Comuni

I DUECENTO GIORNI

Considerazioni sulla ridicola situazione politica in quel di Casavatore

Napoli, 17 Agosto – Premetto di non aver mai messo piede nella cittadina di Casavatore, avendovi solamente transitato con l’auto nel corso di un mio spostamento verso Cardito, ove dovevo disputare la mia prima gara di tiro con l’arco: avevo circa undici anni e mezzo, dunque era mia madre a guidare.

Gli unici dati di cui sono a conoscenza sono i seguenti: in primo luogo – e questo me lo son ricordato recentemente -, so che Casavatore è il primo comune in Italia per quanto concerne il consumo di suolo, con più del 90 % di aree urbanizzate; poi, che il territorio Casavatorese fu interessato, in epoca Romana dalla centuriazione ad opera dei Gracchi, i quali ebbero il merito di varare la prima autentica riforma agraria della storia; infine, mi è stato riferito (ammetto che lo ignoravo!) che alcune aziende leader nel settore delle ceramiche hanno sede proprio là.

Quel che maggiormente rileva, tuttavia, inerisce alle vicende politiche medio tempore occorse in seno al Comune: il Sindaco Luigi Maglione, insediatosi lo scorso anno dopo aver ottenuto la maggioranza alle amministrative, è stato sfiduciato a fronte delle dimissioni rassegnate dalla metà più uno dei componenti il Consiglio Comunale.

Il suo secondo mandato alla guida della città è durato appena duecento giorni: più del Bonaparte-bis, potrebbe osservare qualche Lettore sufficientemente formato!

In realtà, la situazione in analisi, come osservato dagli elettori, è a dir poco ridicola, considerato che – relata refero! – l’allora Primo Cittadino, ben lungi dall’aver messo in pratica quanto promesso, intende finanche ricandidarsi…….con l’appoggio di chi, mesi addietro, lo aveva preso a pesci in faccia.

Da questa sorta di “barzelletta” – che, però, non suscita affatto ilarità – si può agevolmente intuire un dato senz’altro fondamentale, da identificarsi nell’ardente brama di poltrone che alberga nella mente di chi, pur definendosi “uomo politico”, altro non è che un faccendiere.

La poltrona fa comodo, vero? Già, perché – in primis – garantisce delle entrate, nonché un notevole prestigio sociale (un intercalare tipico è quello di ostentare spavaldamente la carica ricoperta, esclamando a gran voce: “io faccio il Sindaco/il Consigliere“; “io sono Assessore”, e stupidaggini varie che s’odono in quasi tutti gli ambienti, specie all’università).

La politica, quella autentica, è ben altro, cari Lettori: consultando il noto dizionario etimologico di Ottorino Pianigiani, uomo politico e giurista di gran calibro, il termine in questione deriva dall’espressione Greca “politikè tèchne“, da tradursi letteralmente con l’espressione “arte di amministrare la cosa pubblica”. Come possiamo desumere, il costante comportamento della stragrande maggioranza degli amministratori Italiani è ancora ben lontano dal riflettere quell’ars governandi che affonda le sue radici nell’antica Grecia e che, dopo un iter durato secoli e secoli, è arrivata sino alla democrazia moderna.

Se non siamo noi tutti a far politica, votando con piena cognizione di causa ed ambendo al benessere di tutti i consociati, anche il sistema democratico sarà destinato a volgere al tramonto.

Orsù, signori miei: è giunta l’ora che ognuno reciti con serietà e diligenza la propria parte, perché è in ballo il futuro (non solo di Casavatore, ma) di tutto il Bel Paese!

 

Adriano Spagnuolo Vigorita

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