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Cultura

Il maniero, il Borgo di Civita di Bojano e dintorni meravigliosi

Napoli, 10 Ottobre – Bojano, ex capitale dei Sanniti Pentri con la Porta Sud sulle balze di monte Cila di Piedimonte Matese, ha una frazione appollaiata in alto sul monte Crocella. Si chiama Civita di Bojano ed è abitata da poche decine di persone, ma visitata da migliaia di turisti ogni anno. Lassù, a 700 metri di quota, c’è sia il borgo che il castello antico posto a 760 metri d’altezza altimetrica. Esso è noto anche come Rocca imperiale di Bojano o di Civita di Bojano. Il Castello detto anche Pandone fu costruito dai longobardi o dai normanni sul colle di Civita Superiore intorno al XII secolo, Credo che il collegamento con i castelli  Normanni di Roccamandolfi e Letino siano tutti da riscoprire.

Uno studioso in merito è l’Architetto Fioravanti Viglione, tra gli altri esperti dei castelli come l’Architetto Oreste Muccilli, il letterato Mario Pettograsso (autore di libri su Bojano e  Sant’Elena Sannita) e l’Avv. Alessio Spina, che ha visitato più volte anche il castello di Letino, ammirandone la maestosità esaltata dalla posizione sommitale e posto a sentinella delle alte valli dei fiumi Lete e Sava.

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Dal 188 esso racchiude il camposanto dei letinesi. Sulle rovine di preesistenti fortificazioni sannite poiché sopra sulla vetta di monte Crocella a 1.040 metri di quota vi era una fortificazione dei Pentri, le cui pietre squadrate e colossali esistono ancora per testimoniarne il sito d’osservazione dell’intera pianura bojanese. Il castello fu al centro degli scontri tra il colto imperatore (“Stupore del mondo” per le molte lingue che parlava, compreso l’arabo) Federico II di Svevia e i conti di Molise– in particolare Tommaso di Celano e la moglie Giuditta (battagliera nel castello di Roccamainolfi resistette per mesi alle truppe imperiali), figlia di Ruggero di Bojano – i quali, di fronte all’editto imperiale che sopprimeva le contee per accentrarle nell’impero, rifiutarono di abbandonare il proprio potere. Successivamente, con la caduta della dinastia Sveva, la Rocca passò sotto il controllo dei D’Angiò che la affidarono ad un certo Roczolino de Mandroles, per poi nel 1489 divenire di proprietà della famiglia Pandone fino al 1519, quando passò ad altri feudatari.

La fortezza in origine comprendeva la residenza del conte nell’area mediana, la corte alta e un rifugio per il popolo in caso di pericolo. Oggi, del Castello – in buona parte distrutto dal terremoto del 1805 e corroso dalle intemperie – rimane poco: tra le sue rovine, potrete vedere ancora due grandi recinti divisi da un fossato trasversale, la torre occidentale con ciò che rimane di una cisterna, i resti di una sala di pianta rettangolare con una copertura a volta e parte del cortile adibito a piazza d’armi. Poco sotto il Castello, all’interno di una cinta muraria ancora visibile – che probabilmente partiva dalla fortificazione e che dopo il terremoto è stata inglobata nelle case –, troverete l’antico borgo di Civita Superiore che, sviluppatosi pian piano nel periodo medievale, è sopravvissuto fino ad oggi. Tra strette viuzze e piccole case, in gran parte disabitate, verrete rapiti da una suggestiva atmosfera in grado di riportarvi indietro nel tempo.

Oltre alle mura, potrete vedere due antiche chiese, una delle quali dedicata a San Giovanni Battista, i resti di torrioni angolari e, nella parte sud-orientale, il sobborgo della Giudice, ovvero il quartiere ebreo, che sorge su uno sperone roccioso. Grazie a recenti scavi, sono state riportare alla luce anche antiche ceramiche invetriate risalenti al XIII secolo. Infine, non potrete che rimanere affascinati dal panorama mozzafiato, che si apre davanti a voi, abbracciando le alture del Matese, la piana sottostante e l’inizio della valle solcata dal fiume Biferno, le cui rive sono oggetto di lavori di contenimento ed abbellimento delle rive da parte della Regione Molise, XX Regione appena nata, è stata lunga la nottata, poetava  un sepinate anni fa in un suo libro: ”all’andrasatta”. Di questa Regione ne ha esaltato, tra l’altro la Natura, lo scultore bojanese Mario Cavaliere, del quale esiste una scultura dedicata alla Lontra e visibile vicino alla sorgente bifernina delle Pietre Cadute, dove l’acqua freddissima del Biferno scorga dalle rocce dolomitiche più antiche dell’intero Matese di età del Giurassico superiore, similmente alle rocce sopra il lavatoio antico della bassa valle dl Torano in località “Sorgente” di Piedimonte Matese, capoluogo della media valle del Volturno, fiume paterno come il Lete è il mio fiume mitico e materno, cantato nella mia raccolta di 10 canti fluviali pubblicata da riviste straniere.

Di tutti i reperti storici il museo civico d’Alife, ne conserva la maggior parte, che pochi conoscono e ancora meno sono invogliati a visitare perché siamo lontani dalla costa, dove il turismo mondiale abbonda. Bisogna invogliarlo a visitare le valli, i borghi e i castelli interni del Sannio. Nel saggio Canale di Pace. Evoluzione del cittadino, Amazon,libri.it, presentato dal nobile Ranieri Gaetani, si delinea che i borghi medievali si svilupparono da processi urbanistici con epicentro il palazzo nobiliare. Dai borghi nacquero i borghesi, non più servi della gleba con le arti liberali. Ebbe origine così il cittadino, che vive del proprio lavoro, capace di pensare anche diversamente dal feudatario, che creava dipendenza anche di pensiero. Sul Matese ed intorno ad esso vi sono paesi e borghi quasi del tutto abbandonati da riscoprire.

Giuseppe Pace

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