Ricordando le vittime di Cutro
Napoli, 27 Gennaio – La persecuzione degli Ebrei ad opera del Nazi-fascismo è stata fuor di dubbio una delle parentesi più buie della storia mondiale: è, pertanto, più che doveroso ricordare ai posteri le pene sofferte da sei milioni di esseri umani, colpevoli di essere “semiti”, “di etnia giudaica”, e via dicendo, dando contestualmente risalto il sadismo che animava la mente di chi, burattinato da quel tappo coi baffetti – rispondente al nome di Adolf Hitler – che riscuoteva consensi bombardando il popolo con evidenti menzogne, eseguiva ogni ordine senza riflettere.
La storia che intendo raccontare oggi ha per protagonista Vincenzo Lucano, pescatore originario di Cutro, nel Crotonese: egli, al mattino di quel triste 26 febbraio 2023, ha cercato di mettere in campo la sua nobiltà d’animo per cercare di trarre in salvo degli esseri umani naufragati al largo della costa, molti dei quali sono morti in mare.
La notte tra il 25 ed il 26 febbraio si prospettava pressoché tempestosa: ecco perché Vincenzo, lavoratore indefesso, è dovuto correre in spiaggia per recuperare le sue nasse (reti adoperate per pescare le seppie), altrimenti il mare le avrebbe portate via. Non immaginava, però, che di lì a poco avrebbe assistito ad una scena dal triste epilogo.
Tutto è nato dalle grida di una donna, la quale, in una lingua non comprensibile al pescatore, invocava aiuto: egli l’ha quindi caricata in auto, anche per capire cosa fosse successo in quel frangente. La signora in questione si trovava a bordo di un caicco carico di persone, fuggite dai rispettivi Paesi messi in ginocchio da guerre e devastazioni. Siccome si trattava di “migranti”, gli scafisti (che io definirei…dittatori del mare) li avevano obbligati a collocarsi sottocoperta, in modo da non essere adocchiati dalle Autorità Italiane.
Erano in pericolo, ma…si trattava di gente “diversa”, ragion per cui, invece di allertare la Guardia Costiera, era stato richiesto l’intervento della Guardia di Finanza, la quale ultima è legittimata ad intervenire per contrastare l’immigrazione clandestina.
Così facendo, cari Lettori, si è dato luogo ad un vero e proprio massacro: Vincenzo, esempio lampante di humanitas, non si dà pace, poiché – dice – se fosse intervenuto almeno un’ora prima…forse sarebbe riuscito ad evitare la morte di quelle anime innocenti.
Irritanti le dichiarazioni rilasciate dal ministro Piantedosi a distanza di appena dodici ore dai fatti: egli ha, infatti, scaricato la colpa…nientemeno che sui defunti, asserendo che avevano sbagliato a partire, e che lui, se si fosse trovato nel vivo di una guerra, non sarebbe fuggito, poiché questo era l’insegnamento ricevuto dai genitori.
Queste dichiarazioni hanno, in poche parole, “legalizzato” uno sterminio che, probabilmente m, cadrà nel dimenticatoio. In realtà, l’Italia, non prestando soccorso ai naufraghi, ha palesemente violato il disposto della Convenzione di Ginevra (ora non ho intenzione di tenere lezioni di diritto!).
A Vincenzo non importa un fico secco delle onorificenze, né delle poltrone e/o dei soldi: egli è tormentato dal rimorso, continuando a sostenere che, se non avesse perso tempo a consumare caffè nella cucina di casa sua, avrebbe potuto permettere a tutti i naufraghi di vivere e sognare un avvenire migliore.
Quest’oggi ricorre, giustamente, il Giorno Memoriale delle vittime della Shoah, per la quale l’ex-Cancelliere Tedesco, Gerhard Schröder, disse, a distanza di anni, di provare vergogna.
Le Istituzioni Italiane si devono, pertanto, vergognare di quanto accaduto a Cutro: non si può, infatti, permettere che un essere umano perisca solo perché “clandestino”, perché, così facendo, si trascende nel nazi-fascismo puro!
Sarebbe, a mio avviso, doveroso istituire, anche a livello internazionale, un Giorno della Memoria in onore dei caduti in mare, affinché i posteri prendano contezza dell’indole immonda dei propri avi, rei di aver lasciato morire chi nutriva speranze di pace e tranquillità.
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