San Gennaro Vesuviano, 19 Settembre – Tanto originale da non sembrare vero: Filippo, streamer sangennarese con la passione dei social, dei paesaggi, della gente e del cibo, ha fatto ritorno nel comune d’origine dopo aver compiuto un’impresa degna di un asso del ciclismo.
Incoraggiato dai suoi circa 1400 followers su Instagram e dai moltissimi spettatori su Twitch e Youtube, Filippo ha percorso quasi 1700 chilometri in bicicletta da Milano a Palermo, fisicamente da solo, ma supportato in diretta dai suoi fan. Vi raccontiamo il suo incredibile “Giro d’Italia” attraverso l’intervista che ci ha concesso.
Ciao Filippo, parlaci di te.
“Mi chiamo Filippo Alaa Eddin. Su Instagram potete seguirmi come aladino_fitnessandfood, su Twitch come AladinoFitnessAndFood, mentre su YouTube il mio canale è Aladino. Ho ventisei anni, sono stato militare fino allo scorso 9 giugno, data del mio congedo, dopo due anni. Adesso ho deciso di dedicarmi al lavoro che ho intrapreso poco prima di lasciare l’esercito, quello di streamer e di content creator”.
Da quanto tempo pratichi ciclismo?
“In realtà non pratico ciclismo, però di sport ne faccio. Sono un istruttore di bodybuilding, inoltre mi sono allenato per anni nel calisthenics, nel powerlifting e nel bodybuilding. Il ciclismo l’ho praticato raramente e in maniera amatoriale: ho percorso un tragitto notevole tre anni fa, quando per amore della mia ex ragazza andai in bicicletta da San Gennaro Vesuviano fino a Foggia, partendo alle 21.00 dal mio paese e arrivando alle 14.30 del giorno dopo. Dopo quell’impresa ciclistica ho fatto direttamente il mio <giro d’Italia>”.
Quante biciclette hai avuto nella vita?
“Vediamo… tre… quattro…cinque… cinque, direi cinque, di cui le ultime due sono quelle utilizzate per il giro d’Italia. Una l’ho acquistata a Milano prima di lasciare l’esercito, pensando che mi sarebbe stata utile qualora io avessi fatto il rider in alternativa allo streamer; con questa bici ho fatto il mio viaggio fino a Grosseto, dove ho dovuto ripararla per via di alcuni problemi, e poi a Roma, dove le complicazioni dovute alla ruota sono diventate più fastidiose mentre percorrevo la via Aurelia. La seconda bicicletta mi è stata regalata da due miei fan: era di uno di loro, l’altro me l’ha portata di comune accordo perché io potessi continuare”.
Come ti è venuta l’idea di fare percorrere l’Italia da Nord a Sud?
“L’idea mi è venuta perché sono una persona che ha spesso idee originali. Mi sono chiesto cosa potessi fare per me stesso e per i miei fan per dimostrare che esiste qualcosa di diverso, di interessante rispetto a quanto di stupido si dice e di fa tramite i social. Ho voluto dimostrare che basta volere fortemente una cosa per ottenere il risultato sperato. Però non solo basta volere le cose: occorre impegnarsi. Il mio viaggio, infatti, è stato difficile non solo a livello fisico, ma anche psicologico. A parte l’aspetto motivazionale, ho voluto sottolineare la scelta di un mezzo di trasporto molto green, ecosostenibile, che, se usato senza eccedere in velocità e rispettando i segnali stradali, fa bene”.
Quante ore al giorno e per quanto tempo ti sei allenato per prepararti al giro d’Italia?
“No, non mi sono allenato. Prima non ho fatto nulla se non percorrere gli undici chilometri dalla caserma, dove ancora si trovava la bicicletta, fino a casa”.
Prima di attuare la tua idea, quanto hai dedicato alla programmazione?
“Poco tempo. Avevo però programmato tappe di 230/250 km, che poi, in itinere, ho rimodulato rispetto alle tempistiche e ai dislivelli che incontravo”.
Come hai programmato il giro?
“L’ho programmato un mese prima, intensificando i preparativi nelle ultime settimane. Non sono mancati gli imprevisti, infatti una tonsillite virale mi ha tenuto fermo in casa, per una settimana. Gli ultimi giorni prima di partire mi sono serviti solo per gli ordini su Amazon di quello che mi occorreva per il viaggio e per la bicicletta”.
Quanti chilometri hai percorso? Gli stessi che avevi immaginato, o hai avuto degli imprevisti?
“Avevo ipotizzato circa 1700 chilometri, ma sono stati 1637. Sono rimasto un paio di giorni in più a Roma e a San Gennaro Vesuviano, ma non ho inserito i miei spostamenti locali nel computo dei chilometri”.
Quali tipologie di strade hai scelto?
“Strade provinciali e accessibili alle biciclette. Ho attraversato anche i paesi, soprattutto per tutelarmi dal pericolo di incidenti su strade che non sono sicure per i ciclisti”.
In quali città hai fatto tappa?
“Parma, Bologna, Firenze, Querciagrossa, Grosseto, Civitavecchia, Roma, Campozillone, San Gennaro Vesuviano, Battipaglia, Pontecagnano, Casalvelino Marina (ma da lì, dove non ho trovato alloggio, mi sono spostato ad Ascea Marina), Palinuro (qui ho avuto un incidente a causa del manto stradale bagnato e del terreno franato su strada dopo la pioggia, ci ho anche perduto un braccialetto), Tortora Marina, Paola, Pizzo Calabro, Messina, Milazzo, Santo Stefano di Camastra e infine Palermo”.
Quanti giorni ci hai impiegato?
“Ho pedalato dal 9 agosto al 5 settembre”.
Com’è stato il clima?
“Il clima è stato favorevole nei primi giorni, soleggiato, ma caldo. Qualche volta mi sono comunque trovato a pedalare sotto gli acquazzoni. È la situazione più pericolosa, perché il caldo rende tutto faticoso, ma non impedisce di continuare, mentre il vero problema è la pioggia, a causa della quale non si può procedere in sicurezza”.
Avevi qualcuno al seguito, che viaggiava con altri mezzi di trasporto?
“No, nessuna persona, non fisicamente. Soltanto coloro che mi seguivano tramite Twitch, da cui ho fatto le dirette. Tutti i giorni ho fatto le dirette anche per venti/ventiquattro ore (ovviamente ho utilizzato delle power bank) per mettermi in condizione di trasmettere”.
Quanto ti sei riposato tra una tappa e l’altra?
“Ho risposato poco. In genere arrivavo di sera e avevo solo il tempo di mangiare qualcosa, dormire e ripartire di mattina”.
Hai avuto l’ospitalità di qualche amico?
“Sì, ho avuto ospitalità da vari streamer di Twitch, da qualche youtuber e da qualche fan, per il resto ho sostato in B&B ma due o tre volte ho anche dormito su una panchina”.
Hai conosciuto persone interessanti durante il tuo giro?
“Sì, persone che mi hanno fatto capire che la gentilezza non è scomparsa. Ricordo molto bene coloro che mi hanno donato qualcosa senza che io chiedessi nulla. Ero sugli Appennini, per esempio, tra Bologna e Firenze, quando la signora del bar dove ho sostato, pur avendomi già stappato una birra, quando ha capito che avrei potuto pagare solo con la carta di credito e che in quel bar la carta non poteva essere usata come metodo di pagamento mi ha offerto la birra e un gelato. Ricordo anche la signora Rosa, che mi ha offerto una pizza. Molte persone sono state buone e gentili. Per il resto non ho avuto tante occasioni per scambiare due parole con qualcuno se non quando, durante le tappe, le persone s’incuriosivano per il mio abbigliamento e per i bagagli sulla bicicletta”.
Ti sei concesso la visita a qualche luogo di interesse storico, archeologico o artistico, o ti sei concentrato sul tuo giro?
“No. Mi sono concentrato sulle tappe, anche se a Bologna, Firenze e Roma ho visitato qualche monumento. A Paola, Pizzo Calabro e Messina il paesaggio mi ha incantato, ma non potevo attardarmi ad ammirarlo”.
Hai degustato qualche piatto tipico?
“Sì, in veste di <Aladino fitness e food> ho voluto mostrare alla gente non solo i paesaggi che percorrevo e vedevo, ma anche il cibo tipico. A Bologna ho provato i tortellini impasticciati, al Sud ho provato la soppressata, la ‘nduja, la spianata e lo street food come il pidone, le arancine, i cannoli. Ovunque io sia stato ho prediletto il cibo tipico, andando nei locali tipici e non nelle catene di fast food”.
Quali sono state le tappe più impegnative?
“Da Bologna a Firenze perché l’Appennino è difficile da superare, da scalare, direi. Firenze-Querciagrossa pure mi ha impegnato molto perché avevo la bicicletta con una sola marcia. È stato difficile anche psicologicamente, ma sentivo il supporto dei miei fan, che guardandomi mi incitavano a non arrendermi. Avere persone che mi supportavano live è stato importante”.
Quali quelle più emozionanti?
“Sono stati gli arrivi nelle grandi città, come Bologna o Firenze, ma la stessa San Gennaro, paese cui sono legato per motivi familiari”.
Hai usato il telefonino per postare sui social selfie, stati, o fotografie?
“Sì. Ho usato due telefonini. Uno per la diretta e uno per messaggiare, per il GPS e per i selfie da postare su Instagram. Non ho portato la mia macchina fotografica perché sarebbe stato rischioso (non sai chi incontri sul tuo cammino…) e per non portare altro peso (la bici pesava circa 40 chili)”.
A quali momenti sono legati i ricordi più belli?
“Sicuramente è stata significativa la conclusione del tratto dell’Appennino, la parte più difficile del giro. Indimenticabile anche la percorrenza della costa calabra e di quella siciliana, dove il mare era talmente bello da rendere in qualche modo rilassante il viaggio, che resta comunque faticoso”.
Hai provato nostalgia di qualcosa o di qualcuno durante il viaggio, o l’esperienza non ha lasciato tempo a questo sentimento?
“Non c’è stato tempo per la nostalgia e d’altra parte sono uno spirito avventuriero. Ero attrezzato per non sentirmi solo. <Casa> può essere ovunque, l’importante è trovarsi bene. Anche una panchina può accoglierti come una casa, in un momento di estrema stanchezza. Sentivo in ogni momento vicine le persone che mi supportano. Mia madre, poi, da casa mi ha guardato dalla mattina presto fino a sera tarda, per cui non mi sono sentito mai realmente solo. Ho dedicato questo viaggio a mia nonna, che è venuta a mancare il 13 agosto, pochi giorni dopo la mia partenza da Milano”.
Un’ultima domanda: come ti sei appassionato a Twitch e come ti senti a stare sotto i riflettori?
“Ho usato prima Youtube, ma ne ho conosciuto anche i limiti. Twitch fa per me. Stare sotto i riflettori non mi pesa: faccio cose normali, cose che so fare, cose che mi piacciono. Le condivido e nel condividerle trovo anche altra motivazione. Non indosso maschere. Con il mio viaggio ho dimostrato anche questo”.
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Nata a Napoli, lavora nel settore dei beni culturali e della comunicazione. Ha scelto di non lasciare il Sud perché ritiene che esso abbia ancora tante cose belle da raccontare”.