Napoli, 31 Ottobre – Giuseppe era appassionato di musica classica, passione che trasmise anche ai suoi figli: Igina e Luigi. Il suo desiderio più grande era andare al teatro San Carlo di Napoli, assistere dal vivo a qualche rappresentazione e portare con sé almeno uno dei suoi figli. Come tutte le cose che si desiderano davvero, questo sogno si realizzò. La figlia della madrina di sua moglie lavorava alla SIAE e ogni tanto riceveva dei biglietti gratis, in quel periodo ne ricevette due e sapendo della passione di Giuseppe, pensò bene di regalarglieli. In teatro davano “Il barbiere di Siviglia”, Giuseppe conosceva quest’opera parola per parola e la gioia che provò in seguito a quel regalo fu immensa e la condivise con Igina.
Era la fine degli anni Settanta, in casa c’era fermento per i preparativi. Igina era elegantissima, suo padre vestito a festa era davvero imponente, sembravano usciti da un film. Via Ritiro non era abituata a tanta eleganza se non in occasioni speciali. Si sparse la voce di questo avvenimento e non vedevamo l’ora di sentire un resoconto della serata.
Igina ci raccontò che fu un’emozione unica.
“Era la prima volta che mi affacciavo a quel mondo fatto di luci, arte e spettacolo. Per la prima volta ascoltavo un’orchestra dal vivo, udivo voci che penetravano nel cuore, personaggi che ci facevano rivivere le loro storie. Insomma, per più di due ore, abbiamo vissuto io e mio padre, emozioni uniche. Tra tutto quel lusso smoderato, non ci sentivamo a disagio perché era solo la musica a deliziarci”.
Ripercorro via Ritiro con la mente e mi accorgo di quanta bellezza spirituale esisteva in quella strada, eravamo tutti affamati, affamati di cultura, di miglioramento, di elevazione verso una vita migliore. Quella serata di Igina e suo padre al San Carlo, rappresentava il futuro, la luce in fondo al tunnel, in una strada, via Ritiro, che terminava con un muro. Noi ragazzi di via Ritiro quell’uscita l’abbiamo trovata nell’unico espediente che funziona davvero: l’istruzione.
Nelson Mandela diceva: “L’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l’istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare presidente di una grande nazione”.
Ed è esattamente così. Igina è diventata un’affermata professoressa, mentre il fratello Luigi un’eccellente pediatra e primario di un importante ospedale campano.
Buona domenica a tutti.
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