Napoli, 23 Novembre – Visti i tempi molto tristi che stiamo attraversando in cui si registrano tanti (a parte quelli non ancora noti), omicidi passionali e femmicidi, si impone a tutti Noi la seguente riflessione, ossia: premesso che il “male umano-sociale” targato femmicidio, oppure omicidio passionale (laddove possono, senza alcun dubbio, essere vittime anche uomini, adolescenti od anziani ad opera di coetanei e non), non può essere arginato o stroncato, solamente, a colpi di processi penali e quindi di sentenze giudiziali penali, non necessiterebbe, a ben vedere, che la “cura risolutiva” in questione fosse basata, oltre che su di una autentica educazione (familiare e scolastica) cristiano-cattolica Vivente, anche su di una riforma legislativa fondata sulla possibilità concreta che il P.M. possa, preventivamente, richiedere al G.I.P. il collocamento del/la potenziale vittima e dei congiunti conviventi con l’interessato/a (od abitanti non molto lontano rispetto alla potenziale vittima della situazione minacciata di morte e perseguitata insieme ai congiunti, con prove inoppugnabile, dal soggetto agente a tal fine) in “zona protetta” sin dal momento della acquisizione della notitia criminis e fino al chiarimento della situazione controversa secondo l’iter processuale-penale previsto per legge? In tal modo si eviterebbero tanti potenziali spargimenti di sangue innocente, fino al completo accertamenti della “verità processuale”. Che il Parlamento Italiano si attivi subito per potere iniziare a lavorare a tale ipotesi di Riforma legislativa per ora de iure condendo!
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Appassionato di tematiche giuridiche di Diritto e Procedura Civile e Penale e di Diritto di Famiglia, scrive Manuali Giuridici per le Edizioni Ex Libris (Collana ”Lectio Iuris”) fondata in virtù dell’appassionata dedizione allo studio giuridico suindicato. Gli piace comunicare con il pubblico, miscelando, nell’attività di redazione di articoli giornalistici, il linguaggio tecnico-giuridico con quello piu’ vicino ad ogni classe sociale.