Roma, 16 Ottobre – “Chiedo in nome di Dio che si metta fine alla follia crudele della guerra”. E’ l’appello che Papa Francesco lancia nel suo libro ‘Vi chiedo in nome di Dio’, pubblicato da Piemme e di cui il quotidiano ‘La Stampa’ oggi ha anticipato alcuni passaggi. Bergoglio considera la persistenza della guerra “tra noi come il vero fallimento della politica”. Il papa cita Virgilio che più di duemila anni fa “ha plasmato questo verso: ‘Non dà salvezza la guerra!’. Si fa fatica a credere che da allora il mondo non abbia tratto insegnamenti dalla barbarie che abita i conflitti tra fratelli, compatrioti e paesi. La guerra è il segno più chiaro della disumanità”.
“Oggi assistiamo a una terza guerra mondiale a pezzi – prosegue il Pontefice – che tuttavia minacciano di diventare sempre più grandi, fino ad assumere la forma di un conflitto globale. Al rifiuto esplicito dei miei predecessori, gli eventi dei primi due decenni di questo secolo mi obbligano ad aggiungere, senza ambiguità, che non esiste occasione in cui una guerra si possa considerare giusta. Non c’è mai posto per la barbarie bellica”.
Per questo, argomenta Bergoglio, “chiedo alle autorità politiche di porre freno alle guerre in corso, di non manipolare le informazioni e di non ingannare i loro popoli per raggiungere obiettivi bellici. La guerra non è mai giustificata. Infatti non sarà mai una soluzione: basti pensare al potere distruttivo degli armamenti moderni per immaginare quanto siano alti i rischi che una simile contesa scateni scontri mille volte superiori alla supposta utilità che alcuni vi scorgono”.
Il Papa punta il dito contro la contraddizione di alcuni politici che “rivendicano le loro radici cristiane ma poi fomentano conflitti bellici come modi per risolvere gli interessi di parte. No! Un buon politico deve sempre puntare sulla pace; un buon cristiano deve sempre scegliere la via del dialogo. Se arriviamo alla guerra è perché la politica ha fallito. E ogni guerra che scoppia è anche un fallimento dell’umanità”.
E conclude: “Avere armi nucleari e atomiche è immorale. Sbaglia strada chi pensa che siano una scorciatoia più sicura del dialogo, del rispetto e della fiducia, ovvero gli unici sentieri che porterebbero l’umanità alla garanzia di una convivenza pacifica e fraterna. Oggi è inaccettabile e inconcepibile che si continuino a scialacquare risorse per produrre questo genere di armi mentre si profila una grave crisi che ha conseguenze sanitarie, alimentari e climatiche e riguardo alla quale nessun investimento sarà mai abbastanza”.
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