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Irricevibile il Piano Alfasigma, l’UGL esce dal tavolo con un no secco ai 133 licenziamenti prospettati dall’azienda

Napoli, 25 Febbraio – Il progetto di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale presentato da Alfasigma e semplicemente inaccettabile. Questo il parere perentorio dell’UGL Chimici al termine del confronto con la direzione aziendale sulla procedura di licenziamento collettivo avviata dalla società lo scorso 20 febbraio, un piano che prevede la messa in mobilità di 333 lavoratori, di cui 221 esuberi dedicati all’attività di informazione scientifica del farmaco, pari al 66% del personale eccedente.

Il sindacato ha puntato il dito contro quelle che saranno le inevitabili pesanti ricadute negative, sia sul piano sociale che occupazionale anche alla luce delle forti spinte verso la digitalizzazione che prevedono un’informazione medico-scientifica sempre più impostata sulla modalità da remoto a discapito di un’attività svolta normalmente e tradizionalmente in presenza presso le strutture mediche.

Durante il confronto la delegazione sindacale di UGL Chimici ha anche chiesto lumi in merito alle rilevanti eccedenze emerse anche presso la sede e lo stabilimento di Pomezia, e presso la sede di Trezzano Rosa, con effetti per quest’ultima assai incomprensibili vista l’importante crescita del fatturato nel 2021 e l’acquisizione, nell’agosto 2022, da parte di SOFAR.

Oggi, inaspettatamente, dopo solo 6 mesi dall’acquisizione, la rete dell’informazione medico scientifica presenta, secondo l’azienda, ampie inefficienze ed insostenibili duplicazioni legate alla sovrapposizione delle preesistenti linee di informazione del ramo d’azienda SOFAR confluito e di quelle di Alfasigma, con reti d’informazione scientifica dei medici nelle medesime aree terapeutiche.

L’UGL Chimici ha chiesto la riduzione del numero degli esuberi riformulando le linee di informazione: “Abbiamo chiesto all’azienda – spiega Salvatore Maiellaro responsabile degli informatori scientifici – di ridurre al minimo gli esuberi come accaduto per la procedura di mobilità del 2017. Inoltre abbiamo chiesto un incentivo all’esodo economicamente rilevante e, dopo l’accordo, di prendere in considerazione la volontarietà. È su queste basi che deve essere aperta la trattativa. Con senso di responsabilità l’UGL Chimici rimanda eventuali azioni di lotta nel caso ce ne fosse bisogno”.

La fusione con la Sofar, avvenuta sei mesi fa, aveva dato prospettive diverse. Nel frattempo sono scaduti due brevetti di farmaci, dei quali l’azienda era ovviamente a conoscenza, ma nulla è stato fatto per salvaguardare l’organico dipendente.

Il 67% degli esuberi riguarda dipendenti che operano in Lombardia: “Confidiamo nella riduzione del numero dei licenziamenti – sottolinea il responsabile delle segreterie di Milano e Lombardia Fabrizio Rigoldi – perché, a nostro parere, è sovrastimato. Auspichiamo soluzioni per una fuoriuscita non traumatica degli operatori, che possano avere incentivazioni economiche importanti come accaduto in altre situazioni nella Big-Pharma. Non abbiamo atteggiamenti pregiudizievoli nei confronti dell’azienda ed eventuali scioperi saranno successivi al non accoglimento delle nostre istanze a tutela dei lavoratori”.

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