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IL PUNTO – Per una nuova Europa

Napoli, 15 Giugno – Il 4 luglio, come noto, si festeggia l’anniversario della Dichiarazione di Philadelphia, mediante la quale iniziò il percorso che portò gli Stati Uniti ad acquisire la piena indipendenza dalla madrepatria Inglese: allora sedeva sul trono re Giorgio III, definito dagli storici “il Re Pazzo” a fronte degli squilibri mentali ch’egli manifestò nella fase finale della sua esistenza terrena. Correva l’anno 1776, ma l’evento storico appena richiamato è fuor di dubbio attuale!

Il referendum attraverso cui, nel 2016, una maggioranza tutt’altro che nutrita di Britannici optò per l’uscita del proprio Paese dall’Unione Europea ha dato luogo a conseguenze catastrofiche, tanto sotto l’aspetto economico (non va dimenticato che, in tempi recenti, finanche i Comuni d’ingenti dimensioni – tra cui quello di Birmingham – hanno sperimentato un crac senza precedenti) quanto per ciò che inerisce alle relazioni internazionali: l’attuale Esecutivo, invero, è stato più volte protagonista di politiche disumane nei confronti dei rifugiati – beninteso, in totale spregio ai trattati internazionali di cui il Regno Unito risulta, allo stato, firmatario -, malgrado i costanti moniti dei giureconsulti ed il malcontento (celato per ragioni vuoi legali, vuoi di Protocollo) di una Corte che, memore dei vari eventi susseguitisi nei lustri, continua a farsi portavoce di quella Caritas che ci descrive con dovizia San Paolo.

Ebbene, proprio il 4 luglio prossimo (sarà una coincidenza? Non è dato saperlo, per adesso!) avrà luogo, oltre la Manica, il General Election Day: i British Citizens si recheranno alle urne per scegliere i propri rappresentanti nella Camera dei Comuni (i Lords, invece, non vengono eletti, e molti seggi – contrariamente a quanto si pensa – non sono più ereditari come una volta), e l’esito delle consultazioni è tutt’altro che scontato, atteso che i sondaggi – almeno stando a quanto ho appreso mediante la lettura dei quotidiani Britannici – sono leggermente a favore del candidato leader del Labour Party, Keir Starmer. Costui, pur non avendo mai parlato espressamente di un reingresso del Regno Unito nell’Unione Europea, s’è detto favorevole ad intensificare i rapporti con Quest’Ultima, specie per quanto attinente al commercio ed alle politiche del lavoro.

Ma…in ragione della potenziale “onda nera” che rischia di abbattersi sul blocco continentale – complice il successo delle coalizioni di destra alle ultime elezioni -, si corre il rischio che quell’Europa Unita frutto delle idee di Robert Schuman possa andare a rotoli nel giro di qualche anno, anche in virtù dell’ignoranza riguardo al concetto di sovranità che alberga nella mente di qualche marionetta. Il dato preoccupante è che le destre hanno trionfato…proprio in due dei sei Stati fondatori, ossia Francia e Germania: che fare, dunque, per restare uniti?

A mio sommesso parere, l’esito delle elezioni d’Oltremanica potrebbe risultare determinante, considerato che, nell’auspicata ipotesi in cui Starmer riesca ad avere la meglio sull’attuale Premier, Rishi Sunak, si creerebbe una nuova tipologia di sodalizio tra l’Unione ed il Regno Unito e, contemporaneamente, si spianerebbe la strada all’operatività a pieno regime di nuove realtà internazionali, prime fra tutte le Macroregioni.

Cari Lettori, c’è tra Voi qualcheduno che ha acquisito la Cittadinanza Britannica? Se sì, lo invito caldamente a recarsi alle urne il prossimo 4 luglio per contribuire a far nascere la Nuova Europa democratica!

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