Napoli, 26 Marzo – Nel 2024, il 23,1% della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale, in aumento rispetto al 22,8% del 2023. Lo rileva l’Istat nel report “Condizioni di vita e reddito delle famiglie, anni 2023-2024”. Il dato include chi si trova in almeno una delle seguenti condizioni: a rischio di povertà, in grave deprivazione materiale e sociale oppure con una bassa intensità di lavoro.
Nel 2023, il reddito netto medio delle famiglie italiane è stato di 37.511 euro annui (circa 3.125 euro al mese), registrando un aumento del 4,2% rispetto al 2022. Tuttavia, questa crescita non ha compensato l’inflazione media annua del 5,9%, determinando una perdita del 1,6% in termini reali per il secondo anno consecutivo.
L’Istat evidenzia un peggioramento della disuguaglianza economica, misurata attraverso l’indicatore S80/S20, che confronta il reddito del 20% più ricco della popolazione con quello del 20% più povero. Nel 2023, l’indice ha raggiunto 5,5, in aumento rispetto al 5,3 del 2022, ma ancora inferiore al livello pre-pandemia del 2019 (5,7).
Se si includono gli affitti figurativi, l’indice S80/S20 scende a 4,8 a livello nazionale, con un picco di 5 nel Mezzogiorno, segnalando un aumento della disparità nel Sud Italia. Nel Nord-Ovest il valore è 4,4 (in peggioramento rispetto al 4,1 del 2022), mentre nel Centro è 4,5, restando stabile rispetto all’anno precedente. Il Nord-Est si conferma l’area con la minore disuguaglianza (3,7).
Il reddito medio familiare, includendo gli affitti figurativi, varia sensibilmente tra le diverse aree del Paese:
Nord-Ovest: 47.429 euro, il più alto a livello nazionale, in crescita rispetto ai 44.564 euro del 2022
Nord-Est: 47.279 euro, in aumento rispetto ai 46.933 euro del 2022
Centro: 44.001 euro, in lieve crescita rispetto ai 42.742 euro del 2022
Mezzogiorno: 34.972 euro, il più basso, nonostante l’aumento rispetto ai 33.140 euro del 2022
Un ulteriore segnale dell’aumento delle disuguaglianze è l’indice di concentrazione di Gini, che misura la distribuzione dei redditi: nel 2023 ha raggiunto 0,323, in peggioramento rispetto a 0,315 del 2022. Il dato è particolarmente alto nel Mezzogiorno (0,339), mentre risulta inferiore alla media nel Centro (0,314), Nord-Ovest (0,303) e Nord-Est (0,276).
L’aumento della disuguaglianza è evidente nel Nord-Ovest (0,303 rispetto a 0,295 nel 2022) e nel Centro (0,314 rispetto a 0,305), mentre nel Mezzogiorno l’incremento è più marcato (0,339 da 0,321). Unico segnale positivo arriva dal Nord-Est, dove l’indice è migliorato leggermente, passando da 0,282 a 0,276.
I dati Istat confermano un quadro economico difficile per l’Italia, con un aumento del rischio di povertà e una crescente disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. Sebbene il reddito medio delle famiglie sia cresciuto, l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto, penalizzando soprattutto le fasce più deboli. Il Mezzogiorno rimane l’area più fragile, mentre il Nord-Est si conferma la zona con la minore disparità economica.
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