Napoli, 27 Agosto – Girare per le cartolerie e le librerie è un modo per passare il tempo, specie allorquando si è in attesa della partenza del proprio treno e/o si è giunti con largo anticipo ad un appuntamento di lavoro.
Già a metà agosto, quando tutti sono ancora distesi sui lettini con uno smartphone tra le mani, la maggior parte dei summenzionati esercizi è tappezzata da posters con su scritto “viva la scuola”, “ritorno a scuola”, o – in Inglese – “back to school” per far presente ai potenziali clienti, anche non scolari, che, qualora decidano di fare il pieno di articoli di cancelleria o di libri, verrà loro applicato uno sconto significativo sul totale della loro spesa: iniziativa senz’altro lodevole, se si considera che molti Italiani – Covid o no – hanno le braccia decisamente più corte ogniqualvolta trattasi di investire in materiale utile alla propria formazione ed a quella della propria prole, preferendo sperperare le risorse in sfarzosi conviti nuziali od in ferie inutilmente lunghe e certamente non istruttive, durante le quali i minori sono spesso abbandonati a sé stessi.
In questo anno particolare, però, la ripresa delle attività didattiche si prospetta difficile da ogni punto di vista: non amo fare “elenchi”, ma, considerata la delicatezza dell’argomento, credo proprio che mi tocchi illustrarlo ricorrendo a questo metodo.
A) In primo luogo, la difficoltà attiene al profilo organizzativo e, al tempo stesso, politico: non distogliendo mai gli occhi dai quotidiani nazionali, ho desunto che i molteplici tavoli tecnici,meetings, vertici,et cetera non hanno sortito gli effetti sperati.
L’oggetto di queste infruttuose riunioni, che – giova evidenziarlo – son costate un’occhio agli Italiani (che, attraverso i tributi, hanno finanziato i puntigli dei politicanti), è stato, in primo luogo, il dilemma inerente al distanziamento tra i banchi ed a bordo dei mezzi pubblici di cui gli alunni sogliono servirsi. Apriti, cielo: le Regioni sono immediatamente insorte, dunque s’è creata la medesima atmosfera regnante nel celeberrimo episodio biblico della Torre di Babele (dall’Ebraico “bãlal“, che significa “confondere”), dal quale si ritiene che abbia origine la diversità degli idiomi.
Dopo mesi e mesi di pseudo-lavoro, non s’è riusciti a trovare un accordo univoco in ordine all’entità della distanza da mantenere – ci si è limitati a dire “anche meno di un metro”, frase che si presta a una molteplicità d’interpretazioni -, né si son trovate soluzioni tese a garantire effettivamente un riavvio sicuro del sistema scolastico.
B) La vicenda va esaminata, altresì, sotto l’aspetto squisitamente sanitario: il paradosso da me immediatamente ravvisato è da identificarsi nella mancata decisione di rendere obbligatorio il test diagnostico a coloro che, a vario titolo, dovranno accedere agli edifici scolastici.
Inoltre, come osservato dal Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, sarebbe insensato imporre il controllo della temperatura a casa: così facendo, cari Lettori, come si può pretendere di sapere con certezza se l’ingresso in istituto dello studente sia o meno rischioso?
Non va trascurato, poi, il mancato stanziamento di fondi ad hoc per la costante somministrazione del test ai soggetti suindicati: se per tante altre cose, anche meno importanti, vengono spesi fior di miliardi, perché non impiegare tali risorse in maniera sensata, ossia nel prendersi cura dei nostri giovani e di chi deve accompagnarli nel percorso formativo?
Di primo acchito, verrebbe da ridere a crepapelle; ma, in realtà, c’è da piangere!
C) Non da ultimo, desidero soffermarmi sulla diversità delle esigenze a seconda dei gradi dell’istruzione.
Ebbene, anche una persona meno formata è in grado di comprendere che i bimbi della materna – nonché i loro insegnanti, che hanno il compito di introdurli al rapporto con l’altro – hanno bisogno di un monitoraggio più frequente del loro stato di salute.
Inoltre, questi fanciulli devono vedersi garantire anche il diritto al giuoco, dunque è d’uopo sanificare con assiduità le aree a ciò adibite ed i balocchi di cui si dota ogni istituto: toglier tutto significherebbe negar loro di fare il primo passo verso l’età adulta.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma non vorrei trascendere nella prolissità.
Mi limito ad esternare il mio fervido auspicio che l’Esecutivo tenga conto di questo umile “papiello”, altrimenti rischia di andar tutto a rotoli.
Il tempo stringe, e la formazione dei giovani è un tassello importante dell’amministrazione statale: urge, dunque, addivenire ad un accordo univoco, considerata l’insidiosità di ogni decisione vaga.
Con la giusta determinazione…..si potrà ripartire alla grande!
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