Napoli, 9 Luglio – La crisi un giorno sì e un giorno forse. Dipende. ‘Il M5s c’è se agisce secondo le priorità, altrimenti no”, rivendica Giuseppe Conte e torna, dunque, a minacciare la tenuta del governo. Se l’esecutivo deciderà di rispondere subito e concretamente alle urgenze del Paese sollevate dal Movimento. “Noi ci siamo, altrimenti no”, ha rilanciato ieri il presidente pentastellato durante un’intervista a Digithon, un evento sul digitale che si è svolto a Bisceglie (in platea a sostenere l’ “alleato serio e affidabile” il dem Francesco Boccia).
A sostegno della posizione l’ex premier cita il taglio del cuneo fiscale, il salario minimo, e ovviamente i pilastri della battaglia, Reddito di cittadinanza e Superbonus: “Nel documento – ha rivendicato Conte – non troverete bandierine, né un libro dei sogni, trovate le urgenze del Paese. E se a queste urgenze, in una situazione serissima, drammatica, non si dà una risposta, capite che non ci sono le condizioni per continuare a condividere una responsabilità rispetto a processi decisionali in cui noi siamo stati marginali”.
Una marginalità anch’essa tema di scontro e confronto. Le cronache di questi giorni raccontano, ad esempio, che il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli si sia lamentato di star fuori ormai dal cerchio delle decisioni. “Così non ha più senso”, avrebbe detto.
Una frustrazione che starebbe alimentando le rivendicazioni politiche, peggiorando di fatto i rapporti nella maggioranza. “Una componente psicologica oltre che politicanella crisi innescata da M5s” scrive Francesco Verderami sul Corriere, ricordando come il premier Draghi l’abbia capito e abbia, così, puntato a una mediazione “non fermandosi ai provvedimenti ma mirando anche a (ri)costruire un sistema di relazioni”.
Non a caso, perciò, durante l’ultimo Consiglio dei ministri il premier si sarebbe rivolto a Patuanelli con un: “Tocca a te, Stefano” chiamandolo insolitamente per nome. Un passaggio inusuale, notato dai presenti che rimanda al metodo “gesuitico” del presidente del Consiglio Draghi, come racconta proprio Verderami (citando una fonte di governo): Draghi “non cerca mai compromessi cerca di comporre soluzioni. Che è cosa differente”.
Di fatto, però, resta il pressing del M5sche continua benché a fasi alterne a scuotere la maggioranza, e c’è chi non esclude che questo stato di pre-crisi diventi una condizione pressoché permanente e finisca per accompagnare il governo fino alla scadenza prevista della legislatura, più o meno. Sui tempi dello strappo Conte ironizza: “Partite per le vacanze – dice ai giornalisti – vi aggiorneremo”. Intanto incalza il Pd a confrontarsi nel merito del documento di nove punti consegnato al premier, facendo intendere che anche su quello si misura un’alleanza.
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