vie Quattromani e Via De Ruggiero avente come Parroco lo stimato Don Salvatore Purcaro, dimora del Santo Patrono Sebastiano Martire e successivo accoglimento nella cappella a lei dedicata, delle spoglie mortali di “Sorella Nina”, Serva di Dio, Giovanna Lanza (Brusciano 1907-1987) di cui è in atto il Processo di Beatificazione mentre si è chiusa il 13 ottobre 2017 l’Inchiesta Diocesana del Processo di Beatificazione e di Canonizzazione di Mons. Francesco Saverio Toppi, (Brusciano 1925-Nola 2007), OFM Cap, Arcivescovo di Pompei dal 1990 al 2001.
Oltrepassata la Casa Comunale di Brusciano, ci approssimiamo a quello che una volta era per gli adolescenti un avventuroso luogo denominato “‘ncoppo ‘a mulara”. In passato, ove ora è tutto colmo e coperto da abitazioni, mentre sulla sopraelevata strada ferrata passano i treni della Circumvesuviana, si scendeva nel gigantesco cratere prodotto dall’uomo con le antiche attività estrattive del piperno. Qui ci si inoltrava in un ambiente selvaggio, rigoglioso di flora spontanea e canneto, che, al livello più basso, raccoglieva acqua piovana che d’estate richiamava frotte di ragazzi presso il “Lido Lubiam”. L’insegna era suggerita dalla scritta su di un cartellone pubblicitario che incentivava i primi consumi, figli di un miracolo economico collocato altrove in Italia. Ma la storia antica di questo luogo ci riporta a drammatici episodi come quello dell’uccisione, per mano dei briganti, del Sindaco di Castelcisterna Francesco Calabrese, piperniere di 60 anni. Procediamo ora verso il centro di Castelcisterna, dove attuale Sindaco è il Dottore Aniello Rega. Giungiamo presso la Casa Comunale oltre la strozzatura della Nazionale che localmente assume il nome di Via Vittorio Veneto. Subito dopo, sempre a mano destra, a nord dell’asse viario, in direzione Napoli, vi è la Chiesa Parrocchiale di Castello di Cisterna che svetta maestosa nelle fattezze di un’abbazia dedicata al suo Protettore, San Nicola di Bari. La sua costruzione risale all’anno 1766 e fu inaugurata nel 1775. Ma interessanti tracce storiche portano addirittura ai monaci di Montevergine e a Guglielmo da Vercelli giunto in questa parte del mondo nel 1134, con il beneficio di una donazione da parte di Ruggiero II comprendente Castelcisterna.
Eccoci ormai alle porte di Pomigliano D’Arco dove è Sindaco il Dottore Raffaele Russo, ex Senatore. Qui si incrociano le grandi vie di comunicazioni provinciali, statali, autostradali che servono al traffico cittadino, allo scambio delle merci, alle forniture dei grandi centri commerciali e delle industrie e allo smistamento dei loro prodotti. E proprio a quel mondo industriale si ispira la collocazione dell’Istituto Tecnico “Barsanti” fornitore di nuove generazioni di tecnici.
Regina della storia industriale locale è l’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili che, in liquidazione ne1 1915, passò nelle mani di Nicola Romeo, ingegnere napoletano. Dopo la Prima Guerra Mondiale divenne Alfa Romeo e nel 1938, sotto il controllo dell’I.R.I., venne costruita a Pomigliano la fabbrica. Sempre qui nel 1967 nasceva la famigerata Alfasud che trasformò migliaia di muratori, artigiani e contadini in operai metalmeccanici. Nel 1986 tutto il gruppo Alfa Romeo passò alla FIAT che nel 2008 ha rinominato i rinnovati stabilimenti, con presenza operaia in via di rarefazione, in “Giambattista Vico”. L’ultra quarantennale “Gruppo Operaio ‘E Zezi”, il cui storico fondatore e leader è Angelo De Falco “O’ Prufussore”, ha cantato per anni la sofferta mutazione antropologica che ha accompagnato tale esperienza industriale. Oggi Pomigliano è una vivace città che con il suo tenore di vita, di servizi pubblici e di movimenti culturali fa da riferimento all’intera zona. Bene, la meta è stata raggiunta. Ci fermiamo qui, all’altezza della vecchia stazione Circumvesuviana, dove la Nazionale diventata via Mauro Leone e prosegue come via Roma, verso Napoli. La camminata è terminata con qualche conoscenza territoriale in più, nel rallentamento del tempo ed il soffermarsi meditabondo sulle cose, i ricordi, gli affetti, i pensieri con il passo da viandante, antico pellegrino o moderno trekker, che rispetta l’evoluzione biologica del bipedismo umano sviluppatosi circa 4,5 miliardi di anni fa. Ma il gesto del camminare sembra stia diventando un aspetto residuale della vita dell’uomo sempre più pervasa dalle comodità della tecnologia. Forse ci sta imprigionando in una viziosa e falsamente dorata gabbia di realtà virtuale.
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