Napoli, 14 Maggio – Oggigiorno i casi di violenza (domestica e non), contro uomini e donne, giovanissimi e giovani adulti, anziani e bambini/, si verificano quotidianamente. Mi chiedo: premesso che da poco il problema di cui sopra sta cominciando ad essere preso in seria considerazione, a tutela delle “quote celesti” (si pensi al numero 1523),perché non si consente, almeno “in tandem”, la difesa legale delle vittime di ambo i sessi (anche attraverso i Cav istituiti presso i Comuni), da parte di Avvocati di ambo i sessi?
Il contrario, come realmente avviene, costituisce una palese violazione dell’art. 3 Cost. Paradossalmente, le vittime di sesso maschile dovrebbero essere tutelate, in sede giudiziale, solamente da Giudici uomini e le donne vittime solo da Giudici donne. Non è, dunque, il sistema difensivo antiviolenza attuale fondato su di una base effimera? Conta il sesso anagrafico o la bravura e la Deontologia professionale forense realmente attuate?
Non si otterrebbero i migliori risultati a favore delle vittime se, per legge, si istituissero Collegi difensivi composti da professionisti forensi, uno uomo e l’altro donna, magari quale servizio forense ubicato presso ogni Coa? L’uomo è la donna, anche nel lavoro, sono un binomio inscindibile, perché insieme inquadrano ogni problematica a tutto tondo. Riflettiamo tutti Noi ed in sede parlamentare.
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Iscritto nell’Albo Ordinario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, dirige il Suo Studio Legale sito in Via Tiberio n. 75 C.A.P. 80124 Fuorigrotta (Na).
Appassionato di tematiche giuridiche di Diritto e Procedura Civile e Penale e di Diritto di Famiglia, scrive Manuali Giuridici per le Edizioni Ex Libris (Collana ”Lectio Iuris”) fondata in virtù dell’appassionata dedizione allo studio giuridico suindicato. Gli piace comunicare con il pubblico, miscelando, nell’attività di redazione di articoli giornalistici, il linguaggio tecnico-giuridico con quello piu’ vicino ad ogni classe sociale.
