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IL PUNTO – Lotta alla camorra e l’importanza del coraggio civile: una riflessone su “Tutto per mio figlio”

Napoli, 17 Maggio – “Tutto per mio figlio”, film del 2022 per la televisione diretto da Umberto Marino, con protagonisti Giuseppe Zeno, Antonia Truppo, Tosca D’Aquino, è stato riproposto in prima serata su rai1 ieri 16 maggio 2024. Esso emerge come un potente richiamo alla coscienza civile e un omaggio a coloro che hanno sacrificato tutto nella lotta contro la camorra, attraverso il racconto della storia di Raffaele Acampora (nome fittizio ma ispirato a fatti ed eventi realmente accaduti), un allevatore coraggioso che sceglie di non piegarsi alla criminalità organizzata, pagando con la vita il prezzo della sua integrità. Non è solo sacrificio personale, ma un’esortazione collettiva a non cedere alla paura.

La camorra, come altre forme di delinquenza, prospera sull’omertà, sulla complicità silenziosa di chi sceglie di non vedere e non sentire. La storia di Raffaele è quella di un uomo comune che diventa un eroe non per desiderio di gloria, ma per un profondo senso di giustizia e responsabilità verso il futuro di suo figlio e della sua comunità, proteggendo con tutte le sue forze ed energie, anche quando lasciato totalmente solo, da Stato, amici, i valori fondamentali di una società giusta e libera. La criminalità organizzata non solo mina l’ordine pubblico, ma distrugge le fondamenta morali su cui si basa la convivenza civile. Ogni atto di coraggio, ogni voce che si leva contro l’ingiustizia, contribuisce a erodere il potere di queste organizzazioni.

Figure come Giuseppe Impastato, don Peppino Diana, Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, don Pino Puglisi, Rocco Chinnici (e la lista potrebbe continuare ancora ed ancora) ci hanno lasciato un’eredità morale che non possiamo ignorare. La loro memoria ci impone di non voltare lo sguardo di fronte ai soprusi e di continuare la battaglia per la giustizia.  Non essere omertosi significa assumersi la responsabilità di proteggere il proprio territorio e le generazioni future, a qualunque costo! Ogni denuncia, ogni testimonianza, è un passo verso una società più giusta e sicura. Il coraggio di un singolo può innescare un cambiamento collettivo, creando una rete di resistenza contro la camorra.

Riflettiamo: quante volte abbiamo avuto paura solo di nominare i cognomi Iovine, Zagaria, Setola, Bardellino, Di Lauro, Schiavone etc.? Quante volte ci siamo interrogati realmente sul nostro ruolo nella lotta contro gli “uomini d’onore, coloro che “non sono infami”, sul coraggio di agire e fare davvero qualcosa di concreto? Quante volte siamo fuggiti di fronte alle ingiustizie sociali, quelle della legge dei “colletti bianchi” che hanno piegato dei nostri fratelli? Ogni qualvolta neghiamo, ogni qualvolta non vediamo e non sentiamo, ogni qualvolta non guardiamo oltre le nostre personali paure e timori, faremo morire i nostri eroi, la loro memoria, il loro sacrificio, la loro anima.

Per gli uomini d’onore, se così si possono chiamare, che ancora non hanno trovato la via della redenzione, oltre i già menzionati in precedenza, compreso il caro buon vecchio Renatino Cinquegranella (latitante più pericoloso d’Italia legato alle Brigate Rosse), si può solamente mostrare pietà per la loro povera anima dannata. La mafia uccide, il silenzio pure. {Peppino Impastato}.

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