Attualita'

LA RIFLESSIONE – Quel ragazzo potevo essere io

Napoli, 21 Giugno – Auspicavo ferventemente che una notizia così tragica campeggiasse sui titoli di testata dei principali quotidiani nazionali; invece…non si parlava d’altro che dei Campionati Europei di calcio – ponendo l’accento sulla sconfitta rimediata iersera contro la Rappresentativa Spagnola -, intrighi politici tra i capi di partito (sempre a discapito dei Cittadini, ovviamente), e robe varie: solita…prostituzione intellettuale!
Ieri ho trascorso l’intero pomeriggio a piangere come un vitello: uno stato sociale di diritto, perdipiù una Repubblica democratica «fondata sul lavoro», non deve assolutamente permettere che un essere umano, venuto dalla propria terra per lavorare onestamente ed aiutare, seppur a distanza, i propri cari, muoia solo ed abbandonato, scaricato dal camion del proprio datore alla medesima stregua di un sacchetto dell’immondizia!
Il decesso di Sathram Sing è colpa di tutti noi, perché, pur sapendo che il nostro ordinamento appresta un ampio ventaglio di tutele nei confronti dell’essere umano ( prescinde dal contesto in cui si trova), ci chiudiamo sovente in un silenzio tombale, omettendo di rivolgerci alle Autorità competenti allorquando notiamo che qualcosa non va.
La dignità umana va assolutamente salvaguardata, come ci rammentano tanto il Costituente (v., in particolare, il combinato disposto degli articoli 2 e 3 Cost.), quanto il Legislatore eurounitario (si legga attentamente la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, il cui Titolo Primo è interamente dedicato ad essa).
Con la dipartita di questo giovane, poco più che trentenne, abbiamo ulteriormente macchiato l’immagine del nostro Popolo: come mai, negli anni Duemilaventi, chi si guadagna il pane con onestà deve vivere con la spada di Damocle, pensando che, da un istante all’altro, potrebbe non tornar più a casa? Come si può anche solo tollerare che il lavoro vero, pilastro portante della nostra Repubblica, sia spesso miseramente retribuito e, soprattutto, poco apprezzato dai neo-capitalisti?
Ora, mentre scrivo queste righe inconcludenti – ed inutilmente copiose -, penso ancora a tutto quello che si potrebbe fare, ma – vuoi per per timore, vuoi per esigenze di apparente tranquillità, mai è stato fatto.
Non a torto, la moglie del compianto Sathram ha esclamato, a gran voce, che il nostro «non è un Paese buono»: sia chiaro che costei non aveva la minima intenzione di vilipendere la Repubblica, bensì di far svegliare i Cittadini (me compreso) e le Istituzioni, invitandoli a non restar inerti di fronte a piaghe profonde come il cosiddetto «caporalato» (tecnicamente, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ex art. 603-bis c.p.).
Orsù, fermiamoci un momento e pensiamo a quanto sia importante porre rimedio a situazioni del genere: non voglio passare per uccel del malaugurio, ma…un domani gli sfruttati potremmo essere noi, poiché la crudeltà connota l’indole e l’agire di parecchia gente!
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