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Marigliano, convento “Antonia Maria Verna”: sparate i tracchi. Sono arrivati sei milioni di euro per il restauro. E’ corsa all’accaparramento

Marigliano, 2 Dicembre – Arriva l’argent del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. Versati al Comune dall’Europa 6 milioni di euro per il restauro del convento “Antonia Maria Verna” di proprietà pubblica. E scoppia l’eccitamento collettivo. Ormai si parla solo di questo in città. In una retorica insopportabile del beniculturalismo, del petrolio dei nostri monumenti e della storia millenaria di Marigliano.

La scoprono solo adesso questa storia? Fino a pochi giorni fa, infatti, le sorti del complesso religioso, abbandonato dal sisma del 1980, erano praticamente segnate. Il suo recupero non interessava a nessuno. Adesso, però, con la montagna di soldi che giunge in città, lo scenario sembra completamente cambiato. Sarà un caso ? Mah. Il Convento Verna (solo chi non conosce la storia lo chiama Palazzo!) è diventato una questione di primaria importanza che coinvolge tutti. Tutti si sono convertiti sulla strada del restauro filologico e della valorizzazione della medievale insula religiosa, adesso lastricata d’oro. C’è chi la voleva sventrare per farci una piazza/parcheggio

Marigliano – Convento Antonia Maria Verna

davanti casa. C’è chi la voleva sfigurata e trasformata in una moderna beauty farm con saune, terme e solarium.

C’è anche chi la voleva parco di attrazione Disney con tanto di torre e banderuole al vento come in un Medioevo fantasy. C’è pure chi, mentre le ossa dei Santi Fortunata e Liberato, conservate in due splendide urne neoclassiche finivano sul materiale di risulta dei diversi cantieri aperti e chiusi, mi dichiarò che “dovevo interessarmi dei vivi non dei morti” . Ci sono praticamente tutti quelli che, anno dopo anno, ritenendo il Verna un ingombrante peso amministrativo, hanno stornato i fondi del mutuo da tre miliardi di vecchie lire, vincolati per il suo miglioramento sismico, per dirottarli su strade, campo sportivo, arredi e altri settori elettoralmente più vantaggiosi. Ci sono tutti o quasi. Si perchè, signori cari, dai tavoli tecnici sono stati esclusi proprio quelle associazioni, quei tecnici, quelle persone che il Verna prima di tutto lo hanno amato come “luogo del cuore e dell’anima” e lo hanno salvaguardato, sempre. In primis quei “non gestibili” che per decenni hanno anteposto la tutela del monumento ai loro interessi personali o di bottega.

Quelli che si battevano per la ricerca del suo patrimonio d’arte e d’archeologia. Disperso, saccheggiato, umiliato. Quelli che pazientemente e gratuitamente collaboravano con Carabinieri e Soprintendenze per studiare, censire, ritracciare statue, dipinti, pavimenti maiolicati, marmi, arredi, mobili intarsiati, suppellettili, razziati e finiti nelle case di molta gente perbene. Mentre il Comune era sempre assente o inerte. Quelli che difendevano la memoria della città, i sette secoli di storia che si sono stratificati tra quelle pietre.

Dai tavoli istituzionali sono stati pure esclusi l’unica associazione che si spende realmente per i beni culturali del territorio (Il Comitato ProBorgo) e quei cittadini che dagli anni Novanta hanno tenuto accesso i riflettori sulla sua riqualificazione nell’interesse della città, tenuta sotto scacco dalle solite consorterie, dalle solite lobby, dai soliti gruppi di potere. Fuori gli storici e quei pochi architetti non allineati, che sul Verna hanno fatto ricerca vera e disinteressata tra minacce, insulti, disprezzi e mortificazioni di ogni sorta. Corpi estranei che il sistema ha espulso. Ma basta, festeggiamo adesso “Palazzo Verna”. Sparate i tracchi sono arrivati sei milioni di euro.

Anita Capasso

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