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I HAVE A DREAM

Napoli, 11 Maggio – Nel 1968, anno in cui i giovani hanno manifestato il loro dissenso nei confronti di una struttura sociale imperniata sull’autorità del “grande” (in tutte le sue accezioni), un essere assetato di sangue – della cui identità siamo ancora all’oscuro – poneva fine alla vita di Martin Luther King, pastore protestante distintosi nel promuovere la pace in un paese in cui la discriminazione razziale era all’ordine del giorno. Il sogno che egli, da sempre, coltivava era l’eguaglianza, sotto ogni profilo, tra gli appartenenti alla specie umana: costoro, infatti, son stati creati uguali dal Padre Eterno.

I legislatori dell’epoca, però, la pensavano in maniera completamente diversa: essi avevano il cervello talmente fuso da restar fermamente convinti circa la superiorità di taluni individui in base alla razza, alle etnie, al credo politico ed a quanto altro potesse esser addotto a pretesto per opprimere il “diverso”, rendendo un inferno la sua esistenza.

Quel che spinse King a pronunziare il suo celebre discorso – da cui la presente riflessione trae il titolo – fu un episodio occorso a bordo di un autobus: all’epoca i “bianchi” ed i “neri” non potevano occupare lo stesso ordine di posti; tuttavia, una donna di carnagione più scura, profondamente segnata dalla stanchezza conseguita ad una giornata di duro lavoro, osò rompere quel vergognoso tabù, accomodandosi su un sedile ubicato nel settore riservato ai whites, la cui ira funesta non tardò a manifestarsi.

Dopo poco più di mezzo secolo, cari Lettori, le cose non sono affatto cambiate: malgrado l’entrata in vigore delle costituzioni democratiche nell’immediato dopoguerra, ancora oggi hanno luogo vicende simili a quella sopra menzionata. Ieri mattina, a bordo di uno scuolabus che trasportava pre-adolescenti, uno di questi ultimi è stato bersagliato da due compagne con frasi discriminatorie a sfondo razziale soltanto perché il colore della sua pelle era un tantino più scuro: le due ragazze hanno invitato l’incolpevole scolaro Italo-Senegalese a prender posto nella parte anteriore della vettura, e non vicino a loro.

La colpa a chi va ascritta, secondo Voi? Per rispondere a questa domanda occorrerebbe dilungarsi, la qual cosa non intendo fare sulle pagine di un quotidiano d’informazione; tuttavia, è bene ricordare ancora una volta che la maggioranza degli Italiani crede ancora che le situazioni critiche vadano risolte mediante l’attuazione di strategie politiche tendenti ad escludere una categoria di persone dal godimento di diritti e libertà. E, siccome le due ragazze in questione non hanno ancora acquisito il diritto di voto, credo proprio che la loro azione vergognosa costituisca la conseguenza diretta di quegli ideali discriminatori che le loro famiglie stanno trasmettendo loro.

Cari giovani, il futuro dell’Italia siete voi: scendete in piazza, esprimete il Vostro dissenso nei confronti di un esecutivo tra i cui membri regnano discordia, caos ed idee sin troppo vicine a quelle coltivate durante il Ventennio. Sta a Voi realizzare quel sogno che Martin Luther King ha cercato di coronare: impugnate la Costituzione, e date una lezione alla classe politica!

Adriano Spagluolo Vigorita
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