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Long Covid, Sip: “Il 17% dei bambini e adolescenti manifesta sintomi”

A tre mesi da virus congestione nasale, mal di testa, affaticamento e insonnia
Roma, 19 Maggio –  – Il 17% dei bambini e degli adolescenti italiani che hanno avuto una infezione da Covid-19 manifesta a distanza di tre mesi sintomi da long Covid, tra i quali i più comuni sono la congestione nasale, il mal di testa e l’affaticamento, mentre il più persistente nel tempo sembra essere l’insonnia. I dati emergono dal primo studio prospettico sul long Covid condotto sui bambini e gli adolescenti italiani, coordinato dall’azienda ospedaliera Universitaria di Parma, i cui risultati preliminari vengono illustrati oggi al 77° Congresso della Società italiana di pediatra, in corso a Sorrento.
Lo studio, iniziato a novembre 2021 e che terminerà a marzo 2026, condotto su 14 centri sul territorio nazionale, ha arruolato sinora circa 1.000 bambini e adolescenti con una pregressa infezione da Sars-CoV-2 di diversa gravità. “Identificare le potenziali conseguenze a lungo termine del long Covid e la relazione con l’infezione acuta è importante per la gestione e la riabilitazione dei pazienti. I criteri di inclusione di questo studio sono molto stringenti in quanto prevedono di arruolare in modo longitudinale un grosso numero di soggetti che hanno avuto una recente diagnosi di infezione da Sars-CoV-2, proponendo la ricerca nei Centri partecipanti a tutti coloro che sono risultati positivi al tampone molecolare in un preciso intervallo di tempo”, afferma la coordinatrice dello studio, Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria e direttrice della clinica pediatrica dell’Università di Parma, responsabile del Tavolo tecnico malattie infettive e vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria.
Dei 670 pazienti con diagnosi Covid-19 che hanno partecipato allo studio e per i quali sono disponibili i primi dati (51,5% maschi e 48,5% femmine) il 31% aveva una patologia pregressa, solo l’1,8% ha avuto necessità di ricovero, nel 15% dei casi l’infezione è stata asintomatica. A distanza di tre mesi dall’infezione, 118 bambini (pari al 17,6% del campione) manifestano almeno un sintomo del long Covid, tra questi 110 bambini (16,4%) manifestano almeno 2 sintomi, 84 bambini (12%) almeno 3 sintomi.
Ma quali sono le più frequenti manifestazioni del long Covid nella popolazione censita dallo studio? Congestione nasale (17%), mal di testa (15%), affaticamento (13%), scarso appetito (10%), insonnia (9%), tosse persistente (8%), dolore addominale (6%), confusione e perdita di concentrazione (5,2%) ed eruzione cutanea (4,9%). Tra i bambini che si sentono affaticati (pari al 13% del campione) circa 1 su 4 sente il bisogno di riposarsi più del solito, il 19% si sente più assonnato, l’11% ha meno energia del solito.
Alcuni sintomi come congestione nasale, scarso appetito, eruzione cutanee tendono a manifestarsi, nella stragrande maggioranza dei casi, in maniera lieve. Ma sintomi come affaticamento, insonnia, perdita di concentrazione e mal di testa si manifestano spesso con una sintomatologia più importante. In particolare, lamentano forme da moderate a gravi di affaticamento e di mancanza di concentrazione circa il 43% dei bambini alle prese con questi disturbi. Quanto alla durata dei sintomi, stando ai dati raccolti sinora, i più persistenti sono il mal di testa con il 10% dei bambini che ne soffre anche a distanza di 4-6 mesi successivi all’infezione e l’insonnia: il 3,6% ne soffre a 6 mesi di distanza, l’1,8% a 7-9 mesi e analoga è la percentuale di chi ne soffre a un anno di distanza.
“Il long Covid è un problema concreto anche nei bambini e negli adolescenti. La nostra ricerca dimostra la necessità di non sottovalutare sintomi persistenti che possono essere causa di enorme disagio per i più piccoli con la compromissione della loro vita quotidiana e l’importanza di un approccio personalizzato sulla base dei sintomi presenti. Questi risultati sottolineano ancora una volta l’importanza della vaccinazione contro il Covid anche nei più piccoli per evitare complicanze a distanza, che possono verificarsi anche in chi ha avuto un’infezione non particolarmente grave in fase acuta”, conclude Susanna Esposito.
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