Napoli, 5 Maggio – Quante volte, nella vita comune, per questioni di diversa natura, si arriva a confrontarsi, o meglio, scontrarsi per imporre il proprio pensiero. Talvolta la nostra determinazione non conosce limiti, anche se errata, producendo effetti che, nella storia dell’uomo, comporta risultati drammatici.
Oggi vi parlerò di una leggenda che narra di uno schiaffo dato ad una persona potente, l’8 settembre 1303, ovvero, un oltraggio morale al potere temporale del Pontefice Bonifacio VIII. Anche il Sommo Poeta, nel suo capolavoro (Divina Commedia- Purgatorio XX), tratta di questa offesa, come un atto “blasfemo” rivolto a Cristo stesso: “Perché men paia il mal futuro e ‘l fatto, veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un’altra volta rinovellar l’aceto e ‘l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso.” Parafrasi: “E perché il male futuro e quello passato sembrino minori, vedo il giglio di Francia entrare ad Anagni, e vedo Cristo essere catturato nella persona del suo vicario. Lo vedo deriso un’altra volta, vedo nuovamente l’aceto e il fiele, e vedo che viene ucciso tra due ladroni vivi.”
I protagonisti di questa importante vicenda sono Papa Bonifacio VIII e Giacomo Colonna detto “Sciarra”, però, per far comprendere l’astio che ha guidato la mano di Sciarra nello “sbeffeggiare” il Santo Padre, occorre andare indietro nel tempo. La famiglia Caetani, cioè quella del Papa, era da tempo avversaria a quella dei Colonna, tant’è che già dall’insediamento del Pontefice nel 1295, i cardinali Colonna, iniziarono a sobillare persone e creare i presupposti per eliminare Benedetto Caetani (Papa Bonifacio VIII). Qualche anno dopo una spedizione dei Colonna portò al saccheggio di preziosi del Papa e questo si tradusse in una drastica reazione papale, dove, con l’aiuto di forze militari provenienti dal Lazio, Firenze e Siena, Bonifacio VIII, ottenne il sequestro di possedimenti dei Colonna, come palazzi, castelli e terreni. Inoltre, con la forza militare, ebbe la meglio su alcuni paesi sotto il controllo della famiglia avversa, come Zagarolo, Nebi, Rubbano, Palestrina e Colonna. Infine, per completare l’azione di annullamento dei suoi avversari, il Papa fece destituire i Cardinali Colonna e scomunicare gli altri componenti della famiglia: tali azioni comportarono l’allontanamento dei Colonna verso la Francia e altri Stati, ma presto si sarebbe realizzata la vendetta.
In questo frangente storico, Bonifacio VIII ebbe dei seri problemi con il Re di Francia, Filippo IV detto il Bello, il quale, non accettava l’imposizione della Chiesa di Roma delle decime, poiché ingiuste, ma questa opposizione alla volontà papale, avrebbe portato alla scomunica del regnante. Intanto, nel 1303, il rappresentate del Re di Francia, Guglielmo di Nogaret, si trovava nel Lazio per risolvere la questione papale. Venuto a conoscenza che Bonifacio VIII da Anagni, avrebbe scomunicato con una sua Bolla, il suo Re, marciò con le sue truppe verso il Papa. Si unì ai suoi miliziani, anche Giacomo Colonna detto “Sciarra” (violento, ribelle), il quale dalla Francia, protetto dal Nogaret, colse l’occasione per vendicarsi. Entrambi formarono un piccolo esercito di mille soldati tra i quali vi erano francesi, italiani e mercenari, alla volta di Anagni. Il 7 settembre arrivarono in città ed ebbero facile entrata a causa dei loro sostenitori locali, così assediarono alcuni edifici di potere come il Palazzo Caetani, il Palazzo di Pietro II (nipote del Papa) e il Palazzo dei Cardinali. Domenica 8 settembre gli invasori conquistarono il Palazzo Papale, sconfiggendo la debole difesa e raggiunsero Bonifacio VIII nella sua stanza da letto. Il Pontefice si fece trovare bardato da vestigia sacre ma, nonostante ciò, Nogaret e Sciarra non si fermarono.
Sciarra, furente d’ira, cercò di aggredire il Papa, ma venne fermato di forza dai soldati francesi. La leggenda parla di uno schiaffo dato al Pontefice, ma non v’è certezza del gesto. Il Palazzo fu depredato e il Papa fatto prigioniero. Intanto gli abitanti di Anagni, nel temere la morte di Bonifacio VIII, decisero il 9 settembre di armarsi e liberarlo, così Nogaret e Sciarra riuscirono a scappare e il Papa venne liberato.
Come primo atto dopo la liberazione il Pontefice andò nella piazza principale e benedisse i suoi salvatori. Rimase ad Anagni fino al 16 settembre 1303, per poi partire per Roma scortato da 400 cavalieri inviati dalla Famiglia romana degli Orsini. Morì a Roma tra l’11 e il 12 ottobre 1303.
Andrea Montanino
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