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Inferno a Beirut, esplode un magazzino al porto: almeno 100 morti e 4 mila feriti [Video]

Due terribili esplosione hanno devastato il porto della capitale libanese e altri quartieri della città ieri pomeriggio intorno alle 17 propagandosi da un magazzino. Non si esclude l’ipotesi di un sabotaggio.

 

 

Beirut, 5 Agosto – Ieri pomeriggio, verso le 17.00, due enormi, terribili esplosioni nei pressi del porto, devastano mezza capitale del Libano. Depositate in un container erano custodite 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, che giacevano nel porto dal 2013: l’effetto delle esplosioni è stato apocalittico, l’esplosione avvertita dalla lontana isola di Cipro distante 240 chilometri, La croce Rossa parla di almeno 100 morti, 4 mila feriti e cento dispersi.

Una gigantesca nuvola rossa ha avvolto le strade che circondano il porto della capitale libanese, lo scenario è raccapricciante: edifici sventrati, detriti, polvere, macchine capovolte. Disperazione e sangue è lo scenario che stringe in un morsa Beirut. Un terribile incubo che il governatore, Marwan Abboud ha sintetizzato così: “Sembra quello che è successo a Hiroshima e Nagasaki”.

Nella città è stato proclamato lo stato d’emergenza per due settimane. Beirut ha ammesso che le deflagrazioni sono avvenute in un deposito nei pressi del porto, dov’erano custodite 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, confiscate anni fa a contrabbandieri. Una sostanza pericolosissima che è deflagrata forse per le scintille sprigionatesi durante un’operazione di saldatura nel magazzino.

“Stiamo assistendo ad un’enorme catastrofe”, ha detto il capo della Croce Rossa libanese George Kettani ai media locali. “Ci sono vittime e vittime ovunque. Oltre 100 persone hanno perso la vita. Le nostre squadre stanno ancora conducendo operazioni di ricerca e salvataggio nelle aree circostanti”, ha spiegato, mentre il governatore della capitale libanese, Marwan Abboud, ha confermato che i dispersi sono più di 100. Una nave della task force marittima Unifil attraccata nel porto è stata danneggiata e alcuni soldati delle forze di pace navali sono rimasti feriti, alcuni dei quali gravemente. “L’Unifil sta trasportando i peacekeeper feriti negli ospedali più vicini per cure mediche”, si legge in una nota. La Difesa ha confermato che un militare italiano rimasto ferito sta bene.

Il Paese è in agonia, il duello fra Hassan Nasrallah, leader sciita, e il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è riacceso proprio nei giorni scorsi. E allora tutte le ipotesi si fanno strada. Israele ha subito smentito di essere dietro all’esplosione. Ma i Servizi occidentali non escludono un “sabotaggio”, in linea con le deflagrazioni misteriose che hanno scosso l’Iran nelle ultime settimane. Il premier dice che “i responsabili pagherann”. E annuncia rivelazioni nelle prossime 24 ore.

Poco probabile che lo stesso Hezbollah abbia voluto dare un segnale in vista della sentenza nel processo Hariri, che vede 5 suoi militanti imputati. Il porto, come l’aeroporto, sono controllati dai miliziani, anche se in maniera discreta e invisibile. Ma autoinfliggersi una ferita così devastante non ha senso. Oltretutto a poche centinaia di metri dall’epicentro ci sono le navi dell’Unifil, la missione dell’Onu con la quale Nasrallah vuole mantenere buone relazioni.

Un’altra ipotesi è che sia saltato un generatore dell’elettricità vicino al deposito di nitrato di sodio, e questo abbia innescato la seconda, terrificante, deflagrazione. I generatori privati si surriscaldano perché l’azienda statale fornisce elettricità soltanto per poche ore al giorno. Il Libano resta al buio, senza neppure più la farina per il pane. Questa è la realtà. Persino Israele ha offerto “aiuti umanitari”. Il Paese dei Cedri è in agonia. La strage del quattro agosto potrebbe essere il colpo di grazia.

 

 

 

 

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