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IL PUNTO – Quell’infame che ha fatto vertenza: la rivendicazione dei diritti e le sue conseguenze sulla carriera

Napoli, 15 Novembre – Come hanno sottolineato diversi autori, molti dei quali sono autorevolissimi giuristi che godono della mia profonda stima, il mondo del lavoro si presenta oggigiorno come un sentiero pressoché tortuoso, nonché stracolmo d’ostacoli per la cui esaustiva elencazione non sarebbe sufficiente un tomo enciclopedico; si proverà, comunque, a porre l’accento su quelli che, pur potendo essere superati affidandosi alla Giustizia, vengono, de facto, tollerati per evitare ripercussioni sul prosieguo della propria carriera.
Rimasi scioccato quando, circa tre anni or sono, mi avvidi che il centro storico di Pozzuoli era letteralmente tappezzato di manifesti, affissi dai dipendenti della ristorazione, dal cui tenore traspariva che costoro, pur profondendo un encomiabile impegno, venivano quotidianamente considerati alla stregua di macchine o, più appropriatamente, di schiavetti.
Da studioso appassionato di diritto del lavoro, Vi confesso, egregi Lettori, che le scatole mi son girate a mille, ed il sangue ha iniziato a ribollirmi nelle vene: non si può, infatti, concepire che, pur vigendo delle disposizioni ben precise a tutela di chi va onestamente a guadagnarsi il pane, le stesse vengano completamente ignorate o, peggio, che i prestatori di lavoro, per una sfilza di ragioni (perlopiù di natura fiscale od opportunistica), siano invogliati ad accettare una magra busta paga, senza rendersi conto (perché nessuno ha il coraggio di rammentarglielo!) che, così facendo, si ritroveranno una pensione da fame, a meno che, a dispetto dell’età, non restino così agili da continuare a girare qua e là, come fossero bambole!
Altro fatto da considerare seriamente è la non effettività delle tutele che l’ordinamento appresta, specialmente nei confronti di chi, stufo di dover sottostare al capo-bastone, si rivolge all’Ispettorato od al Tribunale: una siffatta decisione, coraggiosa e lodevole, potrebbe servire a stanare qualche negriero e, al tempo stesso, fungere da deterrente per taluno che, allo scopo di lucrare sempre più, si disinteressa – in spregio alla Legge – del benessere psico-fisico dei propri subalterni.
Secondo questi individui perversi, il lavoratore (sfruttato, beninteso) dovrebbe manifestar gratitudine per il solo fatto che gli sia stato dato un impiego; tuttavia, essi non si rendon conto d’aver reclutato esseri umani…non solo per trattarli come fantocci, bensì anche per lederne l’onore: va da sé, dunque, che i più coraggiosi tra questi lavoratori si rivolgono – come dovrebbero far tutti – all’Ispettorato, ovvero al Tribunale competente, in veste di Giudice del Lavoro, per rivendicare i propri diritti. Eppure…pende sul loro capo una spada di Damocle, costituita dall’elevata probabilità che…tra i neo-capitalisti si sparga la voce riguardo alla vertenza e che, di conseguenza, nessuno prenderà più in considerazione i loro curricula
A questi lottatori desidero rivolgere il mio sentito ringraziamento, auspicando che la loro condotta sia presa a modello da chiunque, per una serie di ragioni, si trova a dover sottostare alla volontà di un tiranno.
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