Napoli, 21 Giugno – Lockdown: isolamento, chiusura, blocco di emergenza. Da lombarda di adozione, ho avuto il “privilegio” di iniziarlo il 23 febbraio. Trovare un unico vocabolo che possa racchiudere lo stato d’animo di quell’annuncio è impossibile. Sgomento, terrore, incredulità, un senso di soffocamento mentale, lo spazio che all’improvviso veniva risucchiato in un vortice, restringendosi. Giorno dopo giorno diventava sempre più difficile accettarlo, eppure era l’unica cosa da fare.
È stato un periodo molto duro, difficile da vivere senza conseguenze, una cicatrice nell’anima che non andrà più via. Per fortuna l’istinto di sopravvivenza, innato in ogni essere umano, ha prevalso ed ecco che contro ogni aspettativa, da questo infausto avvenimento, arrivano rinascite, si sdrammatizzano ricrescite. Rinasce il senso di libertà, di patriottismo, di umanità e le ricrescite che erano diventate così importanti, prendono la giusta dimensione.
La libertà prima del lockdown, era una cosa talmente naturale, scontata, ovvia, che aveva perso quasi di significato, ma quando te la tolgono capisci quanto sia preziosa. In quei giorni fantasma, in cui tutto sembrava come un brutto sogno, chiudevo gli occhi e immaginavo quando avrei varcato di nuovo la soglia di casa. Mi vedevo camminare per strada ed era così bello, assaporavo virtualmente un caffè insieme con le amiche, andavo a mangiare la pizza da Raffaele a Botticino. Cose normali queste, appartenenti alla mia quotidianità, ma ora avevano acquisito un valore inestimabile.
Rinasce il senso di appartenenza, ci siamo sentiti di nuovo tutti fratelli. Il cuore inorgoglito dall’inno nazionale suonato dai balconi, che avvolgeva l’Italia tutta, in un’unica bandiera.
Rinasce l’umanità in tutte le sue forme. I nostri nuovi eroi, accorsi anche da molto lontano, avevano camici, visiere, mascherine, guanti ed erano bellissimi. In nome di un giuramento hanno messo a rischio la loro vita per salvare la nostra. Ho voluto conoscere questo giuramento e l’ho cercato con sacralità. il “Giuramento di Ippocrate”, l’ho letto in religioso silenzio con qualche lacrima che mi accarezzava il viso.
Rinasce la natura. In fondo il virus è stato anche gentile, ha scelto un periodo non eccessivamente freddo ad un passo dalla primavera per farsi conoscere. Così, mentre gli uomini erano chiusi in casa, la primavera ha fatto capolino e ha regalato colori, profumi, raggi di sole. E che dire degli insetti, delle rondini, degli uccelli che allietavano con i loro versi le giornate? È stata questa la primavera più amata, credo, ma soprattutto la più osservata e vissuta, da finestre certo, da balconi, qualche fortunato dai propri giardini.
Rinascono passioni come il giardinaggio, la cucina, il bricolage.
Rinasce il semplice guardarsi negli occhi e parlarsi.
Siamo diventati tutti protagonisti di questo vivere così particolare e inaspettato.
E poi ci sono le ricrescite, quelle che il corpo nella sua evoluzione impone. Prima della chiusura, facevano sentire noi donne così inadeguate, ora venivano mostrate con serenità. Le radici dei capelli coloranti, erano segno d’orgoglio, il doppio colore parlava, raccontava le priorità e perché no, metteva in luce la vera bellezza, la naturalezza. Ricordavano le mani callose dei lavoratori delle generazioni passate, mi ricordavano le mani di mio padre che in seguito ad un infarto non poté lavorare nei campi per lungo tempo e le sue bellissime mani divennero bianche e lisce e questo per lui era una vergogna. Era giugno inoltrato come adesso, le guardò, mi guardò e tristemente scuotendo il capo disse: “Sembrano le mani dei signori”.
La depilazione, il manicure, la piega ai capelli, il taglio della frangia, si facevano di prassi in casa. Madri, zie, sorelle, cugine, amiche, s’improvvisavano esperte di bellezza e si alternavano nell’esecuzione.
Mi sono accorta di quanto sia cambiato il mondo, di quanto questa ricerca smodata della bellezza, della perfezione abbia annullato l’importanza dello scambio reciproco di irregolari tagli di frange, di smalti non perfetti, di pieghe non liscissime. Mi sono accorta di quanto un non nulla in un attimo possa spazzare via tutto, di quanto l’economia giri intorno all’uomo e lo travolge e un po’ di nostalgia mi ha preso.
Lockdown amico o nemico? A prescindere da ciò che l’ha determinato, credo sia stato un grande amico per chi era disposto a guardarsi dentro, un nemico per coloro che un dentro forse non l’hanno mai avuto.
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