Cronaca

Inchiesta Liguria, il presidente Toti interrogato per 8 ore: “Ho sempre perseguito l’interesse pubblico, unico e ultimo fine della mia azione politica”

Napoli, 24 Maggio – È durato più di otto ore l’interrogatorio del presidente ligure Giovanni Toti davanti ai pm Luca Monteverde, Federico Manotti e Vittorio Ranieri Miniati. Il governatore, assistito dall’avvocato Stefano Savi, avrebbe risposto a tutte le domande (180, secondo quanto trapelato) negando tutti gli addebiti. È stata depositata inoltre una memoria difensiva di 17 pagine in cui Toti smentisce il legame tra i finanziamenti ricevuti dagli imprenditori, in particolare da Aldo Spinelli, e gli incontri che sarebbero serviti a favorire alcune pratiche, ribadendo di aver agito nell’esclusivo interesse pubblico.

L’interrogatorio si è tenuto nella sede del Roan della Guardia di finanza di Genova, in un’area inaccessibile alle telecamere all’interno del porto. Toti, prelevato in mattinata dalla sua abitazione di Ameglia nello Spezzino, è arrivato poco prima delle 11 a bordo di un’auto nera ed è uscito dopo le 20.00 sullo stesso veicolo. “Non è mia intenzione sottrarmi al Vostro esame, ma oggi, così come in futuro, vi è da parte mia la ferma volontà di collaborare, con trasparenza ed onestà, alla ricostruzione della Verità nel supremo interesse della Giustizia, per restituire alla mia figura di uomo e di servitore dello Stato la Dignità che ho costantemente cercato di preservare”, inizia così il documento consegnato oggi dall’avvocato Stefano Savi ai Pm, riguardo l’inchiesta sulla corruzione in Liguria.

Nel mio percorso politico ho sempre perseguito l’interesse pubblico il quale è il fine unico ed ultimo della mia azione politica”, sono alcune delle parole del presidente della Regione Liguria, sospeso e dal 7 maggio agli arresti domiciliari nell’inchiesta sulla corruzione in Liguria, contenute nella memoria difensiva da 17 pagine che è stata presentata oggi al termine dell’interrogatorio davanti ai pm dal suo legale per integrare le dichiarazioni rese ai magistrati.

“Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati. Ogni dazione di denaro – ha aggiunto – è stata accreditata con metodi tracciabili e rendicontata. Del pari tutte le spese sostenute sono state rendicontate e pubblicizzate in termini di legge e anche oltre. I bilanci e i rendiconti sono stati (e sono ancora) pubblicati sui siti internet delle organizzazioni politiche a mio sostegno”.

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