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IL PUNTO – Auschwitz segnò una voragine riaperta il 7 ottobre 2023

Napoli, 27 Gennaio – Primo Levi fu catturato dai tedeschi nel 1943 e deportato ad Auschwitz nel 1944. Si salvò per una serie di circostanze fortuite e, tornato a casa, condusse una vita normale svolgendo il mestiere di chimico. Eppure il lager rimarrà per lui un evento traumatico, decisivo per la sua esistenza. Per la vita di Primo Levi (e il suo senso di appartenenza ebraica) così come la storia del popolo ebraico, Auschwitz segna un limite, un punto di confine temporale, una voragine tale da separare il prima e il dopo.

Ma questa voragine è stata riaperta il 7 ottobre 2023… “Questo Giorno della Memoria non è come tutti gli altri: l’orrore della Shoah ha trovato nuova eco nei crimini mostruosi del 7 ottobre contro inermi cittadini ebrei ad opera dei tagliagole islamici di Hamas. Stupri, decapitazioni, massacri con dettagli indicibili. Una nuova ondata di antisemitismo si è diffusa in Europa: la Lega l’ha contrastata e la contrasterà in ogni modo, con denunce e mozioni in tutte le sedi istituzionali, nazionali e internazionali. È di ieri il nostro disegno di legge, presentato grazie all’aiuto dell’Unione Associazioni Italia-Israele, per adottare concretamente nel nostro Paese le misure contro l’antisemitismo e la sua definizione in tutte le sue forme, come prevede la IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance). Stiamo con Israele, baluardo di democrazia e libertà, con il suo diritto ad esistere e difendersi, senza se e senza ma. Grottesche e inqualificabili le accuse di “genocidio”, tanto più in un giorno come questo. Dalla parte del popolo ebraico, contro il terrorismo islamista, contro chi soffia sul conflitto, per l’obiettivo finale di una convivenza pacifica tra due popoli in due stati, senza che qualcuno possa più avanzare l’odiosa intenzione di cancellare Israele dalla carta geografica.” Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Le preoccupazioni di oggi fanno pensare all’interesse universale per l’uomo, le sue condizioni di vita, il suo futuro… “Perchè all’Ucraina (paese aggredito) si possono fornire tutte le armi e a Israele (paese aggredito) non si può dare nemmeno un fucile? Perchè le associazioni di difesa della donna, pronte a moblitarsi se un capo ufficio rivolge un complimento “deplacé” a una segretaria, non hanno detto una parola di fronte alle orrende violenza sessuali cui sono state (e sono) sottoposte le donne e le bambine israeliane ostaggi di Hamas? Perché tutti inorridiscono quando Netanyau respinge l’ipotesi dei “due Stati” e non ricordano che sono stati proprio i palestinesi a far naufragare tale soluzione (a portata di mano dopo gli accordi di Oslo del 1993) e che oggi è proprio Hamas a non volere due Stati in Palestina? Come si fa ad accusare di genocidio Israele, senza ricordare che Hamas indica nel proprio statuto, del tutto ufficialmente, la finalità ultima della sua azione nel genocidio degli ebrei e la distruzione dello Stato ebraico?

Perché ci si riempie sempre la bocca con la formula “ma Israele ha fatto 25.000 vittime civili”, senza considerare che queste terribili perdite umane sono soprattutto responsabilità di Hamas, che ha attaccato Israele, sapendo bene quale sarebbe stata la risposta, che ha costruito le sue fortificazioni sotto ospedali, chiese e scuole per proteggersi cinicamente con lo scudo umano dei palestinesi? Perchè far finta di ignorare che per Hamas più morti civili ci sono e meglio è per la sua causa (più martiri, più accuse a Israele)? Perchè? Perché? Io una risposta ce l’avrei, ma non piacerà a molti e forse potrei anche sbagliarmi.

La risposta è che si sta di nuovo insinuando nelle pieghe recondite del subconscio collettivo il germe infetto dell’antisemitismo e dico bene antisemitismo, non antisionismo: odio razziale, quindi, e non solo politico. Tutte queste domande, fateci caso, hanno una sola risposta logica: perchè si tratta di ebrei! Il dramma è che diventiamo antisemiti e nemmeno ce ne accorgiamo. A che serve ricordare il passato (“giorno della memoria”), se non sappiamo interpretare i segni del presente?”. Domenico Vecchioni, storico e già ambasciatore d’Italia.

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