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LA RIFLESSIONE – Giustizia per Pozzuoli!

Napoli, 15 Gennaio – Questa mattina mi sono ridestato abbastanza presto: il daffare era parecchio, pertanto, non mi restava che accomodarmi allo scrittoio e mettermi all’opera. Poco prima di aprire libri e codici, però, ho deciso – com’è mio costume – di dare una rapida occhiata alla cronaca nazionale e locale, dacché aggiornarsi su quanto accaduto nel frattempo è, per dirla all’Inglese, un must: ebbene, quanto appreso mi ha lasciato letteralmente di ghiaccio (d’altronde, all’esterno fa un freddo cane!), atteso che alcune figure di rilievo della Civitas Puteolorum – alla quale appartengo, orgogliosamente, sin dalla tenera età – son finite al centro di un’indagine, condotta dalla Procura di Napoli, avente ad oggetto la riqualificazione dell’antica rocca cittadina, conosciuta tuttora come Rione Terra.

Nello specifico, i soggetti coinvolti – tra cui l’ex Primo Cittadino, Vincenzo Figliolia – sono accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, traffico d’influenze illecite e turbamento della libertà d’asta con riferimento alla conversione in struttura alberghiera di taluni stabili presenti all’interno del suddetto Rione, atteso che – stando a quanto testimoniato dai quotidiani locali – avrebbero ricevuto, a vario titolo, utilità da parte dei vertici della società vincitrice della gara d’appalto e, contestualmente, promesso posti di lavoro in seno all’Ente a beneficio di soggetti alla stessa indirettamente legati.

Tempo fa, prima che Figliolia terminasse il proprio mandato da Sindaco, ebbi modo di porre in evidenza alcuni punti deboli del suo operato, tra cui l’abbandono totale di Villa Avellino ed i mancati interventi in materia di viabilità, cultura ed istruzione; oggi, però, ritengo pressoché doveroso – anche in virtù degli studi giuridici condotti – assumere una posizione garantista nei confronti di tutte le persone sottoposte ad indagini, rivolgendo agli utenti dei social networks il cortese invito a non additarli come “delinquenti”: difatti, la nostra Costituzione (segnatamente, l’art. 27) sancisce la cosiddetta “presunzione di non colpevolezza”, sottolineando che l’imputato (ma anche il semplice indagato) è da considerarsi non colpevole sino a quando non sia stato condannato con sentenza definitiva (la dottrina, in verità, pone in risalto non già la pronunzia giudiziale di condanna, ma anche e soprattutto le ragioni che possono indurre, ragionevolmente, a dubitare della colpevolezza della persona sottoposta a procedimento).

C’è da evidenziare, inoltre, che l’ex-Sindaco, unitamente ad alcuni soggetti ora indagati, si trova in carcere in virtù di una misura cautelare disposta dal GIP nei suoi confronti: trattasi, per l’appunto, della custodia cautelare in carcere (art. 285 del Codice del rito penale), cui si può ricorrere qualora vi sia fondato motivo di temere che l’indagato travisi le prove, ripeta il reato e/o fugga.

Ribadisco, dunque, la mia fiducia nel nostro apparato giudiziario: sono certo che la verità verrà a galla quanto prima, e che i responsabili della turpe azione illustrata supra siano esemplarmente puniti.

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